:: Recensione di La trappola del miele di Stefano Di Marino (Lite Editions collana Atlantis, 2012)

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Il caldo dopo le piogge insistenti dei giorni precedenti era opprimente. Sul terreno sconnesso l’ultimo temporale aveva lasciato pozze che brillavano come traboccanti di piombo fuso. Odore di erba bagnata e di cibo cotto in strada. Jeff passò accanto a una serie di camioncini, sei tuc-tuc gialli e neri arrivati ammaccati da Bangkok e conservati in stato di manutenzione precaria. Due degli autisti giocavano a dama con gli occhiali da sole e i cappelli calati sugli occhi. Un manifesto di incontri di Laoboxing copriva un pilastro all’ingresso del mercato. Voci lontane. Bambini che correvano. Qualche prostituta già al lavoro sulla soglia di un vetusto caseggiato francese. Pareti scrostate e lucertole del colore della sabbia.

Vientiane (Laos). Nel caldo opprimente di una delle più sensuali e misteriose capitali d’Oriente si consumano i destini di un uomo e una donna. Lei: Nikki Leong un’eurasiatica bellissima e letale. Lui:  Jeff un occidentale il cui lavoro è uccidere su commissione. La morte sembra accomunarli, ma inaspettata arriva la passione, che anche solo per un attimo, li sfiora e qualcosa cambia nelle loro vite prima che l’inevitabile si compia. Stefano Di Marino profondo conoscitore della seduzione che l’Oriente esercita da millenni in questo racconto breve venato di sensualità e esotismo ci porta a Vientiane, capitale del Laos, e ci immerge in un’atmosfera rarefatta e pregna di odori e sapori di spezie. Racconto di grande fascino ed eleganza, con grande padronanza di linguaggio, capacità introspettiva e amore per i dettagli delle ambientazioni, come è nello stile dell’autore, La trappola del miele filtra attraverso gli occhi di un occidentale un mondo antico, e per alcuni versi crudele, che dietro la sua grande bellezza nasconde una realtà fatta di povertà e corruzione, che l’autore evidenzia con pochi e decisi tratti scevri da pregiudizi, senso di superiorità o disprezzo. Seppur breve è un racconto ricco di sfumature, da leggere lentamente, gustando specialmente la capacità di Di Marino di farci vivere e partecipare all’azione. L’ambientazione perfettamente riuscita descritta con termini propri dà un senso di autenticità e calore ed è sicuramente la parte che ho preferito. Il tocco di erotismo si amalgama alla storia rendendosi quasi necessario e funzionale alla psicologia dei personaggi che proprio tramite questa particolare storia d’amore provano sentimenti che nel loro mondo sono del tutto estranei e per di più letali. Pochi dialoghi, dove per lo più emerge assordante il rumore delle pale dei ventilatori, del vociare delle strade, del breve scambio di parole codificate tra mandanti ed esecutori e tra Nikki e Jeff. Bellissimo.

Stefano Di Marino è nato a Milano nel 1961. È uno degli scrittori italiani di action/adventure thriller più seguiti dagli appassionati. Ha chiuso in un cassetto una laurea in giurisprudenza per seguire la sua vocazione di narratore senza negarsi il piacere di una lunga serie di viaggi in Oriente e una approfondita conoscenza del mondo delle discipline da combattimento e della loro cultura. Ha esordito con il romanzo Per il sangue versato (1990), seguito da Lacrime di drago (1994), entrambi pubblicati da Mondadori, Il cavaliere del vento (2000) e Quarto Reich (2002), usciti perPiemme. È anche autore di libri di viaggio e di saggi sul cinema e sulle arti marziali. Per il Touring Club Italiano ha scritto E nel cielo nuvole come draghi (2006), un viaggio a Hong Kong attraverso cinema e letteratura di genere. Noto soprattutto per i suoi romanzi di fantapolitica Ora Zero (Editrice Nord, 2005) e Sole di fuoco (TEA, 2007), ha da poco completato per Mondadori la trilogia Montecristo (2008/09), basata sull’ipotesi di un colpo di Stato in Italia. Da diciassette anni, con lo pseudonimo Stephen Gunn, scrive la serie più lunga (trentasei episodi) della spy story italiana su Segretissimo: Il Professionista, che dal maggio 2011 ha una sua collana di ristampe intitolata Il Professionista Story.

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