Benvenuta Laura e innanzitutto congratulazioni per aver vinto l’edizione 2018 del Liberi di scrivere Award con Il ragazzo ombra. Diario vittoriano Vol. 1 goWare Edizioni e per il tuo lavoro. Sei già stata ospite sul mio blog come intervistata nel 2010, allora in compagnia di Loredana Falcone, la tua metà letteraria per molti anni prima che decidessi di intraprendere un percorso narrativo anche autonomo. Ma partiamo dall’ inizio, sei una giornalista televisiva, conduci telegiornali, sei abituata alle luci dei riflettori, ai tempi del video, quanto ti ha aiutato tutto ciò nella tua seconda veste di scrittrice narrativa?
“Di sicuro mi aiuta durante le presentazioni. Non a caso la mia socia, Loredana Falcone, viene definita la metà oscura del duo. Sono io a metterci la faccia, sui social e nelle occasioni pubbliche. Per il resto direi che devo dare una delusione a quanti pensano che essere giornalista televisiva porti, ipso facto, a ottenere attenzione dalle case editrici e successo con i lettori. Non è così.”
Come è nato il tuo amore per la letteratura e la scrittura?
“Lo so. Lo dicono tutti. Ma è nato insieme alla capacità di leggere e scrivere. A otto anni scrivevo favole che illustravo io stessa. L’idea alla base della serie Diario vittoriano parte da molto lontano. L’originale, incompiuto, data 1978. Leggere ha dato la stura alla voglia di raccontare. E alla capacità di farlo con un discreto utilizzo delle tecniche. Che ho appreso leggendo, spesso senza rendermene conto.”
Parlando dell’ambientazione, come i luoghi influenzano la narrazione?
“Amo la libertà di ambientare le storie nei luoghi altri. Ho scritto, insieme a Loredana Falcone, romanzi contemporanei e ambientati a Roma dove entrambe siamo nate e cresciute. Ma la mia fantasia, e la nostra anche, si accende più facilmente se l’ambientazione è lontana, nel tempo e nello spazio. Ovvio che questo comporta un lavoro di documentazione accurato, sia a livello storico che geografico. Non sono d’accordo con la regola ‘scrivi di ciò che conosci’. Se fosse stata sempre rispettata, non avremmo avuto Emilio Salgari, Jules Verne, la fantascienza, Tolkien. Detto questo, i luoghi forniscono il la alla storia e alla sua evoluzione. Sono un marchio indelebile sui personaggi, sui costumi, sui dialoghi, sul ritmo. Immaginiamo di prendere un romanzo ambientato nel Medioevo e di trasporlo in epoca contemporanea. Gli spostamenti, il modo di parlare, di muoversi, di comunicare, nulla avrebbe più senso. Oppure prendiamo un romanzo ambientato in Scozia, oggi, e trasportiamolo in Sicilia, oggi. Mancherebbero le coordinate di usi e costumi cui i personaggi si sono adeguati. Il mondo non è uniformato e non lo sarà mai. E i pensieri di un personaggio in piedi sulla sponda del Loch Ness in autunno non saranno mai gli stessi di un personaggio affacciato sul mare di Taormina, pur nella stessa stagione.”
La scelta degli aggettivi è fondamentale per personalizzare e arricchire un periodo, una frase. Anche se ci sono scrittori come Simenon che fanno un uso molto parsimonioso e limitato degli aggettivi. Tu lavori molto su questa parte della scrittura o sei più spontanea e guidata dall’ inconscio?
“Non è professionale dirlo, ma vado a orecchio. Adoro gli aggettivi. Credo di non abusarne, ma li ritengo fondamentali per dare sapore alla storia. La mia fortuna, o almeno io la ritengo tale, è di aver frequentato fin da bambina un linguaggio piuttosto alto, desueto, di certo non banale. Mio padre era un melomane accanito. Io conoscevo, e in parte conosco ancora, a memoria i libretti delle principali opere liriche di Verdi, Donizetti, Puccini, Leoncavallo. Quindi mi viene spontaneo pescare parole e aggettivi piuttosto inusuali. Ovvio che poi subentra il lavoro di revisione. E l’occhio esperto degli editor di goWare, che sono fantastici.”
