
Un sottile, ma efficace analisi psicologica, un’ ambientazione accennata quel tanto che basta, con poche succinte ma acute pennellate, e una trama lineare sono caratteristiche tipiche di Naspini, su cui poggiano di continuo sensazioni e fatti nuovi da scoprire nel corso della narrazione.
Scopriamo nell’Ingrato tutti i pregi e gli innumerevoli difetti della piccola provincia dove tutti conoscono tutti (in questo caso abbiamo un paesino immaginario della Maremma toscana ) e diventano la scusa per una giusta e bene motivata denuncia della maldicenza. Questo brutto vizio subdolo, affilato, talvolta usato anche da persone insospettabili. La maldicenza è come il venticello che si accompagna come un gemello alla calunnia, ricordate Rossini?: “va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente nelle teste e nei cervelli fa stordire e fa gonfiar….” Ma può anche esplodere … Ecco infatti e anche qui nel suo primo breve romanzo, oggi rivisitato da Naspini, la maldicenza cittadina si dilata per sfogare la tensione emotiva di fronte a un nugolo di insoddisfazioni, preoccupazioni, quelle non mancano mai, fino a diventare incontrollabile.
Luigino Calamaio, fiorentino d’origine, di professione maestro elementare vive ormai da vent’anni a Le Case, borgo arrampicato sulle colline dell’entroterra maremmano. Sempre gentile, riservato ed educato. in paese, è considerato una persona perbene. A parte quel “vizietto” di poco conto .
Sì, perché Calamaio ha una vera e propria incontenibile passione: dipingere alla maniera di Toulouse Lautrec ma non si sente all’altezza di creare nuove opere. Ritrae le sue modelle, immergendole nell’atmosfera e nelle situazioni dei quadri di Lautrec e poi conserva i quadri in un sottoscala di casa sua, in paese. Un tempo gli piaceva guardare le bambine senza vera malizia, così solo mentre andavano in bagno, ma non per motivi sessuali solo per lasciarsi ispirare dalle loro nudità ma, dopo aver rischiato di farsi scoprire da una rossina Chiara Rambaldi, aveva smesso per sempre. La cosa era stata fatta passare dalla scuola come una crisi isterica di una bambina in lutto per la morte di un familiare.
Da quel momento Calamaio aveva chiuso, limitandosi a scorrazzare per la campagna alla ricerca di idee, atmosfere ma e soprattutto, dopo aver corretto i compiti, a chiudersi a lavorar di pennello nel suo sottoscala, e a rigenerarsi catapultandosi idealmente in un’altra epoca, creando ardite riproduzioni di Lautrec.
Solo, ormai prossimo alla pensione, nessuna storia d’amore importante nella sua vita ( ha avuto solo un paio di relazioni sbagliate finite presto).
Ma la sua vita ripetitiva di uomo verrà interrotta dal ritorno di Chiara, Chiaretta Rambaldi la ragazzina dai capelli rossi diventata, donna arrivata a Case Nuove in compagnia di un giovane come lui e immersa fino al collo nel mondo della droga. E quando sola e senza più mezzi, avrà bisogno di sostegno e di aiuto per disintossicarsi, il maestro, il Calamaio, sarà l’unico a darglielo e ad accoglierla in casa. Da quel momento farà di lei la modella per i suoi quadri, affezionandosi a lei. Ma mal gliene incoglie perché in breve, Luigino Calamaio si troverà prigioniero di una serie di eventi e maldicenze incontrollabili in paese, mentre gli si rinfaccia l’ingratitudine, di lui, accolto proveniente dalla città, che non è si adattato alle ferree regole di una comunità contemporaneamente giudice, carnefice e vittima di se stessa.
La vox populi l0 condanna per qualche cosa di non noto, addirittura inesistente ma percepito come immorale, nato da oscene fantasie che passando di bocca in bocca, si ingigantiscono trasformandosi, come in bocca a Don Bortolo nel Barbiere di Siviglia, da un venticello in temporale fino a deflagrare in un colpo di cannone.
Tutto perché il povero maestro , il Calamaio, ha superato i sacri confini del conformismo, un vero delitto senza possibilità di appello per una società gretta e chiusa che può soltanto accogliere o respingere.
Lui infatti, innocente vittima di quel gioco al massacro verrà emarginato e ridotto alla solitudine, solo oggetto di sgarbi ed offese , come un qualcosa di nocivo da eliminare . E quando le malelingue parlando, provocando, esasperando e ferendo, faranno tanto male al punto da causare la sua reazione , a quel punto sarà la sua fine.
Sacha Naspini è nato a Grosseto nel 1976. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo I sassi (2007), Cento per cento (2009), Il gran diavolo (2014) e, per la e/o, Le Case del malcontento (2018 – Premio Città di Lugnano, Premio Città di Cave, finalista del Premio Città di Rieti; da questo romanzo è in fase di sviluppo una serie tv), Ossigeno (2019 – Premio Pinocchio Sherlock, Città di Collodi), I Cariolanti (2020), Nives (2020), La voce di Robert Wright (2021), Le nostre assenze (2022), Villa del seminario (2023), Errore 404, Bocca di strega (2024) e L’ingrato. Novella di Maremma (2025). È tradotto o in corso di traduzione in quasi 50 Paesi: Stati Uniti, Canada, UK, Australia, Francia, Cina, Corea del Sud, Grecia, Croazia, Russia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Egitto (con distribuzione in tutti gli Stati arabi), Germania, Olanda, Austria, Svizzera, Catalogna, Spagna (con distribuzione in Argentina, Messico, Cile, Perù, Colombia, Repubblica Dominicana, Costa Rica, Uruguay.). Naspini scrive per il cinema.
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