:: L’ingrato di Sacha Naspini (e/o 2025) a cura di Patrizia Debicke

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Un sottile, ma efficace analisi psicologica, un’ ambientazione accennata  quel tanto che basta, con poche succinte ma acute pennellate, e una trama lineare sono caratteristiche tipiche  di Naspini, su cui poggiano di continuo  sensazioni e fatti nuovi da scoprire nel corso della narrazione.
Scopriamo nell’Ingrato  tutti i pregi e gli innumerevoli difetti della piccola provincia  dove tutti conoscono tutti (in questo caso  abbiamo  un paesino immaginario  della Maremma  toscana ) e diventano la scusa per una giusta e bene motivata denuncia della maldicenza.  Questo brutto vizio subdolo, affilato, talvolta usato anche da  persone insospettabili. La maldicenza è come il venticello che si accompagna come un gemello alla  calunnia, ricordate Rossini?: “va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente nelle teste e nei  cervelli fa stordire e fa gonfiar….” Ma  può anche esplodere … Ecco infatti e  anche qui nel suo  primo breve romanzo, oggi rivisitato da Naspini, la maldicenza cittadina si dilata per sfogare  la tensione emotiva  di fronte a un nugolo di insoddisfazioni, preoccupazioni, quelle non mancano mai, fino a diventare incontrollabile.  
Luigino Calamaio, fiorentino d’origine,  di professione maestro elementare vive ormai da vent’anni a Le Case, borgo arrampicato  sulle colline dell’entroterra maremmano. Sempre gentile, riservato ed  educato. in paese, è considerato una persona perbene. A parte quel  “vizietto”  di poco conto .
Sì, perché Calamaio ha una vera e propria incontenibile  passione: dipingere alla maniera di Toulouse Lautrec ma non si sente all’altezza di creare nuove opere. Ritrae  le sue modelle, immergendole  nell’atmosfera e nelle situazioni  dei quadri di Lautrec e poi  conserva i quadri in un sottoscala di casa sua, in paese.  Un tempo gli piaceva guardare le bambine senza vera malizia, così solo mentre andavano in bagno, ma non per motivi sessuali solo per lasciarsi ispirare dalle loro nudità ma, dopo aver rischiato di farsi scoprire da una rossina Chiara Rambaldi,  aveva smesso per sempre.  La cosa era stata fatta passare dalla scuola come una crisi isterica di una bambina in lutto per  la morte di un familiare.
Da quel momento Calamaio aveva chiuso, limitandosi  a scorrazzare per la campagna alla  ricerca di idee, atmosfere ma e soprattutto, dopo aver  corretto  i compiti, a chiudersi  a lavorar di pennello  nel suo sottoscala,  e a rigenerarsi catapultandosi  idealmente in un’altra epoca, creando ardite riproduzioni  di Lautrec.
Solo, ormai prossimo alla pensione, nessuna storia d’amore importante nella sua vita ( ha avuto solo un paio di relazioni sbagliate finite presto).
Ma la sua vita ripetitiva di uomo verrà interrotta dal ritorno di Chiara, Chiaretta Rambaldi   la ragazzina dai capelli rossi diventata, donna arrivata a Case Nuove in compagnia di  un giovane come lui  e immersa fino al collo  nel mondo della droga. E quando sola e senza più mezzi, avrà bisogno di sostegno e di aiuto per disintossicarsi, il maestro, il  Calamaio, sarà l’unico a darglielo e ad accoglierla in casa.  Da quel momento farà di lei la modella per i suoi quadri, affezionandosi a lei. Ma  mal gliene incoglie perché in breve, Luigino Calamaio si troverà  prigioniero  di una serie di eventi e maldicenze incontrollabili in paese, mentre gli si  rinfaccia l’ingratitudine, di lui, accolto proveniente dalla città, che non è si adattato alle ferree regole di una comunità contemporaneamente giudice, carnefice e vittima di se stessa.
La vox populi l0 condanna per qualche cosa di non noto, addirittura  inesistente ma percepito come immorale, nato da oscene fantasie che passando  di bocca in bocca, si ingigantiscono  trasformandosi, come in bocca a Don Bortolo nel Barbiere di Siviglia, da un venticello in temporale fino a deflagrare  in un colpo di cannone.
Tutto perché il povero maestro , il Calamaio, ha superato i sacri confini del conformismo, un vero delitto senza possibilità di appello per una società gretta e chiusa che può soltanto  accogliere o respingere.
Lui infatti, innocente vittima di quel gioco al massacro verrà  emarginato e  ridotto alla  solitudine, solo oggetto  di sgarbi ed offese , come  un qualcosa di nocivo da eliminare . E quando le malelingue parlando,  provocando, esasperando e ferendo, faranno tanto male al punto da causare la sua reazione , a quel punto  sarà la sua fine.

Sacha Naspini è nato a Grosseto nel 1976. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo I sassi (2007), Cento per cento (2009), Il gran diavolo (2014) e, per la e/o, Le Case del malcontento (2018 – Premio Città di Lugnano, Premio Città di Cave, finalista del Premio Città di Rieti; da questo romanzo è in fase di sviluppo una serie tv), Ossigeno (2019 – Premio Pinocchio Sherlock, Città di Collodi), I Cariolanti (2020), Nives (2020), La voce di Robert Wright (2021), Le nostre assenze (2022), Villa del seminario (2023), Errore 404, Bocca di strega (2024) e L’ingrato. Novella di Maremma (2025). È tradotto o in corso di traduzione in quasi 50 Paesi: Stati Uniti, Canada, UK, Australia, Francia, Cina, Corea del Sud, Grecia, Croazia, Russia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Egitto (con distribuzione in tutti gli Stati arabi), Germania, Olanda, Austria, Svizzera, Catalogna, Spagna (con distribuzione in Argentina, Messico, Cile, Perù, Colombia, Repubblica Dominicana, Costa Rica, Uruguay.). Naspini scrive per il cinema.

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