La prima regola a cui deve attenersi un avvocato difensore è non chiedersi mai se il proprio cliente sia innocente o colpevole. Una regola che non si impara sui banchi dell’università, una regola che Mickey Haller cerca di far capire alla sua giovane associata, ancora fiduciosa, forse ingenua, avvocato per la quale hanno ancora un senso parole come giustizia, innocenza, integrità, coscienza. Haller ha imparato la lezione, ha imparato a fare i conti con la realtà per fare al meglio il suo lavoro. Ma questa lezione l’ha imparata davvero? Il dubbio è legittimo, specie se consideriamo le difficili scelte che prenderà alla fine di Il quinto testimone (The Fifth Witness, 2011), ultimo legal thriller edito in Italia, tradotto da Mariagiulia Castagnone, di quel mostro sacro che è Michael Connelly.
Diciamolo subito, scrivere legal thriller, specie basati sull’ordinamento penale americano, fatto di precedenti da conoscere rigorosamente a memoria, non deve essere una passeggiata, e se anche certamente Connelly (che avvocato non è) si sarà basato dell’aiuto di numerosi consulenti legali, i cui nomi forse appaiono nei ringraziamenti finali, sta comunque di fatto che questo autore possiede l’indubbia e piuttosto rara capacità di intrecciare espedienti, sotterfugi, procedure legali alla trama in un modo fluido e assolutamente naturale, tanto da rendere il diritto penale affascinante anche per i profani. Se comunque siete allergici alle aule di tribunale, forse non è una lettura che fa per voi, ma se non ostante leggi, cavilli, chiamate a deporre, amate lo stile di Connelly, la sua capacità di tener alta sempre la tensione narrativa, allora non resterete delusi.
Il quinto testimone è un buon Connelly, un tomo abbastanza corposo ma che si legge con gran facilità, perché la capacità di scrittura di Connelly non delude e gli permette di rendere facili e semplici trame complesse, piene di colpi di scena, e escamotage ingegnosi, e sempre motivati.
Questa volta il romanzo inizia con una forte connotazione sociale. Scritto nel 2011 in piena crisi economica, (generata dalla crisi del mercato immobiliare manifestatasi negli Stati Uniti con lo scoppio di una grande bolla immobiliare), Il quinto testimone ci presenta un Mickey Haller, disilluso ma pronto ad adattarsi ai cambiamenti economici. Abbandonate per il momento le cause penali, per mancanza di clienti solventi, Haller si occupa di aiutare le famiglie che non potendo più pagare il mutuo si vedono le proprie case pignorate dalle banche. (Dramma sociale ancora attuale, molte volte scaturito da comportamenti illeciti e fraudolenti.)
Tra i suoi clienti c’è anche Lisa Trammel, il suo primo cliente in questa nuova attività. Lisa non è affatto una vittima indifesa, anzi il suo spirito agguerrito l’ha portata a fondare un’associazione di famiglie che rischiano di perdere la propria casa, per far valere i propri diritti. Insieme manifestano davanti alle filiali delle banche, davanti ai tribunali dove si discuto i pignoramenti. Per prevenire le sue proteste la banca arriva a far emettere dal tribunale un ordine restrittivo, che non le permette di avvicinarsi alle filiali, né ai suoi impiegati.
Quando Mitchell Bondurant, l’incaricato di gestire la sua pratica viene trovato morto nel parcheggio della banca, con il cranio sfondato, Lisa Trammel diventa il primo sospettato e quando viene arrestata, in modo non tanto limpido, Haller diventa suo difensore, ritornando ad occuparsi di diritto penale, con la prospettiva di grande pubblicità e forti guadagni da una eventuale vendita dei diritti cinematografici o letterari della sua storia.
Compito principale di Haller è istillare il ragionevole dubbio nella giuria, e la sua grande occasione arriva scoprendo il legame che il morto, gravato da una brutta situazione finanziaria, aveva con un certo Louis Opparizio, perfetto uomo di paglia.
Riuscirà Haller nel suo intento, riuscirà a far liberare Lisa Trammel? In un susseguirsi di raggiri e colpi di scena, (entrerà in scena anche la mafia) si arriverà ad un finale decisamente sconcertante, ma con la consapevolezza, dopo tutto, che giustizia sia stata fatta. Forse.
Michael Connelly Negli Stati Uniti è una star, tanto che il «New York Times» gli tributa sempre il massimo degli onori, con il primo posto in classifica per ogni suo nuovo thriller. L’Italia lo ha accolto con grande entusiasmo fin dal suo primo libro, La memoria del topo, in cui fa la sua comparsa il detective Harry Bosch, indimenticabile protagonista di molti dei suoi romanzi, tra cui Il ragno, vincitore nel 2000 del Premio Bancarella. Da Debito di sangue è stato tratto il film diretto e interpretato da Clint Eastwood. Con Il Poeta, uno dei suoi libri più amati, crea il personaggio di Jack McEvoy, il reporter di nera che ritroviamo ne L’uomo di paglia. Avvocato di difesa e La lista invece ruotano intorno a un nuovo, riuscitissimo protagonista, l’avvocato Mickey Haller, che nel film The Lincoln Lawyer ha il volto di Matthew McConaughey. Tra le presenze eccellenti di due edizioni del Festivaletteratura di Mantova, nel 2010 Connelly è stato ospite d’onore al Noir in Festival di Courmayeur, dove ha ricevuto il Raymond Chandler Award. Nel 2012 è tornato in Italia per partecipare al Festival internazionale delle Letterature che si tiene a Roma. Il quinto testimone è il suo 23esimo thriller.
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