:: 81280JL Lennon, l’Iik e i topi salterini di Lorenzo Mazzoni (Edizioni Spartaco, 2025) a cura di Giulietta Iannone

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Instant Karma’s gonna get you/ Gonna knock you right on the head/ You better get yourself together/ Pretty soon you’re gonna be dead.

John Lennon

81280JL Lennon, l’Iik e i topi salterini di Lorenzo Mazzoni, pubblicato da Edizioni Spartaco, è un romanzo che non passerà inosservato, e non certo per le 456 pagine, o perché l’autore ci ha abituato ad opere provocatorie, surreali, buffe, satiriche e nello stesso tempo tragiche come sono i nostri tempi. Forse con questo romanzo l’autore ha spostato un altro po’ l’asticella consegnandoci un romanzo visionario, provocatorio e incapace di lasciare indifferenti.

Al netto delle provocazioni e dell’eccesso – che non è mai fine a sè stesso -, un ritratto generazionale post Woodstock lisergico e contemplativo, pazzo e visionario, tenero e nostalgico. Un romanzo che davvero ci porta a fare un viaggio, in un mondo imperfetto, tragico, ma tuttavia meraviglioso, e lo fa con una forza immaginifica che si nutre tanto della storia quanto dell’utopia, tanto della cultura pop quanto del pensiero politico radicale.

Non aspettatevi una lettura facile, i personaggi sono tanti, complessi con diramazioni e legami tra loro, le strade narrative impervie, la ricostruzione storica degli anni ’80 alternativa, ma ne vale la pena. Vale la pena immergersi in questa ricostruzione lisergica dove la droga, più del petrolio, finanzia guerre, destabilizza i giovani, propaga il caos. La teoria è affascinante e nello stesso tempo agghiacciante e ci conduce a Mark Chapman: inventore dell’Iik, una cannabis geneticamente modificata (che tanto richiama al Fentanyl), prigioniero a Teheran, omicida di Lennon.

Cospirazioni, operazioni coperte, agenti della CIA, rivoluzionari, militanti, guru, teppisti, malavitosi, telepati, l’affresco è composito, la fantasia a Mazzoni non manca, ma pure con l’inquietudine che quello che dice non sono fesserie, le sue ricostruzioni, sebbene romanzate, hanno un fondo di verità, sono ricostruzioni sensate, anche coerenti per quanto pazzesche, estreme, incredibili.

E questa inquietudine alimenta la nostra curiosità di lettori, e ci sgomenta, pur facendoci anche sorridere, piangere o allarmare. E qui torniamo al titolo, quell’8 dicembre del 1980, in cui davanti al Dakota Building Lennon fu ucciso. Non da un pazzo, non un gesto isolato di un esagitato, ma qualcosa di ancora più inquietante, e oscuro, che Mazzoni costruisce ribaltando responsabilità, e non dico altro per non togliervi il piacere della lettura, ma davvero quello fu un punto di svolta, e Lennon era una spina nel fianco per troppe persone, il suo pacifismo, la sua anarchia, il suo talento visionario che entrava nel cuore di tanti giovani.

Mazzoni scrive un romanzo che è insieme un’inchiesta paranoica, un manifesto underground, un viaggio psicotropo nella psiche collettiva. Ogni pagina vibra di riferimenti pop: dischi, fanzine, canzoni, visioni, deliri, complotti, sogni infranti. La narrativa si fonde con il delirio percettivo: il ritmo accelera come un vinile graffiato, la realtà si scompone in frames da videoclip post-moderno.

E allora si torna lì, al cuore della questione: dopo Woodstock, la rivoluzione non è fallita. È stata neutralizzata, assorbita, corrotta. Gli ideali di pace e amore si sono dissolti in una polvere bianca, e gli anni Ottanta – con la loro estetica sgargiante e la loro oscurità sistemica – sono diventati il teatro perfetto per questa deriva.

Un romanzo necessario, scomodo, che farà discutere, ripeto. Ma soprattutto un romanzo vivo, come lo sono le idee che prova a raccontare. Per chi ha amato Lennon, per chi ha creduto in qualcosa di diverso, per chi ancora oggi si chiede: e se fosse andata diversamente?    

Illustrazione di copertina di Giancarlo Covino

Lorenzo Mazzoni, nato a Ferrara nel 1974, ha abitato a Londra, Istanbul, Parigi, Sana’a e Hurghada. Scrittore e reporter, ha pubblicato numerosi romanzi, tra cui per Edizioni Spartaco, Quando le chitarre facevano l’amore(2015), con cui ha vinto il Liberi di Scrivere Award, Il muggito di Sarajevo (2017) e 81280JL. Lennon, l’Iik e i topi salterini (2025). È docente di scrittura creativa di Corsi Corsari e consulente per diverse case editrici. Collabora con Il Fatto Quotidiano.

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