Credo che ogni blogger o recensore coscienzioso si sia posto questa domanda nel suo percorso lavorativo. Rispondendosi magari che se il libro è davvero pessimo danneggiarlo non è poi quel gran male. Si possono seguire due filosofie: il basta parlarne, (il vero danno per un libro è essere ignorato, scomparire nel nulla) per cui anche la cosiddetta pubblicità negativa è utile per vendere. O è un danno, protesto e cerco di limitare la libertà del recensore, perlomeno spingendolo a non pubblicare una recensione negativa, impossibilitato a fargli cambiare parere e scrivere contro coscienza. Diciamo che le stroncature non piacciono a nessuno, (un po’ centra anche l’ego, la cosiddetta vanità, ma non solo). Parlando da lettore hanno davvero influenzato i miei acquisti, anche le veloci recensioni di Amazon, poco strutturate, argomentate e a volte pure sgrammaticate. Se anche se ce ne sono tante positive, ne basta una negativa a farti venire dubbi. Che le positive siano pilotate? Che l’unica negativa sia scritta davvero da uno con le palle che ha osato dire la verità? Insomma è umano questo meccanismo, anche inconscio. Se capita a me che sono un lettore come dire informato, immagino che capiti anche su grande scala e danneggi realmente le vendite di un autore. Di solito i piccoli, le piccole CE tendono a essere molto combattivi in questi casi, probabilmente perchè riscontrano davvero che una stroncatura o più di una, più o meno autorevole, più o meno ben scritta, faccia calare le proprie vendite. Superando quindi il discorso su come è scritta, se è educata, rispettosa dell’autore e di chi ci ha lavorato a quel libro, se sia scritta con cognizione di causa e per validi motivi (per esempio non essendo influenzati dall’antipatia che può ispirare l’autore, per esempio), a volte si può scegliere davvero di non parlare di un libro, piuttosto che stroncarlo, anche in modo scientifico e inoppugnabile. Sempre naturalmente mettendo in conto che le opinioni sono personali, ciò che vale per me può non valere per un altro, etc… Io personalmente faccio molta fatica a scrivere stroncature, non mi piace parlare di libri che non mi sono piaciuti. A volte non riesco proprio a finirli, per cui il problema recensirlo o meno proprio non si pone. Ricordo il caso delle Cinquanta sfumature di grigio. Solitamente i libri che non mi piacciono li abbandono, quello mi sforzai di leggerlo fino alla fine, ma poi mi rifiutai di parlarne. Proprio non ce lo volevo sul mio blog. Preferisco non parlare di un libro che giudico nocivo. E non perchè tema critiche o rappresaglie. La stroncatura l’avevo pure scritta, ma preferii non renderla pubblica. Ritenendo che anche le stroncature possono generare curiosità.
E voi vi fate condizionare come lettori dalle stroncature? Avete mai non comprato un libro perchè un recensore che giudicate autorevole e competente, che proprio ammirate, ha detto che un libro non vale la pena leggerlo?
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Tag: Le stroncature
25 novembre 2017 alle 13:42 |
Bella domanda!
Personalmente le stroncature mi incuriosiscono sempre un po’ – mi chiedo “ma davvero quel libro sarà così terribile?”, e magari finisco con il comprarlo (purché il prezzo sia decente).
In alcuni casi si scopre che le critiche non sono poi così fondate… in altri invece lo sono eccome, ma ci si può “divertire” a trovare noi stessi dei difetti su cui sparare a zero 😀
25 novembre 2017 alle 21:53 |
Sì, esattamente. Insomma purchè ne parlino. Parlare di un libro è sempre una forma diffusione. Quindi anche nel caso di una stroncatura il libro deve perlomeno avere anche lati positivi, se no è meglio il silenzio. Nel caso il libro sia davvero di scarso interesse, o trasmetta concetti nocivi e tossici come per esempio le Sfumature.
25 novembre 2017 alle 13:42 |
le stroncature per me sono irrilevanti, se mi interessa un libro lo leggo comunque.
Nel caso di indecisione, invece di comprarlo, lo cerco attraverso i circuiti delle biblioteche pubbliche.
Se dovessi piacermi nessuno mi vieta d’acquistarlo in seguito 🙂
25 novembre 2017 alle 21:54 |
Ottima idea, anche per me le biblioteche sono la mia ancora di salvezza!
1 dicembre 2017 alle 7:31 |
andrebbero sfruttate maggiormente
1 dicembre 2017 alle 10:01 |
assolutamente, ormai hanno libri recenstissimi è una risorsa utile anche per i blogger.
1 dicembre 2017 alle 14:59
è una risorsa per la comunità 🙂
lunga vita alle biblioteche pubbliche!
25 novembre 2017 alle 15:24 |
Ciao, sono d’accordo con te.
Penso che anche se negativa una recensione crea curiosità e pubblico. Per esempio, su La ragazza del treno, ne ho lette molte negative e altrettante positive e il successo del libro è stato mondiale. Dipende poi dal tipo di recensione negativa, se è solo perché il libro non è “nelle nostre corde” o se invece è una copia e anche fatta male. Resta il fatto, che anche libri che non valgono attraggono migliaia di lettori, è un pó come il cinema e la tv in fondo.
25 novembre 2017 alle 22:02 |
Sì, io per esempio non credo che un libro perchè è di successo, sia necessariamente un buon libro. Ci sono tanti libri meravigliosi caduti nell’ oblio. Il successo a volte è generato da circostanze felici, da una buona promozione, dalla simpatia dell’autore, dal momento storico per un determinato argomento. Comq di norma se devo acquistare un libro mi informo. Leggo perlopiù i recensori di cui mi fido, o i commenti dei lettori. E in quel caso a volte un giudizio negativo che sento sincero, non ostile a prescindere o omologato, mi ha fatto davvero cambiare idea. Mi è successo proprio oggi, e da qui l’idea del post.
16 ottobre 2018 alle 14:30 |
Una stroncatura può addirittura invogliarmi. Una volta lessi una recensione a una stella che suonava “Un fantasy con sesso e violenza e addirittura una storia gay? E se va in mano a un bambino?”
La mia reazione è stata “E io perché non l’ho ancora letto?”
16 ottobre 2018 alle 14:52 |
Ahahah! Non stento a crederci, è che riteniamo noi stessi arbitri perfetti. Una cosa che non piace a noi, assolutamente non può piacere a nessun altro. Ricordo qualcosa di simile di uno che si scandalizzava per la morale troppo “flessibile” della protagonista. Troppo femminista, troppo libera, troppo di tutto. Cosa che invece per alcuni era un pregio.