:: Per i cento anni della nascita di Calvino a cura di Nicola Vacca

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Italo Calvino (1923 – 1985) è uno di quei grandi scrittori per cui vale la pena sentirsi italiani. Calvino occupa un posto di primo piano nella storia del romanzo e soprattutto nel panorama culturale del Novecento.

A cento anni dalla sua nascita siamo ancora qui a fare i conti con gli infiniti mondi letterari che Calvino ha inventato. Mondi ancora tutti da esplorare e in cui perdersi come in un labirinto di idee in cui si trova sempre una certa idea di letteratura: «La biblioteca ideale a cui tendo è quella che gravita verso il fuori, verso libri «apocrifi», nel senso etimologico della parola, cioè libri «nascosti».

La letteratura è ricerca del libro nascosto lontano, che cambia il valore dei libri noti, è la tensione verso il nuovo testo apocrifo da ritrovare o da inventare». (Italo Calvino, Una pietra sopra, nuova edizione Mondadori, 2023).

Con la sua attività di critico lucido e di consulente editoriale, grazie al suo fiuto, alle sue scelte e ai suoi orientamenti attraverso la collaborazione con la Einaudi ha influenzato positivamente la cultura italiana.

Già dal suo primo romanzo (Il sentiero dei nidi di ragno uscito nel 1947) il progetto letterario di Calvino si presenta come uno dei più importanti della letteratura italiana e europea del secondo Novecento.

La dimensione favolosa e fantastica è la vocazione più autentica dello scrittore. In quel romanzo la resistenza vista attraverso gli occhi di un bambino diventa il modo di prendere le distanze dalla celebrazione agiografica della lotta partigiana. Ma soprattutto Calvino dimostra di avere uno straripante gusto inventivo, una fertilità fantastica e un occhio nuovo il cui sguardo si intreccia con un originale modo di narrare.

Tutto questo si realizzerà nella trilogia I nostri antenati in cui Calvino raccoglie tre storie che ha scritto nel decennio 1950 -60 e che hanno in comune il fatto di essere inverosimili, di svolgersi in epoche lontane e in paesi immaginari.

Calvino intreccia storia e favola invitando i lettori a guardare queste narrazioni come un albero genealogico degli antenati dell’uomo contemporaneo, in cui ogni volto cela qualche tratto delle persone che ci sono intorno

Lo scrittore mantiene sempre l’interesse per la realtà, ma la trascrive, la interpreta attraverso la favola e l’ironia.

Questa di Calvino è un’allegoria dell’uomo contemporaneo. Le storie immaginarie di Italo Calvino si aprono a una vasta gamma di significati legati alla condizione umana e storica.

La trilogia, infatti, immagina l’uomo contemporaneo diviso e irrecuperabile in un mondo si due verità (Il visconte dimezzato), costretto a simulare l’evasione nella natura(Il barone rampante), ridotto a pure finzione esistenziale (Il cavaliere inesistente).

Attraverso un Calvino fantastico emerge un Calvino realista che racconta le vicende della vita di oggi senza mai cedere al disimpegno e alle forme di realismo magico. Il suo estro fantastico avrà sempre radici nel quotidiano. Ne è la dimostrazione un libro come Marcovaldo.

Con le Cosmicomiche, uscito nel 1965, inizia una nuova fase narrativa di Calvino.

Qui la vocazione alla favola si complica. Nasce un’invenzione narrativa legata a prospettive cosmiche, scientifiche e esistenziali che si nutre di acquisizioni derivate dallo strutturalismo, dalla semiologia e si ispirano alle finizioni immaginarie di Borges, scrittore amato da Calvino.

A questa seconda fase, che costituisce un unicum nella narrativa italiana contemporanea, fanno parte romanzi importanti come Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati, Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Le città invisibili è uno dei libri più belli di Italo Cavino. In questo romanzo la sperimentazione della nuova fase narrativa tocca punti interessanti e estremi.

A proposito di questo libro lo stesso Calvino scriverà: «Negli ultimi tempi ogni cosa che scrivo non mi soddisfa se non mi pone delle enormi difficoltà compositive, dei problemi combinatori al limite del risolvibile».

Le città invisibili è il libro che meglio rappresenta il secondo Calvino, scrittore profondo che scruta natura, memoria e luoghi con l’evidenza di scelte intellettualistiche autentiche che mirano sempre a analizzare in maniera disincantata la condizione dell’uomo con gli strumenti della ragione della sua morale laica.

Immerse nell’invisibile, le città calviniane rappresentano una mappa compilata per intraprendere un viaggio all’interno dei reali rapporti che esistono tra i luoghi e chi li abita. Ma soprattutto è un percorso per interpretare le angosce e i desideri dell’ esistenza nelle realtà urbane.

Come scrive Calvino, ogni uomo porta nella mente una città fatta soltanto di differenze, una città senza figure e senza forma, e le città particolari la riempiono.