Riguardo alla stesura di un libro preferisci occuparti della descrizione dei luoghi, della descrizione dei personaggi, o dei dialoghi?
“Mi piacciono i dialoghi. Mi piace caratterizzare al meglio i personaggi. E mi piace fornire suggestioni al lettore per l’ambiente in cui la storia si svolge. Scrivo senza soluzione di continuità, in prima stesura, e vado dove mi porta la tastiera. Non saprei fare come molti scrittori che, magari, scrivono prima la fine e per ultimo l’incipit. Le mie storie si srotolano come una pellicola girata in presa diretta. Senza tagli.”
Parliamo di Il ragazzo ombra. Diario vittoriano Vol. 1. Leggevo che tutto iniziò con Sandokan, quello televisivo di Sergio Sollima e Kabir Bedi. Quanto ha inciso il mondo televisivo nel tuo immaginario narrativo?
“Abbastanza. Siamo tutti debitori di suggestioni televisive e cinematografiche. Ma il mio immaginario narrativo è più derivato dai libri che dalle immagini. E più dalla narrativa anglosassone e americana che da quella italiana. I primi romanzi da grande che ho letto sono stati quelli della serie Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroghs. Avevo nove anni. L’avventura, il mistero, le ambientazioni esotiche, l’eroe, l’esplorazione di territori sconosciuti. Salgari è venuto dopo.”
Avventura, amicizia, amore, come hai amalgamato i temi principali del tuo romanzo?
“Dirò una cosa che mi farà odiare da molti colleghi amanti della scrittura, ma questi temi non li ho amalgamati io. Io ho prestato la voce a due anime che da quattro decenni chiedevano di essere ascoltate. Robert e Kiran hanno guidato me, non io loro.”
Come hai affrontato le tematiche lgbt? Come hanno accolto i tuoi lettori storici, che ti seguono ormai da tanti anni, questa evoluzione?
“Ho voluto raccontare un amore diverso in un’epoca in cui significava, vergogna, stigma sociale, perdita del proprio ruolo. Ho voluto farlo, forse dovuto, proprio perché Robert e Kiran me lo chiedevano. Non mi sono posta il problema dell’accoglienza. Non mentre scrivevo. Quando poi goWare ha accettato il progetto, allora un po’ di timore l’ho avuto. Ho avuto paura che i nostri lettori, miei e di Loredana, restassero delusi, che pensassero volessi cavalcare una moda, quella dei male to male, che adesso va per la maggiore. Soprattutto credevo che i lettori uomini avrebbero storto il naso. Mi sbagliavo. L’accoglienza è stata eccezionale. Ancora non ci credo, se devo dirla tutta.”
La stesura del romanzo, che diventerà una serie, ha implicato un grande lavoro di scavo, di documentazione. Che libri hai letto, che tipi di ricerche hai fatto? Internet ti ha aiutato per scoprire gli usi, i costumi, le abitudini dell’epoca vittoriana?
“In parte, sull’epoca vittoriana, ero già preparata. Ma ho letto brani di saggi pescati grazie a Google, ho visionato migliaia di fotografie d’epoca dei luoghi, mi sono documentata sul processo subito da Oscar Wilde, sull’evoluzione delle pene per sodomia, sui bordelli londinesi, sui piroscafi, sulla medicina dell’epoca, sugli strumenti che un medico poteva utilizzare. Poi, certo, sugli usi riguardanti il lutto, i fidanzamenti, i matrimoni, i figli. Gli abiti, i cappelli. Il frasario, anche. Perché non c’è niente di peggio, per me, di ascoltare un personaggio di un’epoca lontana parlare come una persona di oggi.”
Ho notato un grande apprezzamento, autentico, spontaneo da parte dei tuoi lettori. Come hai coltivato questo legame privilegiato? Ricevi molte lettere, mail, messaggi da parte dei tuoi lettori?
