Benvenuto Franco su Liberidiscrivere e grazie per avere accettato la mia intervista. Innanzitutto milanese, classe 1962, pizzetto sale e pepe, viso da moneta antica, deciso, professionale, ami parlare poco e agire. Presentati ai nostri lettori. Chi è Franco Forte?
Be’, mi hai già descritto tu, mi pare. Da parte mia posso solo aggiungere che sono un grande appassionato della scrittura, in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue forme, ed è per questo che nel tempo ho fatto un po’ tutti i mestieri legati alla macchina per scrivere (prima) e al word processor (dopo). L’essere poi riuscito a far coincidere la mia passione (e un po’ ossessione, ammettiamolo) per la scrittura con il lavoro che mi consente di vivere e di mantenere una famiglia… be’, direi che questo mi fa sentire un privilegiato, per quanto io non abbia certo ottenuto tutto questo vincendo alla lotteria, bensì lavorando duro e con caparbietà per parecchio tempo (e senza mai abbassare la guardia neppure adesso).
Professionalmente parlando non si può dire che tu non sia eclettico: scrittore, giornalista professionista, sceneggiatore, consulente editoriale, fornisci servizi di editing e curi corsi di scrittura, traduttore, curatore di antologie, editore; dovessi fare ordine tra le tue molteplici attività che priorità ti porresti? Cosa ami più fare?
Intanto un po’ di ordine lo sto già facendo. Da un anno circa, infatti, ho quasi smesso di fare il giornalista (almeno quello stipendiato da altri. Adesso scrivo e dirigo riviste del mio gruppo editoriale e collaboro solo di tanto in tanto con alcuni giornali), ho ridotto parecchio la mia attività come sceneggiatore televisivo (tanta fatica e ben poche soddisfazioni, alla fine) e mi sono messo d’impegno a curare l’orticello che prediligo: la narrativa. Non c’è niente che dia soddisfazione come pubblicare un romanzo, soprattutto quando ottiene successo e il pubblico ti legge in massa. Di certo, quella del “romanziere” è l’attività che più mi gratifica, fra tutte quelle che pratico ogni giorno.
Sei il direttore della rivista Writers Magazine Italia che oltre a pubblicare interviste ad autori e ad addetti ai lavori del mondo editoriale e articoli di tecnica di scrittura, funge da vera e propria palestra anche per esordienti. Tutti possono infatti mandare i propri racconti a questo indirizzo racconti@writersmagazine.it. Essere direttore di WMI è più una carica onorifica o agisci sul campo? In cosa consiste esattamente il tuo ruolo?
Altro che carica onorifica! Opero a 360°, scrivendo articoli per la rivista, leggendo e valutando insieme ai ragazzi dello staff i racconti che arrivano in redazione, partecipo alle discussioni online che rendono il forum della WMI uno dei luoghi più attivi e interessanti, per chi scrive, pieno di continue iniziative volte a trovare buone storie (e buoni scrittori) da pubblicare. Insomma, la WMI è stata una mia creatura fin dall’inizio, e continuo a cullarla come il mio pargolo preferito! Del resto, sa darmi molte soddisfazioni…
Sei autore di un manuale di scrittura creativa per esordienti intitolato Il prontuario dello scrittore (Delos Books). Escono molti manuali scritti da persone più o meno competenti che promettono a volte ricette miracolose per diventare scrittori a volte danno validi consigli. Con che spirito bisogna leggere questo genere di libri perché siano veramente utili?
Ho deciso di scrivere il Prontuario proprio perché non mi è mai capitato di imbattermi in un manuale di scrittura creativa che potesse essere davvero utile agli autori alle prime armi, per suggerire loro come affrontare in maniera pratica tutti gli aspetti della scrittura, dalla grammatica ai dialoghi, passando per il Punto di Vista e la scrittura di una sinossi fatta ad arte, strumento indispensabile nel momento del confronto con il mondo editoriale. Il mio si chiama prontuario (e non manuale) proprio per questo: non è un libro che pretende di insegnare a scrivere, ma uno strumento pratico da avere sempre a portata di mano, per risolvere dubbi e problemi di scrittura e per cercare, grazie alla tecnica, di dare il massimo spazio al proprio talento, per ottenere il meglio dalla propria scrittura e arrivare a costruirsi uno stile unico e personale. Se qualcuno cerca di vendervi un manuale dichiarando che vi farà diventare grandi scrittori, allora diffidatene, perché racconta solo bugie.
