:: Intervista a David Hewson a cura di Giulietta Iannone

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David HewsonBenvenuto David. Raccontaci qualcosa di te.

Abito in Inghilterra vicino Canterbury, però spesso vengo in Italia, di solito a Roma per ricerche. Per molti anni ho fatto il giornalista, con The Times, the Sunday Times. Pero adesso scrivo esclusivamente romanzi . I libri di Nic Costa sono tradotti in 20 lingue. Ora viaggio molto per tour pubblicitari.

Sei un autore inglese di crime novels. Sei in una posizione privilegiata per vedere il mondo?

No, non mi considero solo un autore inglese. Principalmente voglio essere un autore internazionale, senza frontiere. La narrativa non conosce una lingua unica. Deve essere universale

Quando e come hai iniziato a scrivere?

Ho sempre scritto. Quando ero giovane ho provato a scrivere storie. Pero il giornalismo era più facile all’ inizio.

Quali autori ti hanno influenzato?

Tanti autori – Robert Graves, Ed McBain, Hemingway, Mario Puzo… tanti, tanti. Non leggo solo il mio genere. Per me il genere non significa molto. Io leggo – e spero anche scrivo – narrativa popolare, storie d’ amore, di vita e di morte.

Qualcuno ti ha incoraggiato a scrivere i primi tempi; se si chi?

Non molto. Scrivere è una professione solitaria. Non cerco l’incoraggiamento, non mostro un libro incompleto ad altri.

E’ stato difficile pubblicare il tuo primo romanzo?

Si. E’ sempre difficile. Pero dopo 15 libri è un po’ più facile.

Raccontaci qualcosa del giovane detective Nic Costa.

Con Costa ho voluto creare un personaggio diverso, non un altro stereotipo. Allora…. Costa non e di mezza età, melanconico, alcolizzato, divorziato, cinico… E giovane, un uomo con molto integrità, dedicato, fidato, ottimista, anche un po’ ingenuo. Un uomo ordinario intrappolato in un mondo difficile. Come noi tutti.

Quali ricerche hai svolto sul sistema di polizia italiano?

Il sistema di polizia italiano è molto complicato. Non è possibile ricrearlo in un lavoro di narrativa. Francamente tutti I libri gialli raccontano bugie sulla polizia. Perché ? Perché la realtà e tanto noiosa, e spesso difficile da credere. Allora proviamo a ricrearla con la fantasia ma cercando di assomigliare il più possibile alla realtà. Allora – sì, ho fatto ricerche sulla polizia italiana, pero non molte. E più importante fare ricerche sulla cultura, non sulla burocrazia.

Ti ispiri ad eventi reali quando scrivi le tue trame?

Raramente. Un solo libro, Il Rituale Sacro, è una storia ambientata alla fine della guerra in Iraq. Però e un’ eccezione.

Progetti per film tratti dai tuoi libri?

Sono in contatto con TV e produttori cinematografici da molto tempo. Dal mio primo libro, “Semana Santa”, ambientato in Spagna, è stato tratto un film – un film terribile a dire il vero. Poi se è possibile fare un buon film da un mio libro- dico sì, certo.

Cosa pensi degli scrittori italiani di mystery? Conosci Faletti, Camilleri, Macchiavelli?

Camilleri è molto popolare in Inghilterra – è uno scrittore meraviglioso. Non conosco gli altri – sono tradotti? E scandaloso che tanti scittori stranieri non siano mai tradotti in inglese.

Le tue storie sono ambientate a Roma. Ti piace lo stile di vita italiano?

Si. Roma e il perfetto canovaccio per questi libri. Sono le storie della giustizia e la ricerca per una vita con un significato. A Roma queste temi sono stati attuali per due mila anni. E’ anche per me un grande onore essere pubblicato in lingua italiana. Fanucci ha svolto un ottimo lavoro. Per un autore inglese, scrivere storie ambientate a Roma, per poi essere pubblicato anche in italiano è molto lusinghiero.

Come crei le tue storie e i tuoi personaggi?

E’ facile. Prendo un pezzo della storia o della cultura Romana e ci tesso della narrativa.

Hai qualche consiglio da dare agli aspiranti scrittori?

Leggere molto e largamente – non solo il tipo di libro che si vuole scrivere.

Cosa stai leggendo adesso?

“Raven Black”, di Ann Cleeves. Una scrittrice inglese che scrive misteri oscuri ambientati nelle isole Shetland. La raccomando.

Ti piace Graham Greene?

Si, molto. Purtroppo non è molto alla moda in Inghilterra oggi.

Se reiniziassi di nuovo la tua carriera, cosa cambieresti?

Niente. Non posso cambiare niente. Perchè stare in pensiero?

Pensi che internet abbia avuto un grande impatto nel mondo dell’editoria?

Oggi – un po’. E importante di comunicare attraverso un web site personale. Anche il mondo di libri a più internazionale grazie al web. Pero un domani con gli e-books ci sarà una rivoluzione. Non conosco il futuro. E’ incerto però eccitante.

Quale tecnica usi?

Non ho una sistema. Scrivo, leggo, correggo. E’ semplice.

Cosa stai scrivendo ora?

Ho redatto il nono libro della serie di Costa – il titolo inglese è “The Fallen Angel”. E una storia principalmente ambientata nel ghetto di Roma, ispirata alla tragedia di Beatrice Cenci.

Tu hai lavorato come reporter per il The Times, e come editor per The Independent. Cosa ti ha insegnato il giornalismo?

Il giornalismo e una buona preparazione per chi vuole fare lo scrittore di narrativa. Insegna l’abilita di scrivere, correggere, la ricerca. Pero il giornalismo è essenzialmente a caccia della verità. La narrativa è qualcosa diverso. C’è un proverbio. “Meglio una bella bugia che una brutta verità”. La narrativa è il commercio della bella bugia. Per la brutta verità, comprate un giornale.

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Una Risposta to “:: Intervista a David Hewson a cura di Giulietta Iannone”

  1. chopy Says:

    L’unica cosa che non adoro sono le serie… (anche se inevitabilmente ne ho creata una…)
    Ho sempre pensato che chi le fa, lo fa perché la voglia e la passione per la scrittura cresce con loro. E’ il loro modo di suggellare l’unione fra il libro e la propria scrittura e il lettore. E’ una sorta di ringraziamento al lettore che adora quella trama…

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