:: Recensione di Il sangue dell’orchidea di James Hadley Chase (Polillo Editore I Mastini, 2012) a cura di Giulietta Iannone

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James Hadley Chase, scrittore britannico di hard boiled molto americani, è senz’altro un nome che non lascerà indifferenti i lettori appassionati del genere. Di libri il buon James ne ha scritti davvero tanti, quasi tutti pubblicati in Italia grazie al Giallo Mondadori, come The Flesh of the Orchid pubblicato per la prima volta in Italia con il titolo La carne dell’orchidea nel 1966 per I Neri Mondadori e ora riproposto dalla Polillo –The crime collection I Mastini- con il titolo Il sangue dell’orchidea, tradotto da Giovanni Viganò. E’ difficile che gli appassionati non l’abbiano già letto o visto nella trasposizione cinematografica di Patrice Chereau, con protagonista una luminosa Charlotte Rampling, ma a chi fosse sfuggito è un’occasione davvero da non perdere per recuperarlo in una traduzione riveduta e corretta.
Seguito del celeberrimo No Orchids for Miss Blandish, edito in Italia con il titolo Niente orchidee per Miss Blandish, libro con cui James Hadley Chase esordì nel 1939, Il sangue dell’orchidea è un classico hard boiled d’azione con venature noir in cui rapinatori di banca, sicari di professione, giornalisti intraprendenti, artisti del circo, testimoni da far tacere per sempre, amministratori corrotti, fanciulle fuggiasche si rincorrono tra vendetta, sete di soldi, ci sono ben sei milioni di dollari in gioco, e rapimenti.
Come i migliori hard boiled anni Quaranta Chase ricorda Hammet e Chandler, anche se forse con più cattiveria e disperazione, e trascina il lettore in una storia nerissima dove non c’è speranza né di lieto fine né di redenzione. E’ tutto un susseguirsi di colpi di scena, inseguimenti, uccisioni, in un vorticoso luna park di cinismo e violenza con sullo sfondo un’ America amara e disincantata, ai limiti del grottesco e quasi del caricaturale, che James Hadley Chase ricreò praticamente trasfigurandola dai romanzi americani che era solito leggere.
Tutto ruota intorno a Carol, la bellissima figlia dell’Orchidea, ora cresciuta e chiusa in manicomio per le sue crisi di violenza. Morto il nonno, re della carne, diventa la virtuale ereditiera di sei milioni di dollari, al momento amministrati da un avido curatore deciso a tenerseli tutti per sè. Se non fosse che nel testamento una clausola stabilisce che se la ragazza riuscisse a uscire dal manicomio per 15 giorni automaticamente diventerebbe la sola amministratrice della sua eredità.
Carol scappa e da quel momento è una corsa contro il tempo. Inseguita da sceriffi, giornalisti, sicari, la ragazza riuscirà anche ad innamorarsi del gentile Steve Larson, prima di fare i conti con il suo destino e la cattiva stella che sembra splendere sulla sua testa.
I “fratelli” Sullivan, ex lanciatori di coltelli e ora killer a pagamento, meritano senz’altro una menzione per l’ironia e l’incisività con cui Chase li delinea e sono forse i veri protagonisti del romanzo.

James Hadley Chase (pseudonimo di René Brabazon Raymond, Londra 1906 – Ascona 1985) è stato definito «il maestro del thriller di un’intera generazione» e «il re di tutti gli scrittori di thriller». Prima di diventare un autore di noir lavorò a lungo come piazzista di enciclopedie e grossista di libri. La sua produzione è sconfinata: più di novanta titoli, sotto vari pseudonimi (James L. Docherty, Ambrose Grant, e Raymond Marshall).
In Italia, Feltrinelli ha pubblicato Inutile prudenza (2008), Eva (2007) e Una splendida mattina d’estate (2007), mentre Niente orchidee per Miss Blandish, il suo romanzo d’esordio che gli diede il successo, è uscito per Polillo nel 2004.

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