:: Biblioteca Valle Aurelia ospita Lene Kaaberbøl: incontro ed intervista con la scrittrice a cura di Maria Anna Cingolo

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Lene Kaaberbøl incontro ed intervista con la scrittrice

Mercoledì 10 marzo 2018.

La Biblioteca Valle Aurelia di Roma ha ospitato un evento di respiro internazionale beneficiando della presenza di Lene Kaaberbøl, pluripremiata autrice per ragazzi, molto famosa soprattutto nel nord Europa. L’incontro, moderato dal professore e scrittore Saverio Simonelli, ha avuto come pubblico circa settanta ragazzi della scuola secondaria di primo grado, la maggior parte armati del libro della Kaaberbøl oggetto della discussione, Wildwitch. La prova del fuoco. La saga Wildwitch è un fenomeno di successo internazionale che trova posto nelle librerie italiane grazie a Gallucci, editore che ne ha comprato i diritti. Per ora sono stati pubblicati in italiano i primi due volumi (La prova del fuoco e Il sangue di Viridiana) su un totale di sei episodi che, assicura Marina Fanasca dell’ufficio stampa Gallucci, la casa editrice intende pubblicare tutti, il terzo quest’estate e gli altri a seguire. Inoltre, è in corso un adattamento cinematografico dei libri della saga.
L’incontro è stato particolarmente intenso grazie alla partecipazione attiva e gioiosa dei ragazzi e alle loro numerosissime domande, sempre educatamente segnalate alzando la mano, talmente tante che quando il professor Simonelli ha dovuto concludere la discussione perché il tempo era in scadenza, non tutti hanno potuto soddisfare la propria richiesta. I ragazzi hanno domandato a Lene Kaaberbøl come ha maturato il sogno di diventare scrittrice, quante ore al giorno dedica alla scrittura, come sceglie i titoli o i nomi dei personaggi, se le dispiace che sia l’editore a decidere la copertina dei suoi libri, a chi dedica il suo successo, quali sono i suoi animali preferiti, quale genere di libri leggeva da bambina, quale sarebbe stata la sua reazione a dodici anni se avesse scoperto di essere una wildwitch come la sua protagonista Clara. A queste e a tante altre domande, l’autrice ha risposto in danese tradotta in simultanea da un interprete; proprio questa nuova esperienza, che evidenzia la centralità della traduzione, ha polarizzato anche l’attenzione di quei ragazzi inizialmente più distratti ma che, in breve tempo hanno iniziato ad alzare le proprie mani in cerca di risposte.
Al termine dell’incontro, Lene Kaaberbøl ha autografato i libri e le pagine di diario strappate opportunamente da alcuni ragazzi pur di conservare la firma preziosa di questa autrice così importante. Questa mattinata sui generis e memorabile è stata resa possibile grazie alla viva collaborazione tra Biblioteca, Casa editrice e Scuola, tre realtà indipendenti ma fortemente connesse, tutte fondamentali per la crescita di ogni bambina e bambino.
Quando le classi sono uscite dalla biblioteca, ho potuto intervistare anche io Lena Kaaberbøl.

Wildwitch. La prova del fuocoCominciamo dall’inizio: ha deciso di diventare una scrittrice a dodici anni, come è cambiata la sua vita dopo aver pubblicato i suoi primi due libri a soli quindici anni?

La domanda non si è posta subito quando io ho cominciato da quindicenne, solo più avanti quando la mia carriera ha preso una strada definitiva nel 2003 e io avevo 43 anni ed ero anche insegnante. Lì ho dovuto pormi la domanda se dovevo essere sia insegnante che scrittrice o se dovevo buttare tutta la mia energia su solo questo mio essere scrittrice.

Invece oggi, lei è un’autrice famosa e pluripremiata e noi finalmente in Italia grazie a Gallucci possiamo leggere dallo scorso anno questa serie Wildwitch che continua a riscuotere tantissimo successo. Dove ha trovato l’ispirazione, c’è stato un momento in cui ha pensato “Sì, quest’idea è proprio adatta alla scrittura di un libro”?

Sì, infatti quando ho avuto questa idea in cui gli animali hanno un ruolo molto importante io percepivo che mancava questo tipo di libro, questo tipo di letteratura, quindi quando mi è venuta l’idea ho avuto come la sensazione “sì, forse riesco a colpire un nervo scoperto” e quindi era quasi come un intuito che ho avuto.

Possiamo dire che la serie Wildwitch sia un buildungsroman perché Clara ha dodici anni quando scopre di essere una strega e all’inizio è impaurita, non pensa di essere adatta e coraggiosa e, anche se io ho potuto leggere soltanto due libri della saga, lei cresce tantissimo, acquista consapevolezza dei suoi poteri e anche una certa forza e sicurezza di sé. Che cos’è una wildwitch? Come la definirebbe e quali sono i poteri della strega selvatica?

