:: Un’intervista con Fabrizio Borgio a cura di Giulietta Iannone

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Benvenuto Fabrizio su Liberi di scrivere e grazie di avere accettato questa nuova intervista. Ho riletto le vecchie interviste che ti ho fatto per non rifarti sempre le stesse domande, che invito i nostri lettori a rileggere per approfondire la tua conoscenza. E inizierei con il chiederti un bilancio della tua pubblicazione con Segretissimo Green Stone. La vendetta di Alia andata in edicola lo scorso novembre e ancora disponibile in digitale negli store online.

Ti ringrazio ancora per l’ospitalità Giulietta, grazie. L’esperienza si sta rivelando molto positiva, la spy story è un genere molto vario e divertente, mi affranca dall’ossessiva schematicità del giallo ed è diventato anche un pretesto per approfondire le dinamiche internazionali della geopolitica. Certo, rapportarsi con un prodotto da edicola è leggermente diverso rispetto al mercato librario convenzionale; la vita del volume cartaceo è limitata al mese di uscita, non si può godere dell’appoggio delle librerie amiche ma si lavora comunque per un marchio storico della narrativa d’intrattenimento nazionale. La versione elettronica è sempre disponibile mentre per gli amanti della carta esiste il servizio arretrati di Segretissimo Mondadori. La percezione complessiva è quella di scrivere in maniera più professionale senza perdere il piacere e il divertimento di raccontare una, si spera, buona storia.

Ce ne vuoi parlare? E’ una spystory militare ambientata in Bosnia, di stretta attualità, con come sottotesto un’analisi geopolitica molto accurata.

Lo scacchiere balcanico è un’area di frizione storica e anche se l’attualità è fagocitata da una parte dal conflitto in Ucraina e dall’altra con l’ecatombe palestinese, questo non toglie che rimanga il cortile orientale, dietro casa, del quale, specie l’Europa e nello specifico l’italia devono tenere grande conto; a parte i sentimenti pan slavisti tipici della Serbia, un grande attore si sta muovendo sfruttando una grande capacità di mediazione e empatia in particolar modo con i musulmani bosniaci, ovvero la Turchia. Il quadro è talmente variegato che in poche righe è difficoltoso renderne un’immagine esaustiva, possiamo dire che, se da una parte abbiamo le mai sopite ambizioni di una Grande Serbia che non vuole rinunciare al ruolo di nazione egemone nell’area, dall’altra abbiamo le tensioni contrastanti che la Bosnia vive dalla fine della Jugoslavia: voglia di apertura a occidente ma senza rinnegare il polo orientale, ci sono poi le ferite mai cicatrizzate del conflitto negli anni ‘90 e l’ombra della Russia alla quale i serbi guardano come a un grande padre protettore. Le correnti sono tante e una forte scossa è sempre dietro l’angolo. Uno scenario sul quale è stato molto stimolante costruire questa storia di memorie, vendette e intrighi.

Scriverai altre storie con protagonista Greene Stone per Segretissimo?

Sì, le fonti d’ispirazione non mancano e ogni nuova storia che sto progettando è una scusa per approfondire gli studi della realtà che viviamo. Mi sto documentando sulla situazione del Niger dove, tra l’altro, il contingente italiano è l’unica presenza occidentale in quella nazione, un’occasione ghiotta per far muovere il mio maresciallo alpino attraverso una nuova avventura.

Questa è una domanda che ti avevo già fatto, ma forse sono cambiate le circostanze: Nuove proposte di traduzioni per l’estero?

Magari! No, attualmente non ho avuto modo di proporre ancora alcuni dei racconti tradotti che ho nel cassetto. Devo dire però che con grande cortesia istituzionale e correttezza, ogni rifiuto è sempre stato spiegato e circostanziato. Una cura alla quale, da autore italiano, non sono affatto abituato. Non demordo comunque.

La serie Martinengo con Frilli, continua? Ci sono nuovi episodi all’orizzonte?

Per il momento non prevedo altre storie di Martinengo; magari dispiacerà a qualche lettore ma per onestà intellettuale e correttezza proprio nei confronti di chi mi ha letto e supportato finora devo confessare che ritengo che tutto quello che Martinengo aveva da dire l’abbia detto poi, magari un giorno cambio idea e sentirò l’esigenza di far esplorare qualche aspetto inedito dell’investigatore delle Langhe ma attualmente sono consapevole che un’altra indagine sarebbe qualcosa di trito. I sei romanzi del ciclo sono sei storie completamente diverse, con struttura e schemi mai ripetuti proprio perché mi ero ripromesso di non presentare ai lettori lo stesso libro con qualche variazione sul tema. Voglio continuare così.

La tua carriera letteraria e partita in sordina ma piano piano, anche grazie al sostegno dei lettori, ti stai facendo strada anche nel mondo delle major letterarie italiane. Nuove proposte dai grandi editori per nuove serie?

