“Quo vadis Europa? Migranti, pace nel Mediterraneo e sovranità” è il titolo–manifesto di un corso di aggiornamento per giornalisti che si è tenuto – lo scorso 19 dicembre – presso l’ Aula Magna dell’Università LUMSA di Roma.
Hanno partecipato in questo quarto seminario, ultimo modulo:
Francesco Bonini (Rettore Università LUMSA)
Paola Spadari (Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio)
Liviu Petru Zapartan (Ambasciatore della Romania presso la Santa Sede e l’Ordine Sovrano di Malta; Jean Monnet Chair Babes Bolyai University of Cluj Napoca)
Lucio Battistotti (già Direttore della Rappresentanza in Italia della C.E.)
Sabika Shah Povia, (Associazione Carta di Roma)
Roberto Zaccaria, (Presidente del CIR – Consiglio italiano per i rifugiati).
Giovanni Ferri (Docente Economia Politica LUMSA)
Ezio Andreta (Coordinatore progetto Foresight del C.N.R.; già Presidente A.P.R.E.) Bruno Bugli (Presidente Accademia Europea) Francesco Tufarelli (Direttore Generale Presidenza del Consiglio dei Ministri) Massimiliano Mizzau Perczel (Giornalista) Antonella Canini (Direttore Dipartimento Biologia Università di Roma “Tor Vergata”) e molti altri esperti.
Argomenti della prima sessione sono stati:
“L’Euro non è solo moneta: Quo vadis Europa? Migranti, pace nel Mediterraneo e sovranità; Diritto di asilo tra promesse e realtà. L’Unione Europea e la governance condivisa dal FMI al G20 Idea d’Europa: Crisi o crescita della sovranità”.
Se le Università sono spazi di elaborazione critica, è giusto partire da questa premessa per trattare punto per punto le questioni più scottanti in tema di migranti e di quello che sta facendo l’Europa per il non ritorno alla barbarie. Oggi noi giornalisti disponiamo di molteplici Codici deontologici: la Carta di Roma valga come citazione per tutti. Obiettivo di queste carte è la tutela sia dei diritti dei migranti che dei giornalisti che ne riportano le vicissitudini a volte apocalittiche. Per l’Osservatorio di Pavia, siamo percorsi da un sistema di continuo allarme. Ovunque albergano parole di odio nei confronti dei migranti che arrivano con mezzi di fortuna nel nostro Paese. E’ indispensabile una corretta informazione: si tende, infatti, alla criminalizzazione del migrante. In un periodo non troppo remoto si ravvisava una certa accoglienza, adesso siamo passati dalla comprensione alla paura. Basta considerare il lessico adoperato. Il migrante è divenuto l’anticorpo da espellere per continuare a lustrare il cervello con la pacchia di una società che getta nella fogna anche l’ultimo barlume di pietà della nostra civiltà cattolico-cristiana. In questi ultimi mesi poi assistiamo pure ad un attacco in cui si è posta la questione dell’abolizione dell’Ordine dei giornalisti e l’autonomia dell’informazione. Bisogna difendere da questi assalti la nostra professione che conserva ancora una sua una funzione sociale a difesa dell’art. 21 della Costituzione. Di fronte a questo affievolimento umano, cosa fa l’Europa? L’Europa di pace, l’Europa non solo del Mercato Unico Europeo? Si palesa il bisogno di sviluppare il progetto europeo laddove le problematiche si sono fatte via via più complicate e stringenti:
– Brexit
– Populismo (illusione collettiva)
– Spazio, sicurezza, difesa comune
– Capire che possiamo camminare assieme nel processo di pace.
Per Roberto Zaccaria, la parola che oggi più circola nei canali dell’informazione è: “emergenza”. Siamo nel Paese delle urgenze che molestano i cittadini da decenni, salvo poi peggiorare di anno in anno.
Un male che affligge l’Italia? Il nostro è un Paese “vecchio”. In Italia nel 1860 c’era il 60% di giovani, oggi si ha il 28% di giovani, una situazione più preoccupante sarà nel 2050 col 17% di giovani. Non è dunque un problema culturale ma economico. Il migrante forse aiuta in questo senso a bilanciare questo gap demografico piuttosto che sovraccaricare l’Italia con le sue impellenze. Ma è importante sottolineare che occorrono luoghi di accoglienza “europei” non nazionali solamente. Il problema dei cosiddetti “sbarchi” è una questione europea non italiana. Tutto questo è andato a fondo di ogni previsione con un Governo che ignora persino quanto ha affermato la Corte di Cassazione ,cioè che il diritto d’asilo è attivato su un sistema a tre gambe: status di rifugiato, protezione sussidiaria, protezione umanitaria. Oggi il nostro Governo ha deciso di eliminare la protezione umanitaria. Questa norma è incostituzionale non solo perché scardina una legge ordinaria ma perché ignora persino una legge di attuazione comunitaria. Certo, in termini di solidarietà, anche L’Europa ha compiuto un passo indietro. La globalizzazione ha rovesciato gli equilibri di spazio e tempo. Ci vorrebbero corridoi umanitari, la difesa di sicurezza, un esercito europeo, e bisognerebbe anche affrontare le industrie smaterializzate. Il mondo cambia radicalmente . Negli Anni Venti dell’Ottocento, al tempo della rivoluzione industriale, avevamo un modello occidentale esportato dall’Europa che aveva i suoi imperi, le sue potenze militari e colonizzava il mondo intero. Dopo il Secondo dopoguerra l’Europa Occidentale si restringe, arrivano gli Stati Uniti, il Giappone e poi il resto dell’Asia. Un rovesciamento totale degli equilibri mondiali. L’Europa si è fatta man mano più piccina e il populismo è andato invece espandendosi. Si parla tanto di popolo ma di quale popolo parliamo?
Plebe? Populismo? Il popolo va inteso come i cittadini che hanno diritti e doveri nella Costituzione, tutti coloro che hanno diritto di voto. Su un territorio definito, coloro che devono rispettare la legislazione del territorio in cui vivono. Gestire una democrazia diretta sarebbe difficile. La minaccia incombente è l’avvento di un democrazia illiberale come quella che sta edificando Viktor Mihály Orbán, Primo ministro dell’Ungheria dal 2010. Assistiamo dunque ad una crisi della sovranità dell’Unione Europea. C’è una collegialità per decidere, c’è un bilancio comune, un’amministrazione, una corte di giustizia, ma mancano tantissimi elementi della vita dei cittadini. Le sfide sono molte: Un’Unione per l’ambiente, la sostenibilità, la protezione climatica, il riscaldamento globale, l’agricoltura, il consumo sostenibile.. Infine sono troppe le disuguaglianze che accrescono il nostro scetticismo e alimentano il risentimento per quanto non è stato ancora fatto, e quanto è stato fatto male. Un convegno-fiume che ha toccato i punti nevralgici del nostro presente frastagliato. Forse non sono state fornite cruciali risposte ai dilemmi sull’Unione Europea e i migranti, ma ha senza dubbio attivato una catena di quesiti, domande, nonché dubbi che solo il Tempo avrà l’accortezza di diradare.
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