Linkoping, cuore della Svezia più profonda, campagna innevata, bucolica tranquillità agreste, sembra di vederla emergere dall’opuscolo pubblicitario di qualche tour operator specializzato in vacanze nei fiordi nordici. L’inverno è freddo a Linkoping e febbraio è il cuore dell’inverno, un inverno in cui la colonnina di mercurio è capace di scendere a distanze vertiginose dallo zero. Il cadavere di un uomo obeso viene rinvenuto nella campagna, nudo, impiccato ad un albero, con evidenti segni di torture. A Malin Fors, giovane e determinata detective della polizia locale con un vissuto tormentato, divorziata, troppa propensione per il bere e una figlia da crescere da sola, spetta l’ingrato compito di fare luce sul caso partendo dallo scoprire chi era la vittima, per poi procedere tra deduzioni e indizi semi ingoiati dalla neve e raggiungere il colpevole, capire le sue motivazioni, fare luce sull’intricato ginepraio che può generare un delitto. Perché le vittime sono indissolubilmente legate ai colpevoli e uccidere è sempre come morire un poco. Uscito il 10 giugno per l’ Editrice Nord, Sangue di mezz’inverno è il libro d’esordio di Mons Kallentoft un talentuoso giovane scrittore svedese che, osannato dalla critica e forte del successo ottenuto in patria con più di 300.000 copie vendute nella sola Svezia, si appresta a diventare un caso editoriale internazionale approdando contemporaneamente in ben 12 paesi europei tra cui l’Italia. Originalità del racconto è che anche i morti hanno voce. Segnalo tra l’altro l’ottima distribuzione, in tutte le librerie che ho visitato la sua copertina rossa era in bella mostra tra le novità.
Traduttore Alessandro Storti
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