:: Intrevista a Peter May a cura di Giulietta Iannone

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Petrer MaySalve Peter. Parlaci un po’ di te. Da quanto tempo ti occupi di scrittura?

 

Ho 57 anni, sono scozzese ma vivo in Francia. Ho iniziato la mia carriera come giornalista in Scozia ma sono ormai trent’anni che mi guadagno da vivere come romanziere e scrittore freelance per la televisione. 

 

Come è iniziato il tuo interesse per la scrittura?

 

Ho sempre scritto storie da quando imparai a scrivere a circa 4 anni. Ho ancora il mio primo libro chiamato Ian l’elfo. E’ lungo una ventina di parole, scarabocchiato su quattro pagine. Feci una copertina e cucii tutto insieme. Si vede che ce l’avevo nel sangue fin dall’inizio.

 

Parlaci del detective Li Yan di Pechino.

 

Li Yan nacque siccome avevo bisogno di un detective per investigare sul ritrovamento di un corpo carbonizzato in un parco di Pechino nel mio primo China thriller “The firemaker”. Attraverso di lui il lettore scopre la China e la cultura cinese. Egli è il più giovane capo sezione nella storia della squadra investigativa di Pechino. E’ scrupolosamente onesto, e non ha paura di affrontare i suoi capi quando c’è odore di corruzione nell’aria, il che significa che spesso naviga in cattive acque. Ha una relazione infuocata con la patologa americana  Margaret Campbell  una sorta di metafora delle relazioni tra i loro due paesi Cina e America.    

 

Quale è stato il tuo primo lavoro scritto? Raccontaci come sei arrivato alla pubblicazione.

 

Il mio primo romanzo pubblicato è stato intitolato “The reporter” ed era un thriller con protagonista un reporter investigativo scozzese. Stavo io stesso lavorando come giornalista a quel tempo. Dopo aver scritto il libro sviluppai i personaggi e l’idea per una serie tv che ho venduto alla BBC che ha fatto 13 episodi di un ora. Il libro uscì contemporaneamente alla serie. Avevo 25 anni a quel tempo.

 

Quanto tempo ci hai messo a scrivere the Killing room?

 

 Seguo lo stesso schema con tutti i miei libri. Trascorro circa 4 mesi sviluppando e facendo ricerche su un’ idea.  Poi durante una settimana molto intensa scrivo un dettagliata sinossi della storia che è lunga circa 20 000 parole. Poi visito ogni location che sto descrivendo. Quando inizio a scrivere mi alzo alle 6 di mattina tutti i giorni e scrivo 3000 parole. A scrivere un libro ci impiego normalmente 7 settimane.

 

Ti ispiri a fatti reali quando crei le tue trame?

 

Spesso sono ispirato da progressi scientifici e medici e sono incuriosito da quanto spesso questi possano avere implicazioni criminali. Paurosamente comunque a volte ho scoperto che non appena ho scritto una storia  poi qualcosa di molto simile è accaduto nella vita reale. Un classico esempio è la storia di Snakehead dove un grande numero di immigrati illegali cinesi viene trovato morto in un camion abbandonato nel Texas. Non appena scrissi questo più di 50 immigrati clandestini cinesi furono ritrovati morti in un camion frigorifero  a Dover in Inghilterra e non molto tempo dopo una scoperta analoga fu fatta non lontano da Houston in Texas. Sinistramente questo genere di cose succede con una regolarità agghiacciante e a volte lo trovo davvero inquietante.

 

Come solitamente trovi le tue idee?

 

Io sono un drogato di notizie e trovo che la maggior parte delle mie idee iniziali provengano da notizie o articoli che ho letto su giornali o riviste.

 

Quale genere di ricerche hai svolto per il tuo primo libro?

 

 Svolgo ricerche accurate per tutti i mie libri e questo è uno degli aspetti della scrittura che mi piace di più. Per il mio primo libro ho trascorso molto tempo su una piattaforma runner00068C20petrolifera nel Mare del Nord. Per le ricerche sulla mia serie ambientata in Cina ho fatto una decina di viaggi in Cina. La mia attuale serie “The Enzo Files” è ambientata in Francia e ho viaggiato in tutto il paese per le ricerche. Alla fine di quest’anno un thriller ambientato nel mondo virtuale di Second Life sarà pubblicato negli Stati Uniti. Per questo ho trascorso quasi due anni in Second Life.

 

Che libri leggi quando non scrivi?

 

Mi dispiace ma ho poco tempo per leggere per piacere. La maggior parte delle mie letture è per ricerca.

Puoi dirmi qualcosa sul tuo ultimo libro?

