Scriveva Corrado Alvaro nel suo romanzo Ultimo diario che
<< la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile>>.
Il percorso di vita di Don Pino Puglisi – cristiano in combattimento – è stato indirizzato verso un superamento, una liberazione da questa invasata convinzione.
Cos’è la Mafia? Cos’è <<L’onorata società>>?
Un arcipelago dell’orrore organizzato, una multinazionale del crimine, vera sterpaglia cresciuta in mezzo al grano buono del Sud Italia.
Questo libro ricorda le ultime dolorose ore di Don Pino Puglisi, assassinato
– in odium fidei – da un mafioso come da ordine della cupola di Palermo perché prete scomodo.
Quel giorno la vittima compiva cinquantasei anni.
Ci si sbatte la testa sui muri da molto tempo oramai, però un metodo efficace per frantumare questa granitica iattura non è stato ancora elaborato.
Ma Don Pino Puglisi aveva escogitato un modus operandi contro la pula mafiosa, un sistema vincente anche e soprattutto dopo il suo sacrificio.
Da dove cominciare? Forse dalla constatazione che la mala pianta non attecchisce da sola: non solo deve essere seminata, ma deve trovare un terreno idoneo ed essere innaffiata dalle piogge e baciata dal sole.
Se la mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano, ma anzi vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, bisogna convincersi dell’esistenza di un terreno di coltura comune.
Intelligente, perforante, illuminante punto di partenza.
Per “il martire della Chiesa”, occorre passare dalla denuncia alla proposta.
Se un ragazzo o un padre di famiglia non ha di che mangiare e soltanto la malavita offre qualcosa, che cosa farà?
Diamo fiducia al domani, mettiamoci nel canale di quello che di buono rimane, anche se ancora attaccato al fondo del bicchiere: rimescoliamo tutto, solo così la medicina avrà effetto sul male inguaribile di Cosa Nostra.
Don Pino Puglisi, parroco a Brancaccio, incrocia il suo sicario, Salvatore Grigoli, uno dei killer più spietati chiamato << il cacciatore>> che lo uccide e dopo inizierà un suo cammino di conversione nel ripensamento del gesto efferato.
Battaglia vinta dalla Mafia, guerra trionfante per la vera Fede.
Spesso il mafioso si professa a parole credente, però porta nel cuore la negazione di Dio, è un pagano che si considera devoto del “Signuruzzu” .
Chi aderisce alle mafie non solo è da ritenersi un apostata, è un vero e proprio scomunicato.
Il malavitoso prende indebitamente in prestito dalla istituzione ecclesiastica le sue parole, le intorbida per fidelizzare gli adepti, per veicolare il messaggio subdolo di un capo che giudica e può anche condannare, << nel nome di Dio >>.
Siamo nel burrone del peccato che non ha contrappasso adeguato all’Inferno.
Don Pino Puglisi – profeta e divulgatore degli insegnamenti del Vangelo – criticava gli eccessi della ricchezza, denunciava i crimini, lavorava ogni giorno perché migliorassero le condizioni di vita dei fedeli, dei più giovani nel nome dell’obbedienza messianica di Cristo.
Tra lui e chi lo ha eliminato dal mondo c’è un abisso che solo Gesù un giorno potrà spiegare: gli uomini non accettano la morte di un giusto per dimostrare che il Male può solo uccidere il corpo, dell’anima si fa carico Dio e la sua misericordia.
Nota: La prefazione è affidata a Santi Consolo; la postfazione a Enzo Bianchi.
Vincenzo Bertolone è arcivescovo di Catanzaro-Squillace dal 2011, postulatore della Causa di canonizzazione di Don Pino Puglisi.
Source: Libro inviato dall’Editore al recensore. Ringraziamo Antonio dell’Ufficio Stampa Rubbettino.
Tag: Daniela Distefano, Don Pino Puglisi, L'enigma della zizzania, Rubbettino, Vincenzo Bertolone
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