::Giacomo Matteotti, figlio del Polesine. Un grande italiano del Novecento, Diego Crivellari, Francesco Jori (Apogeo editore 2024), A cura di Viviana Filippini

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Cento anni fa, il 10 giugno 1924, accadde uno dei fatti ancora nella memoria degli italiani.  A Roma venne prima rapito e poi assassinato Giacomo Matteotti, parlamentare socialista originario del Polesine, il cui corpo senza vita venne rinvenuto due mesi dopo. Nel libro “Giacomo Matteotti, figlio del Polesine. Un grande italiano del Novecento” (Apogeo editore 2024), Diego Crivellari e Francesco Jori ricostruiscono la figura del parlamentare vittima di un gruppo di fascisti. Il saggio storico biografico, con una prefazione di Francesco Verducci e la postfazione di Marco Almagisti, non si concentra solo sul fatto drammatico che portò via Matteotti all’Italia, alla sua terra e alla famiglia e non solo ai genitori, ma pure alla giovane moglie, la poetessa Vellia Titta e ai tre piccoli figli, ma anche su molto altro. Come da resoconti storici è noto che i principali indiziati furono i componenti del regime fascista guidato da Mussolini, perché Giacomo Matteotti aveva deciso di raccontare pubblicamente quell’atmosfera cupa, violenta che si stava insediando sempre più in Italia e che  aveva permesso al regime di prendere potere. Matteotti voleva porre l’attenzione anche sulla poca chiarezza e trasparenza che aveva caratterizzato le elezioni tenutesi qualche mese prima, ad aprile, ma gli fu impedito. Nel libro i due autori ricostruiscono la figura di Giacomo Matteotti partendo da lontano, dalla sua terra: il Polesine. In questo modo, in un vero e proprio viaggio, si scopre la storia della zona operosa del Polesine le cui terre videro già la presenza di passaggi umani ai tempi degli antichi Greci, ma anche con insediamenti viventi e commerciali di epoca romana, medievale, rinascimentale e risorgimentale che portano il lettore fino ai giorni nostri e alla storia recente della zona veneta. Gli autori si concentrano sulla figura del giovane Matteotti, nato a Fratta, sulla sua formazione e  sui suoi primi passi in politica nella terra natia, sempre nel movimento socialista e in quell’ascesa politica che lo condusse alla presenza in Parlamento a Roma. Dalle pagine emerge sì il forte impegno politico, civile di Matteotti che non aveva remore a far sentire la propria voce per quelle che erano le ingiustizie, ma anche per le possibili soluzioni per rimediare ad esse. Quella di Matteotti fu una vita dove oltre all’impegno pubblico, c’era un costante legame profondo con la propria terra natia, della quale il politico mai si dimenticò. Capitolo dopo capitolo, ci si rende conto dell’accurata ricerca fatta dagli autori per narrare la vicenda Matteotti, contestualizzando al meglio anche il mondo veneto dal quale il politico veniva. Matteotti amava la giustizia nella società, era molto attento ai valori della cultura e della cura del territorio, ma anche all’istruzione e alla scuola che secondo la sua ottica avrebbe dovuto essere sottoposta ad una riforma completa. Matteotti e il suo senso di giustizia e di verità tornano in ogni gesto che faceva, e qui se ne parla anche nella sezione dedicata al suo libro “Un anno di dominazione fascista”  che il parlamentare socialista scrisse denunciando le atrocità compiute dal regime per prendere il potere. Ad un secolo dalla scomparsa di Matteotti, “Giacomo Matteotti, figlio del Polesine. Un grande italiano del Novecento” di Diego Crivellari e Francesco Jori è un libro che permette di conoscere al meglio la figura del parlamentare socialista e di quello che gli accadde, ma aiuta anche ad avere un quadro del suo mondo di origine e permette di capire quanto di quella sua dimensione umana e politica è rimasta nell’Italia di ieri e che eredità si può scorgere in quella di oggi.  

Diego Crivellari (1975) con una laurea in Filosofia, ha lavorato in ambito editoriale ed è docente di ruolo nelle scuole superiori. Attualmente è presidente del C.U.R. (Consorzio Università Rovigo) e membro del comitato scientifico dell’Istituto polesano per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea (IstPolRec). Ha scritto: “Scrittori e mito nel Delta del Po” e “Mistero adriatico”.

Francesco Jori (1946), laureato in Scienze Politiche è giornalista. Ha lavorato per “Resto del Carlino”, “Mattino di Padova” e al “Gazzettino”, come inviato e vice direttore. Autore di diversi testi sulla storia veneta, ha ricevuto premio Brunacci 2023 alla carriera per la divulgazione storica.

Source: richiesto dal recensore. Grazie all’ufficio 1A Comunicazione.

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