Come sceneggiatore hai lavorato per RIS – Delitti imperfetti e Distretto di Polizia e hai scritto sceneggiati storici piuttosto noti, come il Gengis Khan e il Giulio Cesare. Quali consigli daresti ai giovani che volessero scrivere sceneggiature per la televisione? Quali scuole sono le migliori? Quali sono le qualità principali che servono in questo particolare mestiere?
Per rispondere a tutto questo rimando i lettori a un libro che ho pubblicato di recente con la mia casa editrice, Delos Books, e che ritengo fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi in maniera professionale al mondo della sceneggiatura, che sia per il cinema o per la televisione: “Scrivere sceneggiature per il cinema e la TV”, di Francesco Spagnuolo. Un libro straordinario perché spiega come muoversi e quali strategie adottare, oltre a insegnare parecchi trucchi del mestiere, e tutto attraverso la voce dei professionisti della sceneggiatura, intervistati da Spagnuolo. Il libro, poi, ha una parte dedicata all’elenco delle scuole di sceneggiatura che possono davvero essere utili, ai bandi di concorso del genere, ai corsi universitari e a tutte le risorse che il web mette a disposizione. Un testo assolutamente indispensabile per chiunque voglia provare a entrare in questo difficile ma affascinante mondo.
Hai pubblicato numerosi romanzi, ne cito solo alcuni:Roma in fiamme,I Bastioni del Coraggio, Carthago, La compagnia della morte, Gengis Khan. Quale ti ha riservato più soddisfazioni a livello di pubblico e critica?
I miei romanzi sono tutti prodotto di una passione viscerale, e quindi ognuno, a modo loro, mi ha dato dolori, gioie, rabbia e soddisfazione. Non ne ho uno preferito, perché ripensare a ciascuno di essi significa per me tornare nel periodo in cui ci ho lavorato, a quando ho studiato le fonti storiche per mesi, mi sono immerso nella mentalità dei protagonisti, nel mondo che li circondava. Ogni volta è stato come fare un viaggio nuovo e incredibile in qualche meravigliosa isola dei Caraibi, e quindi dire in quale io abbia trovato il mare più trasparente e impossibile. Lascio ai lettori esprimere giudizi di merito sui miei romanzi: sono questi che mi servono per capire che cosa vuole il pubblico e orientarmi nelle mie prossime opere.
Scrivere un romanzo storico implica un serio e lungo lavoro di ricerca, tu come ti documenti? Preferisci fare ricerche su Internet o trascorri lunghe ore in biblioteca consultando vecchi tomi magari nel reparto rarità? Prendi appunti? Trascrivi brani? Parlami proprio del lavoro in sé.
E’ la parte più difficile, faticosa e lunga da realizzare. In media, se per scrivere un romanzo storico mi ci vuole un anno di lavoro, almeno sette mesi sono dedicati solo alla ricerca e allo studio delle fonti storiografiche, il che significa partire dal web per le nozioni più generiche e poi approfondire sui testi degli storici, acquistando tonnellate di libri, frequentando biblioteche e andando sul posto, quando possibile. Al termine di questa vera full immersion in tutti gli aspetti del mondo e dei personaggi che devo ricreare, e dopo che dettagli, curiosità e aspetti più generali sono stati ordinati in un file nel mio computer, comincio a scrivere, e alla fine mi rendo conto che di tutto il materiale che ho raccolto sì e no ne userò un dieci per cento. Credo sia questo il vero segreto del buon romanzo storico: non lasciare nulla al caso, prepararsi al massimo prima, e poi evitare di essere leziosi e pedanti (e cattedratici) infarcendo il libro di tutto quello che si è appreso, perché altrimenti si rischia di scrivere non un romanzo ma un trattato di storia.
In questi giorni è uscito in libreria il tuo ultimo romanzo storico Roma in fiamme – Nerone, principe di splendore e perdizione, settimo volume della Storia di Roma di Mondadori. Una biografia romanzata di un personaggio storico a dir poco controverso. Alcuni storici ritengono che Nerone sia stato vittima di una vera e propria campagna denigratoria, pensiamo solo a Tacito. Tu studiando il personaggio, ricostruendolo minuziosamente con luci e ombre, che idea ti sei fatto di Nerone?
