Intervista a Eliselle a cura di Giulietta Iannone

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eliselleCome è nato in te l’amore per la scrittura?

È una domanda difficile. Da piccola ho sempre avuto la passione per la scrittura, rompevo le scatole a mio padre perché mi insegnasse a leggere, ero curiosa. Alle elementari scrivevo poesie. Durante l’adolescenza ho scritto diari su diari, come terapia. La scrittura è sempre stata parte di me e del mio modo di essere e di parlare con me stessa e con gli altri, è stato impossibile non amarla perché in certi periodi era davvero l’unico mezzo di comunicazione che avevo col mondo.

Cosa stai leggendo al momento?

Sto leggendo due romanzi, diversissimi tra loro: Amore senza amore di Michelle Tea e Se domani farà bel tempo di Luca Bianchini.

Quali sono i tuoi scrittori preferiti?

Ce ne sono talmente tanti che non saprei da dove iniziare. Quelli contemporanei a cui faccio riferimento più spesso sono Valerio Massimo Manfredi, che seguo non solo come romanziere ma anche come saggista, Ellis e Welsh, Cornwell e Llywelyn per i romanzi storici, Wendy Holden per la chick lit, Ken Follett di cui sto attendendo con ansia il seguito de I pilastri della terra. Poi ci sono quelli che ti fanno studiare a scuola a forza, e di cui non comprendi subito la grandezza, e vai in seguito a recuperare perché non ne puoi fare a meno: Pirandello, Calvino, Fenoglio, Manzoni, Verga. Sono tanti.

Parlami del tuo metodo di scrittura, ne ha i uno, scrivi di getto, fa i molte stesure?

Nessun metodo particolare. Mi viene un’idea e la appunto. Poi ci lavoro, anche anni dopo. Per la stesura, dipende: a volte le parole escono da sole, altre volte le devo ripensare e riscrivere, ma cerco di non perdermi. L’ultimo romanzo è nato quasi di getto perché avevo le idee molto chiare, e durante la fase di scrittura mi veniva naturale apporre qualche modifica a quello che avevo in mente, con naturalezza.

Cosa pensi della relazione tra essere donna e scrittrice?

Non la vedo in questi termini: la relazione è tra la persona e la scrittura, non tra il sesso di appartenenza e la scrittura, nonostante ci siano le famose “etichette” che tentano di imbrigliare quello che scrivi, di catalogarlo in qualche modo (a volte sbagliando decisamente – e spesso consapevolmente: il marketing tiranno – definizione). Io non mi sento ancora “scrittrice” perché il mio è un continuo cammino di ricerca e sperimentazione e più che altro scrivo per imparare, evolvere, migliorarmi.

Ti senti in qualche modo parte di un movimento femminista che usa la scrittura come strumento di affermazione?

Spesso nei miei racconti e nelle mie storie parlo di donne, e a volte sono donne schiacciate da un mondo ancora molto maschile e maschilista: più che di un movimento femminista, mi sento parte di quella corrente di donne che scrivono usando l’ironia, anche pungente e dissacratoria, per puntare il dito contro quello che non va. In alcuni pezzi, più che l’ironia ho utilizzato il sarcasmo. In altri la drammaticità della violenza. Ma ho un modo tutto mio di vedere le cose e interpretarle.

Per uno scrittore che importanza ha il successo?

Dipende. A volte ti permette di avere la sicurezza necessaria per dedicarti solo alla scrittura senza avere bisogno di un secondo lavoro per mantenere la tua vera passione. Altre volte il successo può diventare la tomba dell’ispirazione, delle buone idee e della buona scrittura: a mio avviso serve un certo grado di concretezza per non perdere il contatto con la realtà e continuare a dare fondo al talento, all’ispirazione. Poi ripeto, dipende sempre da quello che uno vuole e cerca: se si vuole diventare una literature-star e concorrere con le rock-star, allora è un altro paio di maniche.

Stai scrivendo attualmente?

Ho appena finito un nuovo romanzo, molto divertente, e al momento sto recuperando energie e riattivando i circuiti. La scrittura dovrà aspettare, solamente per un po’.

Ami più leggere o scrivere?

Se leggo mi dimentico di mangiare, bere, uscire, chiamare gli amici, in una parola vivere, ma non smetterei mai. Se scrivo, dopo un po’ devo staccare per non essere completamente assorbita delle mie energie. Parlando di impegno, sento meno quello della lettura, è più immediata e piacevole. Ma parlando di amore, devo dire che amo entrambe le cose.

Definiscimi la parola talento.

Un dono, una caratteristica innata che si manifesta naturalmente, ma che va allenata costantemente, come un muscolo, per poter essere potenziata e dare il meglio.

Che studi hai fatto? Hai imparato ad amare i libri sui banchi di scuola?

Ho fatto studi classici anche perché amavo leggere, e per me non è stato troppo difficile adattarmi alle richieste degli insegnanti che mi riempivano di libri per fare tesine, schede e temi in classe. Certo come tutti gli alunni del mondo alcuni autori li ho davvero amati, altri li ho solo sopportati. Ma col tempo ho imparato ad apprezzarli.

Hai letto Tolstoj ?

