
E così la saga coloniale del maggiore Morosini in forze al PAI, del raffinato giornalista e scrittore torinese Giorgio Ballario, giunge al settimo episodio. Dopo Morire è un attimo, Una donna di troppo, Le rose di Axum, Le nebbie di Massaua, Intrigo ad Asmara e Il prezzo dell’onore, è appena uscito per Edizioni del Capricorno L’equivoco del sangue, nuova indagine nell’Africa coloniale italiana. Siamo ormai nel Dicembre del 1937, dopo una breve licenza nell’afosa Massaua, dove ha avuto modo di conoscere una giovane vedova, la signora Caterina, che potrà occupare forse un posto nel suo cuore, Aldo Morosini torna ad Asmara per indagare sulla morte di una domestica eritrea, Samya, a servizio da una potente famiglia di coloni locali italiani, i Bouchard, di ascendenza piemontese e valdese. Sul tardi mentre tornava da una chiesa copta dove era andata a pregare, la donna, in un vicolo, venne prima pugnalata e poi sgozzata (come un capretto), inscenando un goffo tentativo di stupro, con molte probabilità per sviare le indagini. Quando un’altra morte, questa volta eccellente, quella della capofamiglia Maria Elena Bouchard, viene a complicare lo scenario, Morosini, insieme ai fedeli Barbagallo e Tesfaghì, si trova a supporre che i decessi siano collegati e che per far luce sulla verità bisogna indagare più a fondo sui misteri e i complicati segreti famigliari della famiglia Bouchard. In un contesto in cui il “madamato”, una pratica che sfrutta le donne indigene in relazioni diseguali e spesso abusive, riducendole a meri strumenti di soddisfazione dei bisogni dei coloni, e riflette la mercificazione delle relazioni umane, è all’ordine del giorno, Morosini si trova costretto ad avere a che fare con le conseguenze di tali dinamiche sociali. Nonostante le proibizioni del regime fascista, più che altro per preservare la purezza della “razza” secondo i suoi dettami ideologici, le relazioni tra i coloni italiani e le donne indigene sono tollerate seppure queste famiglie alternative generando figli non sempre riconosciuti potevano determinare tensioni morali, economiche e affettive capaci di scadere nel dramma. Ballario sotto l’apparenza di una trama poliziesca ben congegnata indaga la complessità di queste relazioni coloniali segnate da profonde diseguaglianze e dinamiche di sfruttamento e sebbene non approfondisca i danni del colonialismo, riflettendo i punti di vista dei personaggi che lo vivono, offre un accurato quadro d’epoca, denso di particolari anche inediti e ben documentati. La scrittura di Ballario è classica, ariosa, molto salgariana, ricca di termini specifici, vie storiche, usanze, cibi, musiche e film d’epoca (Aldo e Caterina vanno al cinema Eritreo a vedere un film di Camerini, Il signor Max, con De Sica e Assia Noris, vincitore della Coppa del Ministero della Cultura Popolare per la migliore regia italiana). Grande il lavoro di ricerca e di ricostruzione sociale e politica di un periodo storico ancora poco conosciuto e approfondito. Ballario con tocco leggero, venato di umorismo sebbene segnato da profonda malinconia di fondo come si addice a un noir, indaga su vizi e virtù di un mondo scomparso ma ancora vitale e variegato che ha segnato, anche drammaticamente, la nostra storia recente. In conclusione, “L’equivoco del sangue” non è solo un giallo avvincente, ma anche un’opera che invita a riflettere sulle complesse relazioni coloniali e sulle loro inevitabili conseguenze. Consiglio vivamente questo libro a chiunque sia interessato a una narrazione che unisce intrigo e riflessione sociale, offrendo uno spaccato affascinante di un’epoca e di un contesto spesso trascurati dalla narrativa contemporanea italiana. Fatte le debite eccezioni, mi riferisco per esempio a Lucarelli, o a Cellamare di cui segnalo il suo “Delitto a Dogali”.
Giorgio Ballario, è nato a Torino nel 1964, è giornalista e ha lavorato a La Stampa. Ha pubblicato racconti in svariate antologie giallo-noir, tra cui, per Edizioni del Capricorno, Porta Palazzo in noir (2016) e Il Po in noir (2017), e sei romanzi: tra cui Morire è un attimo (2008), Una donna di troppo (2009), Le rose di Axum (2010), tutti appartenenti al ciclo del maggiore Morosini; Nero Tav (2013) e, per Edizioni del Capricorno, Il destino dell’avvoltoio (2017). Nel 2010 ha vinto con Morire è un attimo il Premio Archè Anguillara Sabazia e nel 2013 il Premio GialloLatino con il racconto Dos gardenias, pubblicato da Segretissimo Mondadori. Con Vita spericolata di Albert Spaggiari, biografia di un famoso ladro francese degli anni Settanta (2016), è stato finalista al Premio Acqui Storia. Fuori dal coro (2017) è una galleria di personaggi irregolari e controcorrente del Novecento. Dal 2014 è presidente di Torinoir, sodalizio di scrittori torinesi malati di noir.
Tag: Edizioni del Capricorno, Giorgio Ballario, Giulietta Iannone, L'equivoco del sangue, serie Aldo Morosini
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