:: Recensione di La libraia di Orvieto di Valentina Pattavina a cura di Giulietta Iannone

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Dopo avervi proposto thriller e noir, mie abituali letture preferite, ecco a voi una tenera storia ambientata a Orvieto, idilliaca cittadina umbra, luogo ideale per descrivere le dinamiche della vita di provincia. La libraia di Orvieto edita da Fanucci è la convincente opera prima dell’esordiente Valentina Pattavina, catanese, 42 anni, curatrice dal 1999 con Vincenzo Mollica della serie “Parole e Canzoni” di Einaudi Stile Libero. La Pattavina si avvicina per la prima volta alla narrativa con una storia delicata e divertente, una commedia nera in cui vari generi si intrecciano dando vita ad un piccolo gioiello davvero ben scritto, colto e raffinato. Scrittura minimalista, capitoli brevissimi, quasi schegge cadenzano, questo bizzarro e curioso romanzo che ha per protagonista Matilde una quarantenne single e irrequieta che dopo vari vagabondaggi per l’Italia, si rifugia ad Orvieto sfuggendo al proprio passato e raggiunge un’ oasi di sogno: può fare la libraia, sua grande aspirazione, grazie al vecchio e garbato professor Paolini; incontra buffi e teneri personaggi che l’accolgono come una naufraga e le fanno posto nella loro stretta cerchia di amicizie consolidate dagli incontri del sabato in cui si riuniscono per giovcare a carte, per mangiare piatti tipici umbri e per rinsaldare  una strana complicità che ben presto si rivelerà per lo meno sospetta agli occhi della attenta Matilde; finanche si innamora dell’affascinante e bel Michele, nipote del Paolini. Poi quasi per un gioco del caso emerge dal passato un omicidio irrisolto. Dieci anni prima infatti fu rinvenuto nel bosco il cadavere di un uomo, impiccato ad un albero, in una strana messinscena che apparentemente avrebbe dovuto fare pensare a un suicidio. I carabinieri indagarono svogliatamente facendo sì che le indagini raggiungessero un punto morto. Dieci anni dopo, quando ormai ogni pista sembra perduta e il colpevole vive indisturbato, Michele e Matilde riprendono le indagini e stranamente ostacolati dal gruppo di amici che li circonda, quasi trincerati dietro una fitta trama di silenzio complice, arriveranno finalmente a far luce sulla sconcertante verità.
La libraia di Orvieto di Valentina Pattavina, Fanucci, Collezione Vintage, 2010, 244 pagine, brossura, prezzo di copertina Euro 16,00.

Valentina Pattavina, editor, è nata a Catania nel 1968. Ha studiato archeologia. Dopo un’intensa attività nel mondo dello spettacolo, nel 1996 inizia a lavorare nell’editoria, ricoprendo diversi ruoli in ambito redazionale. Collabora tra gli altri con Fanucci, Chiarelettere e Einaudi, in special modo con Stile Libero, per la quale dal 1999 ha curato insieme a Vincenzo Mollica la serie Parole e canzoni dedicata ai cantautori. Per Stile Libero ha scritto i libri Non principe, ma imperatore. Storia di Totò, dalla polvere del palcoscenico alle luci del cinema (2008) e La grande anima d’Italia. Alberto Sordi, dal teatrino delle marionette ai fasti del cinema, una monografia su Paolo Villaggio e una su Vittorio Gassman. Per i tipi di Fanucci ha scritto i romanzi La libraia di Orvieto (2010) e La libraia di Orvieto. L’ultima eredità (2011).

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5 Risposte to “:: Recensione di La libraia di Orvieto di Valentina Pattavina a cura di Giulietta Iannone”

  1. utente anonimo Says:

    Dire "esordio incolore" è poco. Il libro avrebbe dovuto essere pubblicato – se proprio si doveva farlo (e non se ne vede il motivo…) – nella collezione Harmony.La scrittrice dimostra anche di conoscere poco la "bellissima cittadina umbra": ve lo immaginate a girare per Orvieto in bicicletta, con tutti i suoi saliscendi?Nessun orvietano lo fa!Se proprio su Orvieto si deve leggere, meglio, molto meglio il poco conosciuto "La nostalgia languida dell'ombra", di Fabio Cerretani, pubblicato da Ilisso: altro linguaggio, altro spessore.

  2. utente anonimo Says:

    Il precedente commento, di utente anonimo, mi sembra particolarmente interessato e pieno di livore: la stessa recensione è stata ripetuta in diversi siti e pseudoriviste letterarie. Nelle vesti dell'autrice del libro avrei più di una perplessità su simile atteggiamento che comunque denota un'attenzione allo scritto fuori dal comune!

  3. utente anonimo Says:

    Oddìo, quanto a lezioni di stile, anche il riportare sulla fascetta del romanzo una citazione entusiastica del buon Vincenzo Mollica (collega di lavoro alla Rai), non è che sia il massimo… Per tacere sul fatto che la Pattavina viene pubblicata dallo stesso editore per cui lavora.Ma quest'altra anonima il libro in questione l'ha letto, e ha qualcosa da dire al riguardo? Oppure è solamente il "senso di giustizia" che la anima?

  4. utente anonimo Says:

    Ho appena finito di leggere il libro. Mi dispiace per i commenti negativi perche' io l'ho trovato gradevole, divertente (come non sorridere alla descrizione della presentazione delle poesie di Giorgina!) e in fin dei conti una buona lettura.  Il "dovere" di ogni libro sia di raccontarci una storia,  farci credere che si vera ed infine di farci venire voglia di leggere altri libri…Questo libro ci riesce molto bene! A quando il prossimo?Nicoletta 

  5. utente anonimo Says:

     
    L’esordio di Valentina Pattavina,a mio avviso, regala una piacevole lettura da godersi in un pomeriggio di relax, senza aspettarsi emozioni forti.
    Trovo che il primo punto vincente di questo libro sia lo stile scorrevole e divertente dell’autrice. Il secondo é la figura di Matilde, che rende più interessante le vicende quotidiane, tra una sosta al bar di Alfredo e gli strafalcioni dei clienti, rispetto alla trama, poco avvincente, dell’impiccato.
    Una sorta di "signora in giallo" dove è più accattivante  la protagonista/investigatrice che il mistero da svelare.
    Roberta.

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