Sì, a scuola. Faceva parte degli autori che sopportavo. Per assurdo, però, amavo Manzoni, che solitamente è odiato dalla maggioranza degli studenti. I casi strani della vita…

Quando hai capito di essere una scrittrice?

Mi sono accostata alla scrittura in modo diverso dopo i vent’anni. Prima era solo una valvola di sfogo personale, poi ha subito un’evoluzione naturale e finalmente ho preso le distanze da me stessa e dal mio ombelico. Ho iniziato a raccontare di altro, di altri. A osservare di più la realtà. Ad ascoltare meglio quello che mi circondava. A dargli voce. Chissà, forse questa è la strada giusta per diventare una scrittrice.

Ami la poesia? Stai leggendo libri di poesia attualmente?

Li leggo a volte per lavoro, per la rassegna letteraria che curo per Delirio.NET, il portale di attualità che seguo da quattro anni. Per le mie letture personali, però, sono sincera: preferisco la prosa.

Parlami della relazione tra cinema e letteratura, pensi che sia un bene?

Io trovo che le contaminazioni e gli scambi tra le arti siano ricchezza. Io amo molto sia cinema che letteratura, a volte una pellicola ti può ispirare per scrivere e tirare fuori quel che hai dentro. E allo stesso modo da un romanzo può scaturire un grande film. Come sempre, dipende dall’uso che si vuole fare delle idee.

Sei felice quando scrivi?

A volte sono felice, altre volte divertita, altre ancora incazzata. Scrivere amplifica i miei stati d’animo ma allo stesso tempo, in qualche modo, mi rasserena e mi permette di esprimere le mie emozioni. Mi libera.

Trovi interessante il teatro? Ti piacerebbe scrivere degli script teatrali?

Mi ha sempre affascinato. Alcuni miei testi sono diventati monologhi per Strettamente Riservato, uno spettacolo che si tiene in teatri off milanesi da qualche anno, con un buon successo di pubblico. Ora sto scrivendo e curando una sperimentazione teatrale, tratta da un progetto web su Liberaeva.com (che diventerà un libro a Ottobre coi pezzi migliori), intitolato Le interviste impossibili. Sul palcoscenico, tre grandi donne della storia e del fumetto che hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo: Matilde di Canossa, Beatrice di Dante e Eva Kant. La rappresentazione è già stata fissata e verrà a fatta a fine Ottobre.

Ti hanno mai chiesto di scrivere per la tv, sceneggiature, spot, palinsesti televisivi?

Sì, ed è stato divertente. Ti mette a contatto con un modo diverso di scrivere, contano i dialoghi, è un’ottima palestra per allenare la mente e affinare alcune tecniche.

Conosci altri scrittori? Che rapporti vi lega?

Conosco tanti scrittori, li intervisto per Delirio.NET, dialogo con loro, li presento agli eventi, alle volte mi presentano loro. Con alcuni nascono bei legami d’amicizia, con altri ci sono solo rapporti professionali.

Oltre a scrivere svolgi altri lavori legati all’editoria?

Mi occupo spesso delle bozze con tutto quel che ne consegue: lettura, correzione, editing, consigli e proposte all’autore. Spero che si trasformi in un lavoro, prima o poi.

Hai già un agente letterario, se sì, che rapporto vi lega, è un semplice rapporto professionale, un’amicizia, un rapporto di amore-odio?

Non ho un agente letterario. Finché posso e riesco, faccio da me. In futuro, si vedrà.

Eliselle è nata a Modena nel 1978. Laureata in Storia Medievale con un Master in Diritto della Comunicazione, lavora come copywriter. Inizia a scrivere giovanissima per passione e ha al suo attivo tre romanzi, Laureande sull’orlo di una crisi di nervi (Effedue Edizioni, 2005), Nel paese delle ragazze suicide (Coniglio Editore, 2006) ed Ecstasy Love (Eumeswil Edizioni, 2007). Ha scritto il romanzo storico Francigena – Novellario a.D. 1107 (Fabrizio Filios Editore, 2007) insieme a due scrittori modenesi e firmandolo col suo nome e cognome. Ha appena concluso il suo ultimo romanzo. Ama scrivere racconti, ha partecipato a numerose antologie ed è presente su diversi siti web dedicati alla scrittura. Alcuni suoi testi vengono rappresentati in teatri off off milanesi. Collabora con riviste online e cartacee di attualità, erotismo e cultura e per la rubrica letteraria di Blue. I suoi siti personali sono Eliselle.com e Delirio.NET.

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6 Risposte to “Intervista a Eliselle a cura di Giulietta Iannone”

  1. LorenzoMazzoni Says:

    Bene, bene… bella intervista… non avrei mai immaginato Ken Follet…

    buona giornata

    Lorenzo

  2. Eliselle Says:

    Perché Ken Follett no? 🙂

    Come copywriter, ho scritto e collaboro con un’agenzia per redazionali di riviste di settore e testi per brochure e cataloghi per diverse aziende, in più scrivo testi giornalistici per la rivista promozionale dell’agenzia di pubblicità.

  3. liberdiscrivere Says:

    Grazie Eliselle, il termine giusto era copywriter, ti ringrazio ancora.

  4. Eliselle Says:

    Grazie a voi!

  5. anneheche Says:

    Splendida intervista 🙂

  6. JoRy Says:

    bella intervista e bellissima la ragazza *-* XD

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