Naturalmente doveva succedere, è inevitabile in una serie che vede invecchiare i suoi personaggi, che li segue nel loro percorso di crescita e sviluppo. Manca quasi un anno alla pensione e Henry Bosch si appresta a svolgere la sua ultima indagine all’interno del LAPD, nell’Unità Crimini Irrisolti. Il tempo passa, i computer hanno sostituito gli schedari, i vecchi casi vengono digitalizzati, laptop e smartphone ormai sono le fedeli armi dei poliziotti, accanto alla Glock d’ordinanza.
Piace a Bosch tutto questo? Beh non direi, più che altro l’accetta come un inevitabile deriva del progresso, (lui è della vecchia scuola, di quelli stati in Vietnam) certo che non finirà a fare il pensionato che gioca a golf in bermuda o va a pescare pesce persico. Se anche gli toglieranno pistola e distintivo (e con i chiari di luna dei tagli, e delle manovre diversive di risparmio, è quasi certo che troveranno la prima scusa per farlo prima dello scadere dei termini, così per risparmiare su liquidazione e parte della pensione), Bosch continuerà a fare quello che sa fare meglio oltre al padre, indagare, far pendere l’ago della bilancia dalla parte della verità e della giustizia.
Paroloni che il nostro Henry Bosch prende molto sul serio, scevro da compromessi, pronto a violare qualche regolamento e a pestare i piedi ai potenti, quando è necessario, o a fronteggiare arroganti giovani e ambiziosi vice procuratori con tanto di patacca di Harvard.
La strategia di Bosch (The Burning Room, 2014) ventisettesimo romanzo di Micheal Connelly, diciannovesimo romanzo con Bosch protagonista assoluto, è dunque una storia all’insegna della malinconia, con protagonista un vecchio poliziotto amareggiato e stanco, ma mai domo, e mai davvero sconfitto. Bosch ha intenzione di godersi gli ultimi scampoli della sua carriera, (Maddie vuole fare la poliziotta, quanto ci scommettete che lui diventerà il suo fedele custode) e di insegnare qualcosa alla sua giovane partner Lucy Soto che l’aiuta nell’indagine, l’ultima indagine ufficiale.
Comunque niente paura, in America è già uscito il prossimo, The Crossing, e a novembre esce The Wrong Side of Goodbye, sempre con protagonista Bosch, quindi malinconia sì, ma c’è ancora da divertirsi e siamo certi che Bosch venderà cara la pelle. Ma torniamo a La strategia di Bosch, questa volta tradotto dal bravo Alfredo Colitto che per quanto mi riguarda questa volta si è superato rendendo lo stile di Connelly al suo meglio.
La storia di per sé non presenta un intreccio particolarmente complesso, abbiamo due indagini parallele due casi freddi uno dei quali nato dai demoni della giovane Lucky Lucy, ma è lo stesso bello seguire lo sviluppo dei casi, il ritrovamento (avventuroso) delle armi, l’interrogatorio dei vecchi testimoni, il sopralluogo nelle scene dei delitti, insomma Connelly costruisce passo passo una caso (quello del mariachi) coerente, credibile, tanto credibile che ti da almeno l’illusione di essere vero. E in questo Connelly, è imbattibile, il migliore credo che ci sia sulla piazza e non credo di esagerare.
Come in ogni romanzo Connelly sceglie un tema, e questa volta ruota intorno al mondo dei Latinos, gruppo etnico dominante a Los Angeles, tra guerre tra bande, carte verdi, asili abusivi e mariachi, depositari della tradizione musicale messicana. Bosch capisce lo spagnolo, ma non benissimo, funzionale quindi il personaggio di Lucy Soto, tramite tra Bosch e quel mondo. Altri temi che tratta, con il suo solito acume e un retrogusto amaro, sono i rapporti tra polizia e media, gli intrallazzi politici, (con faccendieri più o meno loschi all’opera) la burocrazia che detta leggi non scritte, difficile da disattendere pure da un ribelle come Bosch.
Ma torniamo al plot, Orlando Merced, un mariachi, uno di quei musicisti messicani con sombrero e abiti variopinti che suonano alle feste, ai matrimoni, ai ricevimenti (anche la musica è un tratto dominante dei libri di Connelly, e ne parla da intenditore), muore per un avvelenamento del sangue dopo dieci anni dal ferimento. La morte viene così collegata direttamente al proiettile che lo colpì quell’ assolato giorno in cui tra i tanti mariachi aspetta un contratto, e quindi il caso passa di ufficio a Bosch e all’Unità Crimini Irrisolti.
Al tempo si pensò a una pallottola vagante nell’ambito delle guerre tra bande, ma essendosi conficcata nella spina dorsale dell’uomo (da quel giorno su una sedia a rotelle per la gioia dell’ex sindaco che ambisce a diventare governatore e che ci ha costruito la sua credibilità tra i Latinos) non si erano mai potuti fare i riscontri del caso. Ora dopo l’autopsia si può analizzare il proiettile, capire che proveniva da un fucile per giunta da caccia e determinare con assoluta certezza che il colpo fu sparato per uccidere da un albergo di fronte alla piazza. Ma chi davvero poteva volere morto Orlando Merced, un semplice e pulito mariachi, tanto da sparare di persona o assoldare un killer?
Beh non sto a dirvi che le cose non sono come sembrano, che assassini e mandanti hanno le loro sacrosante ragioni, ma se volete saperne di più non vi resta che leggere il libro. Alla prossima.
Michael Connelly, una delle più grandi star della narrativa americana, raggiunge il primo posto in classifica con ogni suo nuovo romanzo. I lettori italiani lo hanno accolto con entusiasmo fin dal primo libro pubblicato, Debito di sangue, da cui è stato tratto un film diretto e interpretato da Clint Eastwood. Poi hanno imparato a conoscere il detective Harry Bosch, indimenticabile protagonista di molti suoi thriller, tra cui Il ragno, vincitore nel 2000 del Premio Bancarella. In anni più recenti, Connelly ha ideato un nuovo riuscitissimo protagonista, che svolge la sua attività dal sedile posteriore di una Lincoln, oltre che in tribunale, e che, nella riduzione cinematografica di The Lincoln Lawyer, ha il volto noto di Matthew McConaughey. Connelly è stato spesso in Italia, tra le presenze eccellenti di numerosi festival: il Festivaletteratura a Mantova, il Noir in Festival a Courmayeur, dove gli è stato conferito il Raymond Chandler Award, e il Festival Internazionale delle Letterature a Roma. Di recente programmazione in Italia è la serie televisiva intitolata a Bosch, di cui Connelly ha curato la sceneggiatura. http://www.michaelconnelly.it http://www.michaelconnelly.com
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Marina dell’Ufficio Stampa Piemme.
Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.
Tag: Alfredo Colitto, Gialli thriller noir, Giulietta Iannone, La stategia di Bosch, Michael Connelly, Piemme, The Burning Room
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