 

Ho due nuovi libri che usciranno entro la fine dell’anno. Il primo si intitola Virtually Dead. E’ il thriller ambientato in Second Life di cui ti parlavo prima. Ha per protagonista un fotografo californiano delle scene  del crimine in lutto per la morte della moglie che va in Second Life per le terapie virtuali con il suo psicologo. Tuttavia una volta immerso in questo mondo scopre presto che l’omicidio attraversa una linea tra il reale e il virtuale e si trova invischiato tra le due come un coniglio sotto la luce dei fari. Il secondo è il quarto libro della serie   Enzo Files con l’esperto di medicina legale Enzo McLeod. In questo libro egli tenta di risolvere un omicidio avvenuto dieci anni prima in una remota isola bretone.   

 

Ti piace la trilogia di Millenium di Stieg Larsson?

 

Purtroppo non ho avuto ancora modo di leggere questa trilogia anche se ho letto molto in proposito e mi deciderò a leggerla non appena avrò del tempo per me stesso. Penso comunque che sia triste che Larsson non abbia vissuto abbastanza per vedere il successo dei suoi libri.

 

Chi sono i tuoi scrittori favoriti?

 

Mi piacciono molti autori contemporanei da Qui Xialong a William Kent Krueger, ma anche molti autori della prima metà del ventesimo secolo, che sono stati i pionieri nel rompere gli schemi convenzionali della scrittura letteraria.

 

Che consiglio daresti ai giovani scrittori in cerca di editore?

 

Innanzitutto consiglierei di trovarsi un agente. La maggior parte degli editori non considera i manoscritti non richiesti a meno che non vengano presentati da agenti di fiducia. Un’altra cosa è di guardare con attenzione cosa gli editori stanno pubblicando in questo momento e ciò che è popolare. Naturalmente il romanzo molto personale  e idiosincratico di tanto in tanto può anche trovare una casa editrice e il successo, ma sta diventando sempre più difficile rompere i criteri commerciali che guidano le scelte editoriali delle case editrici. Ho sofferto anche io con il primo romanzo che ho scritto dopo la serie cinese. Si intitolava “The Blackhouse” un tenebroso thriller psicologico ambientato su un isola al largo del nord-ovest della Scozia. Io pensavo che fosse la migliore cosa che avessi mai scritto. Ma fu rifiutato da tutti i principali editori del Regno Unito anche se tutti diedero recensioni positive. Alla fine i diritti mondiali furono acquisttai dal mio editore francese, Rouergue,  e la sua prima pubblicazione sarà in francese. Il libro si intitola “L’iles des Chasseurs d’oiseaux” ed esce in ottobre.

 

Cosa pensi degli e-books?

 

Io penso che l’editoria elettronica  si svilupperà  e crescerà particolarmente come “lettori” elettronici, come il Kindle di Amazon, diventando sempre più popolare. Si apre la possibilità per gli scrittori di pubblicare se stessi più o meno senza alcun costo. Il problema naturalmente è la distribuzione del lavoro e farlo conoscere al pubblico dei lettori. Tuttavia tutto ciò che spezza la morsa degli editori sugli scrittori non può che essere una buona cosa.

 

Ti piace l’Italia?

 

Mi vergogno di ammettere che anche se vivo in Francia praticamente alla porta accanto, sono stato solo tre volte in Italia, una volta da bambino in vacanza con i miei genitori, una volta a vent’anni in campeggio, e una volta per vedere la Scozia giocare la coppa del Mondo. In tutte e tre le occasioni non sono mai andato al di la di Torino e della Riviera Italiana. Tuttavia mi è piaciuta molto, e ho sempre conservato il desiderio di vedere altro, visitando alcuni dei suoi meravigliosi siti storici, e soprattutto adoro il vino e la cucina italiana. Ironia della sorte il mio migliore amico in Scozia è per metà italiano e il personaggio principale della Enzo files è metà scozzese e metà italiano. Si  chiama enzo McLeod.

 

Hai mai avuto il blocco dello scrittore. Cosa hai fatto per superarlo?   

 

Non ho mai avuto il blocco dello scrittore. Non ci credo. Ho un approccio molto strutturato con la scrittura che penso ti venga quando scrivi libri crime. Io penso che tutto sia fatto in anticipo, cosa che ancora però mi lascia spazio alla fantasia. Quando dico che scrivo 3000 parole al giorno voglio dire esattamente 3000 parole al giorno. Quando vedo sul mio computer sul conteggio parole che ho raggiunto questo totale io mi fermo sempre anche se sono a metà di una frase. In questo modo so sempre come continuare il giorno dopo. La cosa peggiore che puoi fare è confrontarti con te stesso davanti ad una pagina vuota alla mattina con nessuna idea di cosa iniziare a scrivere.

