:: Recensione di Missione in Alaska di Mykle Hansen a cura di Giulietta Iannone

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1Merda. Dovrò anche cambiare lo pneumatico. Ma posso fare anche quello. Marv Pushkin può farlo. Marv Pushkin può fare tutto, perché è in armonia con l’universo. Marv Pushkin trionfa. Sempre.

Marv Pushkin, uno yuppie come si diceva qualche anno fa,  maschio, bianco, americano, manager di successo, giovane, bello, sexy, ricco, griffatissimo dalla calza alla mutanda, piace alle donne, cazzo, chiedete a Marcia del Controllo Prodotti, una sventola da paura, un sollazzo per il suo Walter, pensa bene che per accrescere ancora di più il suo potere, per contare di più all’interno dell’azienda, per fare parte della ristretta enclave dei dirigenti che contano, quelli per intenderci che per consolidare il loro affiatamento vanno in Tailandia in gita premio a sniffare e scopare come conigli, cosa c’è di meglio che esibire una testa d’orso impagliata nel suo super accessoriato ufficio e così carico di adrenalina e testosterone a mille organizza lui e la sua squadra una battuta in Alaska a caccia del prezioso Orso bruno americano. Direte voi che c’è di male? Sana avventura, contatto con la natura, gioco di squadra, il non plus ultra delle più moderne tecniche per motivare un team. Bene, diciamo che non tutto va esattamente come previsto e il nostro eroe si ritrova incastrato sotto il suo Suv, dannato cric, con i piedi in balia del concupito orso, che da orso cosa può fare se non mangiarglieli sgranocchiando cartilagini, tendini, ossa e compagnia cantando. Pensate che il nostro Pushkin si demoralizzi, niente affatto. Marv Pushkin sa che arriveranno i soccorsi, sa che l’elicottero  del Search e Rescue atterrerà e lo toglierà dai guai e poi due piedi bionici e via verso il suo luminoso futuro. Apoteosi del grottesco, allucinato e dissacrante ritratto dell’uomo medio americano, intossicato di consumismo, di gadget, di antidolorifici, figlio del Pensiero Positivo, dell’ottimismo a tutti costi Missione in Alaska di Mykle Hansen edito in Italia da Meridiano Zero e tradotto con una sorta di allegra e stralunata complicità da Francesco Francis è decisamente un libro surreale, ogni pagina contiene dosi di bizzarro umorismo capace di strappare tutta la vasta gamma di  manifestazione di piacere dalla ghignata sommessa alla risata sperticata. Hansen sicuramente è un tipaccio, su nelle foreste dell’Oregon a Portland dove vive ne avrà visti di Marv Pushkin, vestiti a capo a piedi in tuta mimetica di Ralph Lauren, affrontare una battuta di caccia o una seduta di pesca al salmone e da cosa nasce cosa, l’umorismo è contagioso e straripa nel ridicolo di un mondo, di una società senza più anima, in cui la superficialità, il gretto materialismo, la stupidità esibita come uno status sociale, fanno i loro danni e portano le loro funeste e tragicomiche conseguenze. Hansen è cattivo, sporco, scorretto e geniale e lascia al lettore la consapevolezza che se ci sono davvero persone come Marv Pushkin, si può ancora ridere, che un’ autentica risata è l’unico antidoto che ci rimane, prima della catastrofe.

Mykle Hansen, scrittore e performer specializzato in narrativa surreale e satirica, vive a Portland, nell’Oregon, ed è il brillante autore di romanzi culto come Eyeheart Everything, Rampaging F*ckers of Everything in the Crazy Shitting Planet of the Vomit Atmosphere (Wonderland Book Award 2008).
È inoltre musicista, batterista, programmatore informatico, scultore, falegname, ciclista, cultore delle arti marziali, nonché amante del tofu alla piastra.

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