:: Il Porto Proibito, Stefano Turconi – Teresa Radice (Bao Publishing, 2015) a cura di Federica Guglietta

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Se è da tanto tempo che desiderate perdervi in una lettura avvincente e ricca di riferimenti letterari – partendo dal νόστος dell’Ulisse omerico, passando per The Rime of the Ancient Mariner di Coleridge fino ad arrivare a L’isola del tesoro di Stevenson -, questa non potete proprio perdervela.

Sembra davvero uscito da un baule pieno di tesori, Il porto proibito. Graphic novel appena uscito, a maggio, per Bao Publishing con illustrazioni nate dalla matita di Stefano Turconi e testi di Teresa Radice.

Una pietra preziosa.

A partire dall’edizione, curatissima in tutti i dettagli, tanto da farlo sembrare un libro di quelli antichi, quelli rilegati a filo, in pelle nera-blu o in marocchino rosso, con il titolo sul dorso e l’immagine in copertina intarsiata da una cornice in rilievo. La copertina stessa, di un blu profondo, richiama l’ambientazione marinaresca.

Ci troviamo catapultati nel 1807, su una nave della marina inglese, l’Explorer. Al largo delle coste del Siam, l’equipaggio avvista e salva un giovane naufrago, Abel, che ricorda soltanto il nome. Il ragazzo fa amicizia con Nathan, il primo ufficiale, che ricopre anche il ruolo di capitano perché pare che il comandante della nave, Stevenson, sia scappato dopo essersi portando con sé i valori presenti a bordo.

Abel torna in Inghilterra in compagnia dell’equipaggio e, grazie a Nathan, trova alloggio presso la locanda gestita dalle tre figlie del capitano fuggiasco. Qui ha modo di incontrare per diverse volte Rebecca, giovane donna tanto bella quanto sfuggente, che gestisce una casa di tolleranza. Ancora senza memoria, avrà modo di scoprire tante cose su di sé, su quelle persone che hanno messo in salvo la sua vita e su quel passato che stenta a ricordare.

Una trama intricata per una storia polifonica che coinvolge tutti, dai marinai dell’Explorer al Capitano Nathan. Un racconto corale in cui non c’è un solo filo conduttore, ma tutto si incrocia e si unisce, dal tassello più piccolo a quello più importante. Un poema in prosa, anzi, a fumetti in cui riecheggiano diversi rimandi letterari, anche meno visibili a primo acchito rispetto a quelli già notati precedentemente e che appartengono al filone classico – avventuroso.

Le illustrazioni di Turconi sono nitide e veloci, chiaroscurate nei tratti di maggior pathos, ma non inchiostrate. Risentono sicuramente dell’esperienza di anni di lavoro nel campo Disney.
La narrazione di Teresa Radice è fluida, sfuggente, ma senza mai perdere il filo della storia, capace di raccordare gli innumerevoli fili narrativi in un unicum letterario dal sapore ottocentesco.

barPossiamo trovare altri riferimenti letterari sottesi ad una prima lettura, che riguardano principalmente l’ambientazione fantastica da una parte, realistica dall’altra del porto proibito: locus amoenus, o sarebbe meglio dire sconosciuto agli occhi dei più, che si mostra solo a chi si trova nella categoria dei non-vivi non-morti, ossia coloro che ancora non hanno trovato ancora portato a termine il cammino per cui sono stati designati nella loro vita e, per questo motivo, si ritrovano a peregrinare in lungo e in largo fino al giorno in cui non l’avranno trovato.

Una storia che una doppia chiave di lettura si presta ad essere riletta più e più volte per carpirne pienamente il senso. Questo è il caso delle storie di Abel, del Capitan Nathan, delle tre sorelle Stevenson e di Rebecca, protagonisti ognuno a suo modo di una storia molto più grande.

Stefano Turconi, classe 1973, è un disegnatore e fumettista. Dopo essersi diplomato all’Accademia di Brera e alla Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, entra a far parte dell’Accademia Disney come allievo di Alessandro Barbucci. A fine anni novanta comincia varie collaborazioni con le uscite per ragazzi su Topolino, PKNA e W.I.T.C.H. Inoltre è cofondatore del Settemondi Studio, un gruppo di autori italiani nato da un’idea di Giovanni Gualdoni. Lo Studio pubblica fumetti soprattutto in Francia per la Soleil Productions (Edizioni BD in Italia). Il suo stile risente sicuramente l’influenza dell’Accademia Disney, ma anche del fumetto francese con una spiccata per le atmosfere e le ambientazioni esotiche.

Teresa Radice, classe 1975, ha studiato lingue e scrittura creativa. Dopo la Laurea in Comunicazione, a seguito un corso di sceneggiatura Disney tenuto da Gianfranco Cordara. Quindi ha studiato sceneggiatura all’Accademia Disney, entrando in redazione nel 2002. Riconosce come suo maestro lo sceneggiatore Alessandro Sisti, uno dei padri putativi dell’universo di Pikappa, che l’ha aiutata con suggerimenti e critiche a realizzare la sua prima storia Disney, Zio Paperone e l’emù di sangue blu, uscita l’8 luglio 2003. Inoltre considera suoi modelli Fausto Vitaliano e Bruno Enna. Ha lavorato anche per altre testate disneyane soprattutto W.I.T.C.H e X-Mickey, per la quale ha scritto numerosi episodi. Sembra che Teresa abbia conosciuto il disegnatore Stefano Turconi lavorando insieme alla storia Legame Invisibile, sempre per la X-Mickey.
I due, marito e moglie, hanno già scritto a quattro mani un graphic novel, di recente pubblicazione, il volume Viola Giramondo (Tunué, Collana Tipitondi, 2013).

© Immagini Stefano Turconi, Teresa Radice/Bao Publishing

Source: pdf riservato ad uso recensione inviato dall’editore, ringraziamo Daniela dell’Ufficio Stampa Bao Publishing.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

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2 Risposte to “:: Il Porto Proibito, Stefano Turconi – Teresa Radice (Bao Publishing, 2015) a cura di Federica Guglietta”

  1. Avatar di Federica Guglietta federicaghiasophia Says:

    L’ha ribloggato su Lo scatolone di Aghia Sophia – recensioni e bla bla bla – .

  2. Avatar di Sconosciuto :: Un ‘ intervista con Teresa Radice e Stefano Turconi, autori di “Il porto proibito”, a cura di Elena Romanello | Liberi di scrivere Says:

    […] altre cose de Il porto proibito, graphic novel marinara tra avventura e Storia edita da Bao di cui Liberi scrivere si è già occupato. Oggi li abbiamo incontrati per parlare con loro di questa loro opera e non […]

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