:: Baptiste, seconda stagione serie della BBC diretta da Thomas Napper e Hong Khaou

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Baptiste, serie della BBC scritta da Harry e Jack Williams ritorna con la sua seconda e ultima stagione ambientata tra la Francia e l’Ungheria. Ero molto curiosa di vedere come si sarebbe conclusa la serie e devo dire che ho trovato il finale perfetto, avendo temuto fino all’ultimo un finale ben diverso. Non voglio spoilerare troppo, anche se su Wikipedia c’è un breve risssunto di tutti e sei gli episodi, e preferisco focalizzare l’attenzione su due cose: primo il fatto che Fiona Shaw (che ricordavo nell’interpretazione di Lydia in Anna Karenina diretta da Bernard Rose) è strepitosa nel personaggio di Emma Chambers, ambasciatrice britannica, quasi più brava di Tchéky Karyo nel personaggio principale dell’investigatore in pensione Julien Baptiste, ma se la giocano. Poi ho apprezzato come nella serie precedente i salti temporali tra passato (14 mesi prima) e presente che accrescono la suspense. Questa volta la storia è piuttosto complessa e si dirama in due filoni: quello professionale e quello personale, soprattutto del protagonista che dopo un grave lutto familiare si lascia andare all’alcolismo, si abbrutisce, la moglie lo lascia, insomma inizia una parabola discendente che però non gli impedisce di continuare a indagare sulla scomparsa del marito e dei due figli adolescenti di Emma Chambers, in vacanza sulle montagne ungheresi. Tutta l’indagine verte su queste sparizioni e naturalmente la bravura e l’intuito di Julien Baptiste fanno la differenza. Per non parlare dell’elefantino azzurro di peluche che compare come allucinazione del protagonista nei posti più impensati simbolo del suo senso di colpa per non essere riuscito ad arrivare in tempo. Ma c’è un altro peluche che compare nelle scene finali, la volpe di tessuto dellla prima serie di The Missing, a simbolizzare il superamento di questo trauma. Dopo aver spiegato la funzione dei peluche torniamo alla trama, e non volendo sempre troppo spoilerare posso dire che la bellissima città di Budapest fa da sfondo a una storia altamente drammatica in cui il destino sembra accanirsi su Emma Chambers: le capita insomma di tutto, fino a rimanere paralizzata su una sedia a rotelle durante un attentato in quartiere ad altra concentrazioni di immigrati, come a ricordarci che non c’è solo il terrorismo di matrice islamica a minacciare l’Europa. Interessante il personaggio di Zsofia Arslan, interpretato da Dorka Gryllus, prima poliziotta poi guardia giurata in un centro commerciale, figlia di un immigrato turco, generoso, e simpatico, che ha passato tutta la vita ad aiutare gli altri vittima continua di aggressioni da parte di chi non tollera la presenza di immigrati. Una bella serie europea che dimostra che non solo gli americani sanno fare questo genere di sceneggiati, e che l’Europa è uno scenario ricco di possibilità e teatro ideale di nuove storie da raccontare.

Source: acquisto personale.

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