Non lo svelo certo qui! Ci ho messo un anno per dare la mia interpretazione di Nerone in questo romanzo, una interpretazione che per la prima volta nella storia viene direttamente dal punto di vista di Nerone stesso, e che quindi mi ha costretto a “immedesimarmi” molto in questo egocentrico, un po’ folle ma anche geniale imperatore. Di sicuro, però, posso dire che gran parte dell’iconografia negativa costruita attorno a Nerone è stata ormai smantellata pezzo per pezzo dagli storici, alla luce delle nuove interpretazioni delle fonti classiche (Tacito, certo, ma anche Svetonio e Dione Cassio), e soprattutto la ridicola e stravagante interpretazione che ne ha dato Hollywood, con la pagliacciata di Quo Vadis. Nerone non era un santerellino, anzi, era uno psicopatico molto attuale e vicino a certa politica spettacolo dei nostri giorni (a lui il Bunga Bunga faceva davvero un baffo…), un visionario che credeva di essere un grande artista del canto e della citarodia, e per certi versi un bambinone cresciuto troppo in fretta (pochi sanno che è diventato imperatore a soli 17 anni), eppure non era un incendiario, non era un persecutore di cristiani, ed era molto più attento alle condizioni economiche dell’impero e del popolo di quanto non lo siano certi politici d’oggi. Un personaggio, insomma, tutto da riscoprire…
Seneca e Nerone, maestro e allievo, quasi padre e figlio. Nerone in fondo ha seguito molti suoi insegnamenti e molta della sua grandezza è dovuta al suo antico maestro. Parlami del rapporto tra Seneca e Nerone.
Se Nerone è meno spregevole di quanto certa propaganda storica ci ha fatto credere, allo stesso modo Seneca è meno pio, stoico e disincantato di quanto le fonti (fra cui quelle da lui stesso scritte e tramandate ai posteri) lascino intendere. Come tutte le persone, aveva una personalità complessa e profonda, e se nei primi tempi del regno è stato d’aiuto a Nerone per sgravarlo di certi impedimenti amministrativi che il giovane imperatore odiava, poi si è dimostrato poco incline a comprendere la mente sfaccettata e sempre in movimento di Nerone, che andava persino al di là dello schema comune dei potenti: Nerone, infatti, non ambiva al denaro, al potere in se stesso; la cosa che più lo ossessionava era il consenso della gente rispetto alla sua arte, e per questo era disposto a tutto. Seneca, che professava a parole la morale stoica e poi agiva arricchendosi e accrescendo il proprio potere personale, era in conflitto prima di tutto con se stesso, e alla fine ha dovuto arrendersi all’evidenza che il primo nemico della morale di un uomo sono le sue stesse manchevolezze, di cui lui non era certo privo. Anzi.
La Roma imperiale è sicuramente uno scenario affascinante, pieno di fasto, sfarzo, magnificenza, e anche miserie. Cosa ti ha colpito di più? Raccontaci anche un particolare della vita quotidiana curioso, bizzarro, insolito.
Ho scritto 500 pagine di Roma in fiamme e quasi altre 500 di Carthago, in cui la magnificenza dell’Urbe emerge in tutto il suo splendore. In questo romanzo dedicato a Nerone, poi, le curiosità, le bizzarrie, le astrusità del sottobosco della Roma imperiale emergono con forza, e ci fanno conoscere una città che era pronta a divorare se stessa pur di gozzovigliare ed eccedere in ogni situazione. Nerone l’ha conosciuta da vicino, vi ci si è immerso e ne ha respirato l’aria fetida, poi ha deciso che bisognava cambiarla, e ha provato a mettere in atto una rivoluzione culturale davvero (quella sì) epocale. Ci è quasi riuscito, e se non fosse stato un megalomane tutto preso da stesso, forse avrebbe anche potuto farcela a cambiare per sempre le abitudini grezze e volgari dei romani…
Avrei tante e tante domande da farti sul libro ma a questo punto rimando anche i nostri lettori alla lettura del romanzo e al tuo interessante sito www.franco-forte.it. Per concludere mi piacerebbe sapere qualcosa sui tuoi progetti per il futuro?
Sono troppi per elencarli tutti. Dico solo che ho già consegnato a Mondadori il mio prossimo romanzo, che sarà un thriller ambientato nella Milano del 1500 (una sorta di spin-off di “I Bastioni del Coraggio”), che a luglio uscirà in Segretissimo la seconda avventura del mio mercenario d’acciaio, Stal, e che nella seconda metà di quest’anno sarò in libreria con un altro libro firmato a quattro mani con un’altra autrice, di cui però non posso svelare ulteriori particolari.
Ciao e grazie per l’ospitalità.
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