Ci sono due aspetti fondamentali. Innanzitutto lei riesce attraverso a questi suoi poteri a comunicare con il mondo degli animali, questa è una cosa. Un’altra cosa è che lei riesce a usufruire di quelle che l’autrice chiama “le vie selvagge” o “le vie misteriose”, quelle vie che permettono ad una persona di fare un viaggio da un punto all’altro in pochissimo tempo però sono delle vie difficili da percorrere se non hai delle abilità particolari perché spesso queste vie sono inondate di nebbia, per esempio, quindi sono difficilmente percorribili.

Quindi, il rapporto con gli animali è proprio il cuore dei poteri di queste streghe e di Clara. Gli animali hanno una propria dignità, un proprio carattere e devono essere protetti e rispettati. Quindi, al di là della magia, possiamo dire che tutti noi fin da bambini possiamo essere wildwitch?

Sì, diciamo che ha ragione. Veramente abbiamo una specie di potenzialità almeno in teoria di diventare una specie di wildwitch.
Infatti, questa è la teoria ma è la pratica ad essere importante. Kimera (ndr. Personaggio antagonista) era una wildwitch ma poi ha preso una strada sbagliata scegliendo di sfruttare gli animali. Kimera rappresenta quella parte dell’umanità che cura solo i propri interessi e non pensa alle conseguenze che determinate azioni hanno sull’ambiente? Le due creature che compaiono nel secondo libro (Wildwitch. Sangue di Veridiana), Niente di Niente la ragazza-uccello e le sue sorelle squalo-uccello sono un riferimento agli esperimenti genetici che l’uomo fa sugli animali?

Kimera è una wildwitch come Clara, ha gli stessi poteri ma quei poteri vengono usate in maniera negativa. Lei è sicuramente una figura negativa perché infrange subito la prima regola di una wildwitch, quella secondo la quale non si può prendere senza dare ma lei prende, prende e continua a prendere. Per quanto riguarda la domanda su Niente di Niente e le sue sorelle squalo, sì, può essere una metafora, una rappresentazione di chi nel mondo reale di oggi usa gli animali per fare esperimenti.

Comunque Clara oltre ad essere una strega è anche una ragazza come tutte le altre e con una vita in parte simile a quella degli altri: si cura del suo aspetto, ha un amico speciale, i suoi genitori sono separati e alla fine del suo libo affronta anche il bullismo. C’è qualcosa di autobiografico in questa parte della vita di Clara che lei descrive?

Innanzitutto, posso dire che io conosco bene cosa vuol dire essere bullizzata, l’ho provato e quindi ovviamente ogni scrittore mette una parte di sé in quello che scrive, però è anche vero che molte delle cose che scrivo sono proprio pura fantasia che io ho inventato. Ciò non toglie che io posso scegliere di mettere delle cose di me che io ho provato nella mia vita in quello che scrivo.

La serie include sei libri e, mentre noi italiani aspettiamo di leggere i restanti, stanno girando anche un film. Lei ha potuto partecipare alla scrittura della sceneggiatura o ha ceduto soltanto i diritti?

Allora, per quanto riguarda la sceneggiatura io sono stata coinvolta nel senso che mi hanno fatto leggere delle parti della sceneggiatura. Come scrittrice devo dire che secondo me l’importante è fidarsi delle persone che stanno lavorando sul film. Se tu vuoi soltanto dribblare con il pallone e fare goal solo tu non devi giocare con loro. Quindi se accetti questo ruolo devi anche essere pronto a far giocare loro con il pallone.

Un’ultima domanda: quando ero piccola leggevo le W.i.t.c.h. (ndr. Fumetto e romanzi italiani della Disney) e ho visto che qui sono esposti alcuni libri della saga alla cui scrittura lei ha partecipato. Volevo sapere come è andata questa esperienza che coinvolge altre streghe sempre legate agli elementi della natura.

Innanzitutto, è stata un’esperienza molto interessante, però è stata anche non facile perché è stato un lavoro commissionato e ho dovuto consegnare un prodotto professionale. Il fatto che si trattasse di un lavoro fatto per la Disney Corporation ha significato delle limitazioni. Per esempio, hanno detto che non si può parlare di “soldato”, non bisogna nominare i soldati quindi se uno intendeva mettere dei soldati nella trama forse doveva trasformare il soldato in guardia, per esempio. Poi per esempio non potevo nominare le figure di altre produzioni Disney e invece di nominare per esempio quella che perde la scarpa di cristallo, Cenerentola, non nomino Cenerentola ma dico che c’è una che perde una scarpa di cristallo. Quindi, quando ho fatto questa scrittura ho dovuto ripensare un pochino la trama, essere un pochino “furba”, tra virgolette, ma alla fine ne ha beneficiato il libro perché secondo me è venuto fuori un prodotto molto carino.

Conclusa l’intervista, Lena Kaaberbøl ha autografato anche le mie copie e ci siamo salutate. Non resta che aspettare il terzo volume di questa saga, ricordando ai bambini, ma anche a noi stessi, che tutti possono essere wildwitch e decidere di schierarsi dalla parte di chi protegge e rispetta gli animali quindi, di conseguenza, anche l’ambiente in cui vivono.

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