“Sì. Ed è la cosa più bella del mondo. Mi scrivono su messenger, su whatsapp, mi mandano e-mail e dicono cose bellissime che stento a credere siano rivolte a me. Se, alla fine, della mia narrativa si perderà ogni traccia, io avrò comunque avuto la prova di aver saputo suscitare emozioni. E credo che il mio compito di cantastorie sia questo e nessun altro.”
Cosa stai leggendo in questi giorni? L’ultimo libro che hai letto e il prossimo che hai intenzione di iniziare.
“Leggo più libri insieme. Al momento ho in lettura un horror molto efficace, Versus di Lucia Guglielminetti – Dark Zone, l’antologia regency Natale a Pemberley curata da Antonia Romagnoli, lo splendido saggio di Galatea Vaglio L’italiano è bello e Lettera a un bambino che vivrà fino a cento anni di Edoardo Boncinelli che ho avuto la fortuna di intervistare.”
Quanto la musica incide sui tuoi testi? Se dovessi formulare una colonna sonora per Il ragazzo ombra, quali musiche sceglieresti?
“Ho una lunga playlist di cui fornirò qualche esempio: Breathe di Midge Ure, Viva la vida dei Coldplay, Lost on you di LP, Take me to church di Hozier, Hold back the river di James Bay, Last party di Mika, alcuni brani della Tosca di Puccini, l’Inverno di Vivaldi e mi fermo qui.”
Tornerai a scrivere in coppia con Loredana? Avete dei progetti in proposito?
“Fermi tutti! Non ho mai smesso di scrivere insieme a Loredana Falcone e attualmente stiamo lavorando alla revisione di un romanzo di fantascienza, anche grazie allo sprone fornito dall’aver partecipato all’antologia Oltre – storie dal futuro curata da Lorenzo Sartori per Sad Dog Project, e alla stesura di una nuova avventura per i protagonisti de Il puzzle di Dio, il romanzo che vinse il contest di Liberi di Scrivere nel 2015.”
Come pensi di preservare la tua indipendenza spirituale nell’attuale mondo letterario?
“Evitando accuratamente di scalare le classifiche. Non voglio fare la snob, il successo piace a tutti. Ma non potrei mai trasformare la mia scrittura in una catena di montaggio. Suonerà strano per una che sta pubblicando una serie, ma odio la serialità. Non amo gli steccati, mi piace mettermi alla prova con generi sempre diversi e questo, nell’attuale mondo letterario, è un difetto imperdonabile.”
Infine, la domanda inevitabile. Stai lavorando alla continuazione della serie? A che punto sei?
“Okay, vi svelo un segreto. Il Diario vittoriano io l’ho scritto, tutto, in quattordici mesi. Più di un milione di battute. E sono stata io a proporre a goWare di dividerlo in volumi. Saranno quattro, alla fine, ma l’attesa non sarà lunga. Il secondo è uscito il 15 dicembre scorso. Entro il 2018 saranno tutti disponibili in ebook e cartaceo con le splendide copertine delle mie amiche Dany&Dany, fumettiste strepitose.”
Concludo con un grazie dal profondo del cuore a chi, a mia insaputa, ha inserito Il ragazzo ombra nel contest di Liberi di Scrivere. E a Giulietta per le domande interessanti e precise.
23 gennaio 2018 alle 17:39 |
Domande centrate e risposte sincere e semplici, come del resto mi aspettavo da Laura, che fortunatamente non è snob, anche se potrebbe benissimo esserlo. Complimenti per i premi e per il successo meritato come scrittrice di…lungo corso.
23 gennaio 2018 alle 17:49 |
Grazie Rita per l’apprezzamento e il commento, fa piacere vedere riconosciuto il proprio lavoro, ed è per questo che è nato il premio ormai 8 anni fa, per dare ai lettori la parola (è senza rete, decidono tutto loro). Spesso vengono segnalati libri particolari a cui i canali ufficiali ancora non danno voce, e poi il passaparola fa il resto.