:: Dottor Cannabis. La storia di un medico antiproibizionista, Fabrizio Cinquini (Dissensi edizione, 2016)

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Non abbiamo scoperto tutto sul sistema cannabinoide, ma quel poco che sappiamo ci obbliga a restituire a questa sacra pianta il rispetto che pochi malfattori, per i loro biechi interessi, le hanno tolto, poiché libertà di terapia, di ricerca, di culto sembrano oggi in Italia parole prive di fondamento pragmatico.

Fra pochi giorni, lunedì prossimo 25 luglio, si discuterà in Parlamento la legge sulla legalizzazione della cannabis. Dopo il probabile sì della Camera, ci sarebbe solo più il voto del Senato, forse l’ostacolo più grande al varo della legge che prevedrebbe[1] la possibilità di coltivare cannabis a scopo personale (massimo 5 piante dietro comunicazione), la possibilità di detenere 5 grammi all’esterno e 15 in casa (esclusi i proventi della coltivazione autorizzata), la coltivazione collettiva sull’esempio dei Cannabis social club spagnoli e la produzione e vendita di cannabis sotto monopolio di stato. Divieto assoluto per i minorenni.
Il forte no della Comunità di San Patrignano[2], che teme l’esplosione di un nuovo problema sociale, al pari di quello che esploso dopo la legalizzazione del gioco d’azzardo, non è l’unica voce che si è levata. Esistono anche coloro che sono favorevoli alla legalizzazione come il chirurgo vascolare Fabrizio Cinquini, che partendo da una sofferta esperienza personale (contrasse l’ epatite C durante un’ opera di emergenza a bordo di un’ autoambulanza nel 1997) è arrivato alla convinzione che la cannabis per uso medico ha i suoi vantaggi, più che svantaggi. Insomma la cannabis non come porta verso l’eroina, ma come strumento di cura efficace, dal quale, svolto il suo utilizzo, si può facilmente disintossicarsi.
Fabrizio Cinquini nel suo libro Dottor Cannabis. La storia di un medico antiproibizionista, (2016, pp. 197, 12 euro) edito da Edizioni Dissensi, ci parla di questo. Un libro che consiglio di leggere, in qualsiasi modo la pensiate, per la forte passione che il dottor Cinquini ci mette a esporre le sue tesi, avendo vissuto sulla sua pelle il problema, subendo arresti, la detenzione domiciliare, il carcere e fin anche il ricovero in strutture psichiatriche.
Il fatto che sia un medico sicuramente è una garanzia di competenza, il giuramento che ha fatto gli impedirebbe in tutta coscienza di consigliare una cura che potesse danneggiare il paziente. Insomma Fabrizio Cinquini ci crede veramente, come ci credeva Marco Pannella, che molto fece nei suoi anni di attivismo per giungere a questa legge.
Togliere alla criminalità organizzata e al racket il monopolio della commercializzazione della cannabis e delle droghe leggere non è che una delle conseguenze positive del varo di questa legge che innescherebbe un iter virtuoso, più che un’ espansione dell’uso smodato di questa sostanza a mero scopo ricreativo. Essenzialmente è lo svincolare questa sostanza dalla leggenda nera che da anni la circonda, l’obiettivo primario. Insomma una rivoluzione di costume e di modo di pensare, arrivando a considerare e accettare gli effetti positivi di questa “droga”, che sarebbe più corretto definirla, pianta curativa.
E non si parla sicuramente solo di mere convinzioni, campate per aria e non suffragate da dati scientifici. Ma anzi la ricerca e lo studio (ancora in atto) degli effetti curativi di questa pianta hanno dimostrano quanto si riveli efficace nella cura di malattie come la sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), cancro, leucemia, AIDS, fibromialgia,glaucoma, morbo di Chron, lesioni midollari, diabete, epilessia, depressione, osteoporosi, psoriasi, asma, ustioni, dolori cronici, insonnia. Come sempre sono le quantità e l’utilizzo sotto stretto controllo medico che fanno la differenza, dal semplice fai da te.
Introduzione di Gianluca Ferrara.
Postfazione di Matteo Provvidenza.

Fabrizio Cinquini (Viareggio 1963), medico-chirurgo, è noto a livello nazionale e internazionale nell’assistere i suoi pazienti attraverso cure alternative olistiche naturali. Ha partecipato a missioni in Rwanda, oltre che in zone dell’Europa, la Russia e gli Stati Uniti.
Ha prestato servizio militare nel Corpo Sanitario Aeronautico ed è stato per anni medico di bordo in equipaggi internazionali. Segue pazienti affetti da patologie legate sia alla sua specializzazione – la chirurgia cerebro-vascolare – sia da patologie neurologiche degenerative sia malati oncologici. Per le sue convinzioni, ha pagato con la carcerazione, gli arresti domiciliari e il manicomio criminale. Ideatore e animatore di svariate manifestazioni eco-tecnologiche sulla canapa medicale e industriale, da anni porta avanti il progetto per una produzione di canapa terapeutica attraverso le istituzioni militari, progetto in parte accolto dalla regione Toscana.
Vive a Pietrasanta ed esercita la professione tra Italia e Spagna.
Il 24 giugno 2016 Fabrizio Cinquini è stato assolto dal Gup di Lucca per coltivazione di 22 piante di canapa.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Costanza dell’Ufficio Stampa Dissensi.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

[1] http://www.cannabislegale.org/proposta-di-legge/

[2] http://www.vita.it/it/article/2016/07/18/cannabis-legale-san-patrignano-dice-no/140182/

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