No, continuo a essere un “pesce piccolo” e, in special modo per il mondo della major, un nome come il mio è davvero difficile che possa smuovere interesse. O sei un esordiente con l’agente giusto alle spalle o un vip con un seguito che possa far prevedere vendite forti a prescindere da cosa si scrive. Un mestierante come me si ritrova in una sorta di limbo dove riesce a stare sopra un basso livello di produzioni minori ma bloccato dal soffitto di vetro della grande editoria.

Hai mai pensato di scrivere un romanzo storico, anche avventuroso ma appunto ambientato nel passato?

Sì, l’idea di muovermi attraverso generi e ambientazioni lontane dall’ordinario delle mie storie é sempre attraente. Da tempo accarezzo alcuni progetti finora presenti, in stato di gestazione, come appunti e stralci sui miei taccuini. Ho davvero tante idee di questi tempi ma l’intento è ben vivo, in particolare l’idea di una storia di brigantaggio nel mezzogiorno raccontata utilizzando la struttura dei romanzi western e un drammone violento ambientato nel profondo Piemonte del dopoguerra.

E’ da poco mancato Davide Mana, scrittore, traduttore, studioso, erano davvero tante le sue qualifiche, a soli 57 anni, un outsider nel mondo letterario italiano. Era bilingue e pubblicava più che altro su riviste e con case editrici statunitensi e britanniche. Molti si dicevano suoi amici ma forse tu sei stato uno degli scrittori che gli è stato più vicino, che lo conosceva meglio. Sognavi di scrivere un romanzo d’avventura a quattro mani con lui. Com’era Davide Mana smessa la penna dello scrittore. Un ricordo.

Mi sembra che fosse stato Platone a definire un amico qualcuno col quale parlo come a me stesso. Ecco, con Davide era così. Avevamo il vantaggio della vicinanza geografica, ci separavano una trentina di chilometri da casa mia a Castelnuovo Belbo e ogni volta che era possibile era un lieto evento organizzare una pizzata a Nizza Monferrato e passare la sera tra una diavola e un kebab e litri di Coca cola a parlare delle cose che più ci premevano: le nostre visioni e letture in comune, il mondo della scrittura, dei nerd, le nostre delusioni. Con Davide si condivideva una certa amarezza nei confronti di un mondo che nonostante tutto amavamo alla follia. Per me era una persona cara, speciale, un intelletto raro al quale io mi abbeveravo. Come tutte le persone di straordinaria intelligenza e enorme competenza, in Italia aveva più detrattori che ammiratori; come diceva Ferrari: gli italiani ti perdonano tutto tranne il successo, nel caso di Davide non gli hanno mai perdonato la bravura, il sintomo di un ambiente soffocato dalla mediocrità. Al di là di queste considerazioni, delle quali mi assumo tutta la responsabilità, Davide era a un altro livello e l’essergli amico è sempre stato per me uno sprone a migliorare, a non badare agli altri ma scrivere. Al di là di tutto questo era una persona squisita, un torinese elegante e raffinato dai gusti altrettanto eleganti e raffinati, un torinese in ostaggio dell’astigianistan, ovvero uno dei lati più selvatici del Piemonte. Un uomo che trasformava ogni sua curiosità in un vero interesse, spesso in una passione. Un eclettico conoscitore dalle profondità enciclopediche e capacità di divulgazione degne di un Alessandro Barbero; un uomo capace di incantarti parlando di come si prepara una zuppa di cipolle, delle radici dello zen, delle bizzarrie di Harlan Ellison. Un uomo retto, di una onestà ferrea che ha saputo affrontare le bassezze della vita con puro spirito avventuroso. Un uomo che ogni volta che potevo stare con lui mi arricchiva. Nel suo bellissimo blog Strategie Evolutive, in un suo post si chiedeva cosa avrebbe fatto sapendo che la sua morte fosse stata imminente, la sua conclusione era stata “scrivere ancora di più”.

Puoi dirci a cosa stai lavorando in questo momento?

Ho tanta carne al fuoco, ho firmato il contratto per la stesura di un folk horror, mi sto documentando per il terzo episodio di Green Stone, sto scrivendo un nuovo libro di Stefano Drago e un noir di ambientazione piemontese inoltre ho il progetto di un romanzo mainstream per allargarmi, o almeno tentare, verso un’altra narrativa. Per inizio 2025 dovrebbe uscire un nuovo romanzo, riadattamento di un vecchio progetto. Per ora direi che basta.

Grazie per il tuo tempo e la tua pazienza, e auguri per il futuro.

Grazie a te per l’interesse, ne sono sempre lusingato. Buone feste!

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Una Risposta to “:: Un’intervista con Fabrizio Borgio a cura di Giulietta Iannone”

  1. Avatar di Luca Pelorosso Luca Pelorosso Says:

    Mi è scesa la lacrimuccia. Ottima notizia della nuova avventura del buon Stefano Drago

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