Virginia Woolf ci parla ancora di scrittura e lo fa schierando, per l’occasione, nomi come D.H. Lawrence, James Joyce, T.S. Eliot e E.M. Forster (solo alcuni) per i Georgiani e H.G. Wells e Arnold Bennett in rappresentanza dei romanzieri inglesi di epoca edoardiana. Due fazioni, due modi di leggere la realtà e di intendere la scrittura. Le loro opere hanno segnato un’epoca, esercitato influenze, aperto strade e affermato regole.
Più di tutto hanno insegnato a creare personaggi. Sul punto, la Woolf non ha dubbi. Tutto parte da lì, dalla donna che ci siede di fronte in treno e dalla capacità di renderla credibile nella descrizione che ne diamo. Mrs. Brown è il pretesto, l’esempio di scuola, il tema su cui lavorare e iniziare a raccontare. Il difficile è saper coglierne l’essenza e renderla reale.
Pensate a quanto poco conosciamo del carattere – pensate a quanto poco sappiamo dell’arte.
Con questo breve scritto sulla scrittura (pubblicato nel 1924 come saggio inaugurale della nascente collana della casa editrice creata dalla Woolf e dal marito Leonard, la Hogart Press), nato probabilmente nella casa di Rodmell, ove visse per anni, e scritto nella stanza “tutta per sé” (aggiunta nel 1929 alla casa), la Woolf scomoda la tradizione letteraria inglese per riflettere e far riflettere, in realtà, sulle condizioni del romanzo del Novecento, evidenziandone le carenze e i fallimenti. Soprattutto ci spiega come le convenzioni, sociali e letterarie, abbiamo nel tempo modificato il punto di vista dello scrittore e il modo di narrare, creando esempi di scrittura profondamente diversi, a volte troppo lontani dalla sensibilità del lettore.
Mr. Bennett è il vecchio modo di narrare, da cui trarre spunti di riflessione e di discussione, con le sue “superate” descrizioni (ed esercizi di stile) dagli autori che vennero dopo, più attenti alla “natura” del personaggio, al carattere, alla Mrs. Brown nello scompartimento del treno, ma ancora troppo presi a scardinare le vecchie convenzioni per poterne teorizzare di nuove. Ciò che appare chiaro alla Woolf sono la fine della stagione dei grandi romanzieri (da Tolstoj a Flaubert, dalla Austen a Thomas Hardy) e il vuoto lasciato dalle epoche successive.
Perciò, osservate, lo scrittore georgiano ha dovuto iniziare sbarazzandosi del metodo in auge al momento. E’ stato lasciato solo, faccia a faccia con Mrs Brown, senza alcun metodo per raccontarla al lettore. Ma questo non è esatto. Lo scrittore non è mai solo. Con lui c’è sempre il pubblico – se non nello stesso posto, almeno nello scompartimento vicino.
La sfida che la Woolf lancia è proprio questa, riuscire a condurre Mrs. Brown e la sua storia fuori dallo scompartimento del treno (che da Richmond è diretto a Waterloo) per arrivare quindi al lettore. Ma perché ciò accada è necessario che lo scrittore veda Mrs Brown con i suoi piedi, chiusi in lindi stivaletti che a malapena sfiorano il suolo, che sappia cogliere la sua aria di sofferenza, di apprensione e che, soprattutto, sappia renderla reale.
In Le tre ghinee, Diario di una scrittrice e Una stanza tutta per sé, la Woolf ha affrontato il tema del mestiere di scrivere, con un occhio particolare alla scrittura femminile e alle oggettive difficoltà di esprimere la propria creatività in una società sorda alle esigenze delle donne e della loro arte.
Qui la scrittura sembra cercare nuovi padri a cui ispirarsi, luoghi familiari a cui tornare e regole sui cui modellarsi, senza tuttavia perdere di vista le Mrs. Brown, le signore dell’angolo di fronte.
Una convenzione in scrittura non è tanto differente da una convenzione nelle maniere. Sia nella vita che in letteratura è necessario possedere i mezzi per colmare il distacco tra la padrona di casa e il suo sconosciuto ospite da un lato, e tra lo scrittore e il suo ignoto lettore dall’altro.
Testo a fronte.
Traduzione di Adalgisa Marrocco.
Virginia Adeline Woolf (Londra 1882 – Rodmell, East Sussex, 1941), autrice di alcuni fra i più importanti romanzi inglesi del Novecento, frequentò da giovanissima i maggiori artisti e letterati dell’età vittoriana. Agli inizi del XX secolo diede vita con la sorella Vanessa e intellettuali quali E.M. Forster e J.M. Keynes al gruppo Bloomsbury, destinato a dominare per oltre un trentennio il panorama culturale inglese. Tra le sue opere principali ricordiamo La stanza di Jacob (1922), La signora Dalloway (1925), Al Faro (1927) e Orlando (1928).
Source: libro inviato dall’ editore, ringraziamo l’Ufficio stampa Rogas edizioni.
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