Molti scrittori, tra cui numerosi autori di gialli, hanno eletto a protagonista delle loro narrazioni personaggi storici realmente esistiti, da Aristotele a Platone, da Dante a Machiavelli, improvvisamente diventati detective per accontentare i gusti dei lettori che amano sia i romanzi storici, che appunto i gialli più deduttivi. Paolo Cortesi ha scelto Marcel Proust e per l’occasione ci porta nella Parigi del 1912, ricreata con dovizia di particolari e un raffinato gusto per l’intrigo e il coupe de theatre, che sul finale metterà in gioco un altro personaggio storico, arrivato provvidenzialmente sulla scena.
Che gli scrittori siano ottimi osservatori, e perciò ottimi investigatori, è un’intuizione che ci accompagna per tutta la lettura di questo breve romanzo, (niente più che 150 pagine, a caratteri grandi) e piacevolmente getta una luce, trasfigurata dalla fantasia, su uno scrittore che partendo da una madeleine, un delizioso dolce a forma di conchiglia, ha ricreato un mondo, che altrimenti sarebbe andato perduto, facendo rivivere l’ alta società della Belle Époque.
L’omosessualità di Proust non è un mistero, come non è un mistero il clima omofobo che gravava, almeno apparentemente, su quella società. L’omosessualità era un segreto da custodire, l’amore omosessuale un piacere proibito, che portava con sé solo vergogna e disonore. E da questo clima persecutorio nasce lo spunto per raccontare la storia narrata in Marcel Proust e l’assassinio delle Tuileries.
Un piacevolissimo divertissement, narrato con leggerezza e brio. Marcel Proust ne esce un po’ malconcio, ma indubbiamente l’autore lo descrive come un uomo buono, generoso, certo con le sue fisime, i suoi vezzi, la sua eccessiva gelosia che trasformerà un amore in un’ amicizia, ma capace di dare 500 franchi a una vedova di un taxista sola con due figli piccoli. Oltre a Proust altri due personaggi prendono la scena: i due domestici Jeane e Octave. Lei fedele, gentile, quasi materna; lui anarchico non redento, convertitosi alla lotta sociale contro i ricchi e socialmente dominanti, ma capaci di correre in soccorso del ‘padrone’, quando aveva spergiurato che mai l’avrebbe fatto se l’avesse visto con un coltello alla gola.
Della trama dico poco, il racconto è così breve che vi rovinerei il piacere della lettura, ma posso dirvi che la curiosità che mi ha spinto a leggerlo è stata ampiamente ricompensata.
Scrittore e saggista, Paolo Cortesi è nato a Forlì, dove vive e lavora. Ha pubblicato diversi saggi di storia della cultura occidentale (il più recente è Medioevo sconosciuto, Nexus) ed è autore del programma televisivo Testimoni, trasmesso da Rai Storia. Il suo romanzo d’esordio, Il fuoco, la carne (Perdisa), ha vinto il Premio Todaro-Faranda nel 2003, mentre con la biografia Cagliostro (Newton Compton) si è aggiudicato il Premio Castiglioncello 2005. Ha pubblicato i romanzi Il patto (Nexus) e La velocità dei corpi (Piemme), che hanno ottenuto un buon successo di critica e di pubblico. Il suo sito è http://www.paolo-cortesi.com
Tag: Giulietta Iannone, Marcel Proust e l’assassinio delle Tuileries, Paolo Cortesi, Piemme
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