:: Recensione di Nina dei lupi di Alessandro Bertante a cura di Giulietta Iannone

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Nina dei lupi di Alessandro Bertante

Nina dei lupi (Marsilio) dopo Malavida e Al Diavul  riporta Alessandro Bertante al romanzo con una storia intensa e visionaria in cui il valore simbolico trascende il classico realismo per trasportare il lettore in una dimensione mitologica e leggendaria. Nina dei lupi  è un canto magico, evocativo come una fiaba, e non a caso della fiaba ha la struttura morfologica e mi ha portato a riscoprire le Fiabe italiane di Calvino vera raccolta della tradizione popolare in cui l’autore ha tratto spunto dalla storia del folklore. Come ogni fiaba ha un cuore oscuro in cui si mostra quanto gli archetipi psicanalitici siano potenti e misteriosi e quanto il male e la paura, anche se esorcizzati, siano l’origine di tutto l’immaginario fantastico di fiabe come quelle di  Andersen, dei fratelli Grimm o di Perrault. Nina dei lupi attinge a piene mani da questo immaginario e narra l’ eterna lotta tra Bene e Male in cui la figura dell’eroe emerge con connotazioni epiche e direi anche fantastiche anche se sono il suo coraggio e la sua forza morale, più che reali poteri magici, a fare la differenza. E’ una fiaba ecologista se vogliamo, la Natura spiccatamente simbolica assume un ruolo quasi sacro e funge da catalizzatore per tutta la narrazione e costruire un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con essa diventa l’unico imperativo morale lasciate per  strada come carcasse inutilizzate tutte le religioni rivelate o i credi laici dell’Occidente. Oltre a riti ancestrali, e a legami profondi con la Natura contiene anche un messaggio pacifista e antiviolento che ribalta la visione egoistica e individualista di un capitalismo accaparratore che trasforma i beni materiali in divinità pagane di un culto materialistico e predatorio. Tutto ha inizio con una generalizzata crisi economica che fa sprofondare il mondo Occidentale nella barbarie. La recessione, la crisi finanziaria, il conseguente fallimento delle banche porta ad un cataclismatico punto di rottura e di non ritorno in cui l’esercito spara sulla folla inferocita e le metropoli si trasformano in campi di battaglia dove il cielo con le sue striature argentate, rosse, violette, nere, diventa testimone dell’esplosione della violenza più cieca e più devastante. Malattie senza nome si abbattono come piaghe bibliche in un apocalittico tripudio di mali e la fine del mondo Occidentale tralascia dei sopravvissuti che si dividono tra bande di predatori e di predati. In questo scenario da tregenda Nina, una bambina ormai proiettata nella sua dimensione di donna, scampata all’insana follia collettiva e alla ferocia vive con i nonni Marta e Alfredo e ad altri sopravvissuti  a Piedimulo,  un piccolo borgo ai piedi della montagna e della foresta dei lupi, isolato grazie ad una frana che ha interrotto ogni via di comunicazione con il mondo esterno. Ma l’isolamento e la salvezza non durano a lungo, un giorno maledetto una banda di predatori guidati da Fosco, un agente immobiliare prima della sciagura, irrompe nel villaggio e massacra senza pietà gli abitanti solo Nina e pochi altri vengono risparmiati. Nina fugge e viene raccolta da Alessio Slaviero l’ uomo solitario che vive oltre il torrente in compagnia di una coppia di lupi, l’eroe che come in ogni leggenda incarna in sé il riscatto e la liberazione. Nina si trasforma da fragile bambina spaventata in eroina-madre leggendaria fondatrice di una nuova generazione e la sua storia diventa mito.

Alessandro Bertante (Alessandria, 1969), narratore e saggista, vive a Milano. Fra i suoi romanzi ricordiamo Al Diavul (Marsilio, 2008), vincitore del Premio Chianti, Estate crudele(Rizzoli, 2013), vincitore del Premio Margherita Hack, Gli ultimi ragazzi del secolo (Giunti, 2016), Premio Campiello – Selezione Giuria dei Letterati, e Pietra nera (nottetempo, 2019) e Nina dei lupi (Marsilio, 2011; nottetempo 2019). Insegna alla Nuova Accademia di Belle Arti e alla IULM di Milano.

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