 

Dei tuoi molti romanzi quali sono i tuoi preferiti?

 

The Firemaker, the Runner, Extraordinary People.

 

Quali sono le qualità tipiche di un buon scrittore?

 

Per me un buon scrittore deve avere una buona padronanza di linguaggio, deve essere un naturale narratore, e deve essere capace di creare personaggi che affascinino e intrighino.

 

Conosci i libri di Giorgio Faletti?

 

Non ho ancora avuto la possibilità di leggere i libri di Faletti anche se “Io uccido” è presente nello scaffale della mia libreria in attesa della mia attenzione. Uno di questi giorni..!!

 

Puoi parlarmi del tuo rapporto con gli editori?

 

Ho pubblicato con vari editori in Europa e negli Stati Uniti. Il mio editore principale una piccola casa editrice americana che si chiama Poisoned Pen Press con la quale ho un ottimo rapporto. Sono gli editori migliori con i quali ho pubblicato in lingua inglese, migliori anche di giganti della pubblicazione britannica come Hodder e Stoughton. Sono stato attratto dalla PPP a causa del rapporto molto personale che hanno con gli autori e i libri che pubblicano. L’ultima conferenza editoriale  con il mio editore PPP fu tenuta all’ombra di un salice sulle rive di un ruscello che scorre attraverso l’antico  villaggio di Les Dordogne dopo un meraviglioso pranzo con cucina francese.

 

Quale ruolo svolge internet nella tua scrittura?

 

Enorme. Per me internet ha rivoluzionato la mia scrittura. Quando ho lasciato la televisione nella metà degli anni 90 per concentrarmi sulla scrittura internet stava solo iniziando a decollare. Ho fatto ricerche su internet che sarebbero state impossibili nel passato. Ora faccio la maggior parte del mio marketing e della mia promozione on line con vari siti web e con il mio personale canale televisivo internet www.livestream.com/petermay .

 

Quali cambiamenti hai trovato nel mondo della fiction da quando scrivi?

 

Mi sembra che il più gran cambiamento in questi ultimi anni è stato il crescente ritmo della letteratura moderna, la velocità del racconto, l’economia del linguaggio. Quest ’ultimo è in parte dovuto  al tentativo degli editori di ridurre i costi. Ma in un mondo dove la velocità della televisione e del cinema è raddoppiata o triplicata negli ultimi vent’anni, e con un accesso a computer ad alta velocità la capacità di attenzione è sensibilmente inferiore rispetto al passato.

Quali scrittori ti hanno influenzato?

 

Gli autori che mi hanno più influenzato durante i miei anni di formazione sono stati Ernest Hemingway, John Steinbeck, Graham Green e JP Donleavy.

 

Hai mai usato paure o esperienze personali nelle tue storie?    

 

Mi riesce difficile pensare ad un solo libro che non contenga moltissimo di me, la mia vita, le mie esperienze, adattato naturalmente ai differenti personaggi e alle circostanze. Anche se non scrivo in modo autobiografico sono molto presente in tutti i miei libri.

 

Scrivi a tempo pieno o fai altri lavori?

 

Sono stato molto fortunato a fare della scrittura il mio lavoro da quando iniziai nel 1979 a fare il giornalista.

 

Che argomenti ti piace trattare nei tuoi crime? Sei un lettore appassionato del genere?

 

Anche se mi diverto a leggere un buon thriller o una storia crime, non è mai stato il mio genere di scelta. Quando ho lasciato la televisione nel 1996 per concentrami sulla scrittura dei miei libri, la mia prima storia ruotava intorno ad un argomento che mi affascinava l’ingegneria genetica dei cibi. Nel The firemaker ho voluto esplorare una storia nella quale un esperimento andato orribilmente male creò una minaccia non solo per alcuni individui ma per tutto il genere umano. Ho deciso che il modo migliore per raccontare le mie storie è attraverso le indagini per un omicidio. E poiché quel libro si trasformò in una serie, con gli stessi personaggi mi sono accidentalmente intrappolato nel genere. Ora è quello che faccio.

 

A cosa stai lavorando al momento?

 

Ho appena finito di scrivere una novella di 12000 parole per l’editore francese Hachette, con i miei due protagonisti della serie della Cina. E’ stato molto divertente perchè sono passati cinque anni da quando ho finito la serie. Sto per iniziare a lavorare al quinto libro della serie Enzo Files che è una storia che ruota intorno alla morte di tre chef star della guida Michelin. Sono molto occupato con le ricerche.

 

Come possono i lettori mettersi in contatto con te?

 

Posso essere raggiunto direttamente dai miei siti principali:  http://www.petermay.co.uk and http://www.enzomacleod.com

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