Il Marco Polo visionario è il viaggiatore che gira e non ha che dubbi, non riuscendo a distinguere i punti della città, anche i punti che egli tiene distinti nella mente gli si mescolano.

Nelle città invisibili tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura.

Qui non si va in cerca di città riconoscibili. Quello che conta è offrire al lettore problematiche filosofiche, esistenziali e morali sulla vocazione delle città.

Senza alcuna pretesa di trovare un ordine, la realtà perde la sua concretezza e diventa mentale, si realizza nella fantasia dove ognuno trova la maschera che gli si adatta di più.

«Che cos’è oggi la città per noi? Penso di aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa difficile viverle come città».

Ci affidiamo alle sue stesse parole per comprendere l’essenza di questo romanzo straordinario e unico in cui la fervida immaginazione di Calvino istiga la realtà a venire fuori in tutte le sue disumane contraddizioni di cui le città sono le ragnatele che tessono rapporti intricati in cerca di una forma.

A lezione con eredità di Italo Calvino

Lezioni americane è il lascito di Italo Calvino al secolo nuovo che stiamo attraversando.

Le sei proposte per il prossimo millennio, come recita il sottotitolo, corrispondono a una serie di lezioni che lo scrittore aveva preparato in vista di un suo viaggio in America dove era astato invitato dall’Università di Harward per un ciclo di conferenze da tenersi nell’autunno del 1985.

Purtroppo Calvino morì nel settembre dello stesso anno e gli studenti americani furono privati della bellezza di queste conversazioni.

Al momento di partire per gli Stati Uniti Calvino, delle sei lezioni ne aveva scritte cinque. Manca la sesta dedicata alla Consistency, che avrebbe scritto sul posto.

Lezioni americane uscì postumo nel 1988 da Garzanti nell’edizione Saggi blu.

«Siamo nel 1985: – scrive Calvino nel breve prologo – quindici anni appena ci separano dal nuovo millennio. Per ora non mi pare che l’approssimarsi di questa data risvegli alcuna emozione particolare. Comunque non sono qui per parlare di futurologia ma di letteratura».

La fiducia che Italo Calvino riponeva nel futuro della letteratura consisteva nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici.

Così decide di consegnare alla posterità che lui non vedrà alcuni valori o qualità o specificità della letteratura che gli stanno particolarmente a cuore, cercando di collocarle nella prospettiva del nuovo millennio.

Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità. Ecco le cinque conferenze che Calvino non ha mai tenuto ma che noi, cittadini spaesati del nuovo millennio, possiamo leggere.

Lo scrittore ci conduce negli scaffali interiori della sua mente letteraria e ci invita a leggere insieme al la grande biblioteca del mondo dei libri da lui amati per tirare le somme sulla imprescindibile funzione della letteratura.

Lezioni americane è un libro in cui Calvino si sofferma sul valore della letteratura e sul suo universo infinito in cui si aprono altre vie da esplorare. La letteratura come funzione esistenziale, la ricerca della leggerezza al peso di vivere.

La letteratura in cui c’è posto per la rapidità dello stile e del pensiero che vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura, tute qualità che si accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte.

La scrittura tramite l’esattezza per un giusto uso del linguaggio che per Calvino significa avvicinarsi con discrezione e attenzione e cautela, col rispetto che le cose (pensanti o assenti) comunicano senza parole.

Tra i valori che allo scrittore stanno a cuore e che si è proposto di raccomandare al prossimo millennio c’è anche la Visibilità. Un valore che ha a che fare con l’immaginario e la fantasia, che per Calvino è un posto in cui ci piove dentro. Qui lo scrittore indaga le problematiche letterarie dell’immaginario e si chiede come si forma l’immaginario di un’epoca in cui la letteratura non si richiama più a un’autorità o a una tradizione come sua origine o come suo fine, ma punta sulla novità, l’originalità, l’invenzione.

Con la lezione dedicata alla Molteplicità Italo Calvino si conferma un grande letterato dotato di intuizioni non comuni quando discute del romanzo contemporaneo come enciclopedia, come metodo di conoscenza, e soprattutto come arte di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo.

Le Lezioni americane, ventitré anni dopo l’inizio del nuovo millennio, ci leggono dentro con la loro lucidità di pensiero e soprattutto ci appartengono. Cosi come avrebbe voluto l’immenso Italo Calvino.

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Una Risposta to “:: Per i cento anni della nascita di Calvino a cura di Nicola Vacca”

  1. Avatar di nellamentenelcuore.blog nellamentenelcuore.blog Says:

    Splendide le ‘Lezioni americane’ che ho ripreso dalla mia libreria e messo da parte per rileggerle, e ogni volta mi sembrano sempre più belle. I suoi libri i piacciono tutti; bellissima anche la ‘Raccolta delle Fiabe Italiane’ e le infinite storie legate ad essa.

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