
Carla Madeira, l’autrice bestseller brasiliana che con L’amore è un fiume ha conquistato migliaia di lettori, è tornata a scuotere le nostre certezze con Preludio, pubblicato in Italia da Fazi Editore, con la traduzione di Giacomo Falconi. Fin dalle prime righe, il romanzo ci rende spettatori di un gesto estremo: Vedina, giovane madre sopraffatta dalla solitudine e dal tradimento, abbandona il figlio sul marciapiede. Quel momento drammatico non è una parentesi, ma prelude a un’indagine profonda sulle dinamiche familiari e sul momento prima della caduta, quell’istante in cui tutto può ancora cambiare, oppure spezzarsi.
Da questo punto il testo si sviluppa con una struttura non lineare che alterna il presente di Vedina Maria dos Santos e la ricerca disperata di suo figlio Augusto, a un flashback che racconta la genesi della tragedia. Seguiamo Tonico Antunes, padre alcolizzato che registra i gemelli con i nomi di Caim e Abel per far dispetto alla moglie Custódia, donna devota e ossessionata dall’idea di proteggere i figli fino allo stremo; e poi i due fratelli, nati in perfetta simbiosi, eppure destinati a strade opposte: Caim, solare e brillante a scuola, idolatrato dai compagni, e Abel, timido, introverso, consumato dall’invidia e dall’amore non corrisposto. L’incontro e lo scontro tra queste esistenze mostrano come l’amore, plasmato dalle aspettative – di maternità, di devozione, di successo – possa trasformarsi in violenza, colpa e annientamento dell’identità.
Preludio è più di una storia: è uno specchio. Un invito silenzioso e profondo a guardarsi dentro, a interrogarsi su cosa significhi davvero vivere, sentire, scegliere. Attraverso una narrazione che si fa simbolo, il romanzo mette in scena la complessità dell’animo umano, oscillante tra l’empatia e il veleno, tra il desiderio disperato di redimersi, liberarsi, guarire, e l’inconsapevolezza che può ferire più di ogni gesto deliberato, se stessi e gli altri. La società che fa da sfondo, così come le relazioni tra i personaggi, diventa metafora potente di un mondo che può salvare o distruggere, a seconda dello sguardo con cui lo si attraversa.
Il finale, aperto eppure profondamente eloquente, si presta a interpretazioni opposte: può essere letto come un gesto di salvezza o come l’ultima illusione di chi non riesce a sciogliere i nodi antichi del dolore. Anche l’atto più apparentemente generoso può contenere, per chi ha occhi e cuore per sentire, il peso sgradevole di una ferita ancestrale; ma in questa ambivalenza sta la verità più profonda del libro: tutto dipende dalla consapevolezza. È solo scegliendo di vedere, di percepire davvero, che si può abitare il dolore senza esserne consumati, parassitati; restare puri senza essere ingenui, custodire uno spiraglio di speranza anche nel buio più fitto.
In fondo, Preludio ci ricorda che la luce non è assenza di ombra, ma la forza di attraversarla.
Un romanzo che non offre consolazioni: il finale non ricuce i cocci, ma resta ancorato alla verità più spietata sul dolore e il senso di colpa che gravano sulle famiglie. Le parole consentono ogni tipo di realtà, dal giudizio amaro alla condanna, alla compassione, alla salvezza. Tuttavia, è proprio nella brutalità che risiede la forza del romanzo. L’autrice ci ricorda che dietro le porte chiuse spesso si consumano lotte profonde e silenziose, e che il momento che precede la crisi può essere l’ultimo appiglio per cambiare rotta.
In questo labirinto di relazioni, Carla Madeira disegna con cura anche il tema della maternità come doppio filo di salvezza e dannazione, mettendo a nudo il fallimento dei ruoli familiari e la crudele assenza di redenzione. La fede di Custódia diventa gabbia, la fragilità di Vedina esplode in un atto di abbandono, mentre i gemelli ereditano nomi che pesano come condanne. L’autrice porta allo scoperto le trappole emotive di padri incapaci di amare senza dramma e madri pronte a sacrificare ogni cosa pur di controllare, in un carosello di colpe che nessuno saprà davvero espiare.
La scrittura di Madeira è al tempo stesso tagliente e poetica. Non si risparmiano descrizioni vivide – l’amaro dell’alcol, il fruscio del traffico attorno a Vedina, il peso dei nomi biblici – e il ritmo alterna momenti di respiro a sequenze quasi cinematografiche, scandite da frasi brevi e incisive. Il lettore viene trascinato in un’esperienza intensa, fatta di immagini che restano impresse e dialoghi che graffiano. Il risultato è un testo in cui bellezza e crudeltà si mescolano, dove l’orrore della violenza domestica convive con lampi di tenerezza, rendendo la lettura tanto disturbante quanto impossibile da interrompere.
Carla Madeira è nata a Belo Horizonte nel 1964, ha abbandonato gli studi di Matematica e si è laureata in Giornalismo e pubblicità. È stata professoressa di Scrittura pubblicitaria presso l’Università Federale di Minas Gerais ed è socia e direttrice creativa dell’agenzia di comunicazione Lápis Raro. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, L’amore è un fiume: uscito inizialmente in una tiratura molto bassa, grazie a un passaparola davvero inarrestabile è diventato un caso editoriale da 450.000 copie, rendendola l’autrice più venduta del Brasile. Preludio, il suo nuovo romanzo, è a sua volta un grande successo: bestseller da 170.000 copie, verrà presto adattato da HBO Max in una serie tv.
Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo l’ufficio stampa Fazi Editore.
Tag: Carla Madeira, Fazi, Preludio, Valentina Demelas
Lascia un commento