
Pubblicato a settembre per Fanucci, Vita di un ragazzo (A Boy’s Life) è l’ultimo titolo uscito in Italia dello scrittore statunitense Robert R. McCammon, autore di Baal, Hanno sete e Il canto di Swan e altri bestseller dell’orrore. Il romanzo, pubblicato negli Stati Uniti nel 1991, si è aggiudicato premi prestigiosi come il World Fantasy Award e il Bram Stoker Award per il miglior romanzo. Dopo essere approdato in Italia nel 1992 con il titolo Il ventre del lago, è stato recentemente ritradotto per Fanucci da Francesco Vitellini.
Il romanzo è ambientato nel 1964 a Zephyr, cittadina fittizia dell’Alabama, lo stato radicato nel profondo sud degli Stati Unitiin una zona nota come Bible belt. La storia è raccontata in prima persona dal dodicenne Cory Mackenson, la cui vita cambia per sempre quando una mattina di primavera decide di accompagnare il padre durante il suo turno di consegna del latte prima di andare a scuola e vede una macchina sfrecciare davanti al loro furgone e precipitare nelle profondità del lago Saxon. Il padre di Cory, Tom, si getta prontamente in acqua per tentare di salvare il conducente, ma al suo posto trova il cadavere di un uomo ammanettato al volante, con un filo di rame attorno al collo e con tutti i segni di un evidente pestaggio. Le autorità, tuttavia, non riescono a risalire alla sua identità, e il mistero dell’uomo in fondo al lago continua a tormentare il sonno di Tom Mackenson e ad attirare la curiosità di Cory, che nel corso delle oltre cinquecento pagine del romanzo si ritrova così a ricomporre i pezzi di un complesso puzzle fino a un epilogo ad alta tensione. Ma questo mistero fa da sfondo a una quantità impressionante di avventure e sottotrame tragicomiche ambientate nella cittadina di Zephyr che presentano al lettore una varietà di personaggi che includono un predicatore invasato che si scaglia contro le diaboliche canzoni dei Beach Boys, il figlio dell’uomo più ricco di Zephyr che gira abitualmente nudo per la città, un anziano signore che si rivela un infallibile pistolero di nome Caramella Kid, un’arzilla centoseienne di colore nota come la Signora dotata di poteri medianici e persino un gruppo di membri del Ku Klux Klan. Le moltissime vicende raccontate potrebbero sembrare a tutta prima spezzoni slegati gli uni dagli altri, ma in realtà si armonizzano perfettamente. McCammon è un ottimo narratore, non c’è che dire. Il suo stile è scorrevole, sa essere al tempo stesso commovente e divertente, sa miscelare mistero e tensione narrativa.
Alcuni lettori hanno paragonato questo romanzo a It (1986) di Stephen King, ma a me ha ricordato maggiormente Ghost Story (1979) di Peter Straub, anche se non mancano momenti alla Bradbury, come l’atmosfera evocata dall’arrivo del circo o la malinconia di un’estate passata. Benché McCammon sia ricordato perlopiù come autore horror, Vita di un ragazzo è un thriller in cui la suspense è sapientemente costruita soprattutto a partire dalla seconda metà del romanzo, in cui la tensione comincia a crescere. Ma nel romanzo sono presenti numerosi echi di realismo magico, che non vengono presentati come episodi soprannaturali, ma come elementi – talvolta disturbanti – sospesi tra il mondo reale e quello della magia. D’altronde, come scrive il narratore nel Prologo, Zephyr è un «luogo magico» (p. 11), in cui può succedere che un nostro desiderio possa riportare in vita un amico fedele con conseguenze inquietanti (come nel celebre capolavoro del macabro La zampa di scimmia di W.W. Jacobs), che le strade siano percorse da automobili fantasma o che le acque del fiume Tecumseh ospitino davvero il Vecchio Mosè, una creatura che sembra vivere solo nella leggenda. McCammon potrebbe aver attinto alla prolifica tradizione del Souther Gothic per infondere tutti questi elementi preternaturali alla sua narrazione, ma quello che emerge con molta chiarezza è che il male vero non ha questa origine, non è una minaccia oltremondana giunta da un’altra dimensione, ma è opera dell’uomo, frutto del suo odio e della sua sete di sopraffazione.
Vita di un ragazzo è un romanzo che parla di amicizia e di crescita, ma anche del senso di perdita, di bullismo, razzismo e fanatismo religioso. Sono gli anni della guerra fredda, del Vietnam, della segregazione razziale e delle lotte per i diritti civili, gli anni dell’assassinio di Kennedy e dell’avvento del consumismo, gli anni dell’uscita de Il buio oltre la siepe (1960), romanzo che valse il Premio Pulitzer a una scrittrice dell’Alabama di nome Harper Lee. Tutti questi elementi di contesto storico e sociale vengono toccati dalla narrazione, ma sono filtrati attraverso il punto di vista di un ragazzo, Cory Mackenson, che è indubbiamente un alter ego dell’autore. Nato nel 1952 in Alabama (proprio come McCammon), Cory è un aspirante scrittore che si diletta a scrivere di mostri, cowboy e detective, legge legge la rivista Famous Monsters of Filmland di Forrest J. Ackermann e ama il cinema, tanto da tappezzare la propria camera di ritagli dei suoi idoli:
«A fissarmi c’erano il Fantasma dell’Opera di Lon Chaney, il Dracula di Bela Lugosi, il Frankenstein e la Mummia di Boris Karloff. Il mio letto era circondato da scene lunatiche in bianco e nero tratte da Metropolis, Il fantasma del castello, Freaks, The Black Cat e La casa dei fantasmi. La porta del mio armadio era un collage di bestie: l’Ymir di Ray Harryhausen che combatte contro un elefante, il ragno mostruoso che si avvicina furtivamente al protagonista di Radiazioni BX: distruzione uomo, Gorgo che attraversa il Tamigi, l’Uomo Colossale dal volto coperto di cicatrici, la coriacea Creatura della Laguna Nera e Rodan in pieno volo. Avevo un posto speciale sopra la mia scrivania, un posto d’onore, se volete, per il soave e bianco Roderick Usher di Vincent Price e il magro e assetato Dracula di Christopher Lee» (p. 182)
Source: inviato dall’editore. Si ringrazia l’Ufficio Stampa Fanucci.
Tag: Emilio Patavini, Fanucci, Robert McCammon, Vita di un ragazzo
2 settembre 2024 alle 11:07 |
bella recensione 👏🏻