
La seconda Repubblica fiorentina governata dal Gonfalonieri Soderini, poteva contare nel 1505 della contemporanea numerosa presenza all’interno delle mura cittadine di giganti dell’arte e di altri grandi personaggi dell’epoca. Bruno Vitiello tesse la sua trama con colta bravura, eleggendo a protagonisti del suo romanzo due basilari esponenti della cultura rinascimentale: Michelangelo Buonarroti e Leonardo da Vinci, ai quali affiancherà Girolamo Fracastoro da Verona, celeberrimo medico e studioso, soprattutto per le sue successive opere in versi, tra cui tre volumi di esametri sulla sifilide, con le sue cause e i suoi effetti: Syfilis sive de Morbo gallico, dedicati a Pietro Bembo, e i suoi studi sul contagio da parte di germi patogeni che lo porteranno a essere, secondo gli storici della scienza, il padre dell’epidemiologia.
Leonardo Michelangelo e Fracastoro verrenno fatti prelevare in piena notte dal quarto personaggio storico di Vitiello: Niccolò Machiavelli, come ambasciatore diretto testimone delle fortune e della rovina di Cesare Borgia, poi rientrato a Firenze dove attualmente svolge le funzione di Segretario della Seconda Cancelleria (quella di Pier Soderini, Gonfaloniere della città e incaricato della sicurezza, destinata agli affari interni e alla guerra). La spiccia e urgente convocazione è dovuta al fatto che una ronda notturna ha scoperto, nel cuore del Mercato Vecchio, sopra un tavolaccio al centro della bottega di un falegname, il cadavere di un uomo barbaramente ucciso e fatto a pezzi. Il morto era il padrone della bottega e si chiamava Bartolomeo Canacci. Il suo assassino ha infierito sul corpo sezionandolo con abilità e competenza anatomica attribuibili solo a notomisti, ovverosia a cultori di conoscenze dei segreti del corpo umano. Su una parete di fianco, qualcuno, l’assassino ?, ha tracciato un giglio con il sangue. Un macabro disegno rosso. (Particolare che induce a supporre una possibile vendetta nei confronti dei Medici da poco banditi dalla città).
Niccolò Machiavelli sa bene che per chiudere quello spiacevole caso sarebbe facile trovare un qualunque capro espiatorio a cui affibbiare l’omicidio , tuttavia si rende conto che solo la mente perversa di un medico o di artista, può aver progettato e compiuto uno scempio simile. E non potendo escludere le peggiori ipotesi, deve immaginare che il colpevole possa addirittura essere uno dei tre personaggi che vede davanti a sé? Ragion per cui, tanto per cominciare, chiederà a Michelangelo, a Leonardo e a Fracastoro , da poco arrivato a Firenze, un esame diretto del cadavere e il loro parere come esperti di anatomia per poi costringerli a lavorare per lui investigando negli ambienti che frequentano (quello artistico e quello medico) per reperire possibili tracce per individuare il colpevole.
All’epoca, il Gonfaloniere Soderini aveva affidato a Leonardo, cinquantatrenne artista di gran successo, e all’astro nascente, il trentenne Michelangelo, il compito di affrescare le pareti di Palazzo Vecchio con alcune vittorie riportate dalla Repubblica Fiorentina. Leonardo doveva dipingere La Battaglia di Anghiari, (ma non ce la fece mai, non riuscendo a padroneggiare bene la tecnica dell’encausto) ; Michelangelo invece, molto impegnato su altre opere, si limitò a ultimare il cartone preparatorio, poi purtroppo perduto, di La Battaglia di Cascina, della quale oggi restano solo alcuni disegni.
I due non si frequentavano, i loro rapporti erano freddi e distaccati: Leonardo in realtà provava una certe invidia per l’enorme capacità esecutiva di Michelangelo che allora stava sbozzando il suo David ma non aveva ancora dimostrato le sua grandezza con i pennelli. Leonardo da parte sua disdegnava la scultura, che giudicava solo roba da scalpellini e taglia pietre, e privilegiava la pittura e lavorando con la minuziosa precisione da miniaturista stava perfezionando il ritratto di una misteriosa dama. (La Gioconda).
Mentre gli improvvisati detective, superando in qualche modo le loro reciproche diffidenze, si danno da fare per scoprire l’assassino, il mostro, assetato di sangue non si ferma, cerca vendetta. E, in una clima cittadino avvelenato dalla scomparsa di un ragazzino, figlio unico di una lavandaia, si scatena un rivolta che rischia di provocare una strage nel ghetto, considerato nido di ogni infamia, con la folla inferocita miracolosamente fermata dall’intervento del Cardinale Orsini.
Il vertice dell’orrore, però, si raggiungerà solo con il ritrovamento nella cripta della Basilica di San Lorenzo del cadaverino straziato del piccolo Petruccio, fatto a pezzi e disposto artisticamente davanti all’altare.
La necessità di mettere in qualche modo fine a quei diabolici malefici “delitti del notomista” costringerà Machiavelli a imporre un ultimatum a Leonardo, Michelangelo e Fracastoro. Insomma o riusciranno a individuare qualche traccia in grado di condurre all’assassino o verranno accusati e chiusi alla Stinche. Il cupo e desolato carcere fiorentino.
Ma quale legame può esserci tra l’uccisione di un anziano falegname e quella del figlio decenne di una poveretta? Si tratta di un caso? O si devono ipotizzare strani, occulti e inimmaginabili legami . Si dovrà indagare in quella direzione?
Sullo sfondo di una Firenze affollata e disordinata, con tutti i cittadini coinvolti nei festeggiamenti di carnevale, prenderà il via la disperata caccia all’uomo di un giallo arricchito da cupe sfumature di noir ma e soprattutto da una magistrale ricostruzione storica.
Il romanzo di Vitiello, infatti, più che regalarci i particolari di un’indagine poliziesca dell’epoca ci porta all’interno delle menti dei veri protagonisti del Rinascimento, mettendo in primo piano la vita e le peculiari caratteristiche dei suoi illustri personaggi. Viviamo infatti, in diretta con l’autore, le discussioni tra Michelangelo e Leonardo, all’opera su capolavori come il David o la Gioconda, svelando a tratti alcuni segreti del loro animo, spesso inconfessabili o indecifrabili e certe ricerche di Fracastoro sulla “generazione equivoca” contrapposta al mito della “generazione spontanea” degli insetti, già attratto dal voler approfondire lo studio e le cause delle malattie infettive . Seguiamo infine le scelte di Machiavelli, attorniato da gregari bevitori e puttanieri spesso importuni anche se efficienti e, a conti fatti , bravi a imbroccare le indagini (come Biagio Buonaccorsi, Agostino Vespucci e Andrea di Romolo) quasi surclassato dalla sua innata ironia di fiorentino autentico, che magari finisce per diventare più freddo e realista di quanto mai sia stato.
Ma a ben vedere furono proprio quei complessi rapporti, il continuo affrontarsi , l’avversione nascosta o espressa, spesso tradotta in invidia ed esibita con rabbiosa intolleranza da quei grandi uomini a far scaturire la vitale scintilla della grande civiltà rinascimentale che, nonostante tutto, sopravvive ancora come irrinunciabile eredità culturale nel patrimonio italiano.
18 aprile 2023 alle 17:23 |
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