:: I blogger se contattati per una recensione a richiesta devono essere pagati?

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bny

Si è discusso parecchio in questi giorni sui vari social sulla liceità per un blogger di essere pagato per scrivere recensioni. Chiariamo subito gli influencer sono pagati per scrivere recensioni: hanno tariffari, a volte pubblici, sui loro siti, di norma i più seguiti chiedono dalle 100 Euro in su a seconda del tempo, dell’ impegno, della difficoltà, e della loro autorevolezza e visibilità. Ma i blogger, che non muovono quei numeri di follower, che hanno anche solo un piccolo spazio (magari certo ben frequentato), possono farlo? E soprattutto si può chiedere un compenso per una recensione letteraria? Concordiamo tutti sul fatto che sia una forma di recensione particolare, con competenze specifiche, ben diversa dalla recensione che so di uno spazzolino da denti o di un olio dopo bagno. Con tutto il rispetto per i recensori di questi prodotti, ma insomma ci siamo capiti, le cose sono diverse.

E’ opinione comune che non si fa. Perché? Perché no. Perché chi lo ammette in pubblico rischia la gogna mediatica, come la blogger che nei giorni scorsi ha scritto un post su Facebook (poi cancellato) in cui dichiarava senza mezzi termini che non poteva più permettersi di recensire gratis, che il suo lavoro andava retribuito. Se ne parla qui:  e pure in un vecchio articolo del 2015 qui. Anche su Instagram si è discusso, una blogger si è chiesta perché non è prevista una retribuzione economica da parte delle case editrici, di un rimborso per le spese per viaggi per esempio per le blogger che partecipano o vorrebbero partecipare agli eventi e o una retribuzione economica per le recensioni?

A questo punto infatti è giusto chiederci chi le dovrebbe pagare queste recensioni: l’autore del libro, la casa editrice, l’ agenzia pubblicitaria che fa promozione, il lettore, utente ultimo del servizio? E soprattutto ricevere un compenso inficia la buona fede del blogger, la sua autorevolezza e credibilità, lo spinge a scrivere solo recensioni edulcorate e elogiative? Per alcuni questo è già implicito solo per il ricevimento dell’ oggetto libro. Per la legge del mana, del dono che ti spinge anche inconsciamente ad essere riconoscente verso chi te lo fa. Anche se ogni lavoratore riceve un compenso e non si giudica il suo lavoro perché lo riceve, ma più semplicemente sul fatto che faccia o meno un buon lavoro, ovvero nel nostro caso sarebbe più giusto giudicare un recensione dalla qualità della recensione.

Ogni blogger sa che la stesura di una recensione di un libro richiede tempo. Innanzitutto bisogna leggere il libro per intero (leggerlo davvero, magari anche più volte, prendere appunti, trascrivere frasi, insomma lavorarci su), ci vuole del tempo per documentarsi sull’autore, ce ne vuole per la stesura della recensione, per la sua rilettura in cerca di refusi, errori, imprecisioni, per renderla fluida anche da un punto di vista logico e sintattico, se non estetico. Tempo, tempo, tempo, non sorprendiamoci quindi che molti blogger non leggano davvero i libri, o si limitino a scrivere “che bello” e due righe di trama. La professionalità e la competenza hanno un valore, un professionista raramente spreca tempo a scrivere recensioni se non retribuito. Dunque tutti quelli che scrivono recensioni sui loro blog sono degli incompetenti? Certo che no, c’è tanto volontariato o lavoro sommerso. Gente che percepisce un compenso e non lo dichiara. E non solo monetario, ma anche costituito dai classici capponi di Don Abbondio: inviti a eventi esclusivi, viaggi, vantaggi generici e non specificati. Una fitta rete di relazioni sociali, che sono indispensabili per un blogger.

Noi per ora abbiamo scelto la strada della non retribuzione. Chi vuole può farci piccole donazioni per ricompensare il nostro lavoro. E vi assicuro non lo fanno in tanti, quasi nessuno. Ma il punto è: è giusto lo sfruttamento sistematico dei blogger? Anche se consenzienti. Discutendo con David Frati di Mangialibri che fa in un mese quello che noi facciamo in un anno per intenderci, con 25,000 recensioni all’attivo e una collaborazione con Libreria Universitaria più banner di Google, beh lui con il suo grande numero di lettori al massimo riesce ad arrivare in pari con le spese di gestione del sito. E anche i suoi collaboratori e recensori sono su base volontaria.

Sì per il momento sì – ogni business plan costruito sui guadagni da banner (le case editrici al momento non inseriscono i magazine e i blog nel novero dei canali su cui investire) su google ads (unica vera fonte di reddito perché basati sul traffico, che grazie a dio c’è) come giustamente invocato qui sopra non riesce a coprire né giustificare la trasformazione da attività che si autofinanzia o poco più a fonte di reddito.

E ribadisce:

le case editrici al momento non inseriscono i magazine e i blog nel novero dei canali su cui investire, nemmeno a fronte di visite altissime.

Dunque la tentazione per un blogger di autofinanziarsi facendosi pagare per l’unica cosa che davvero gli richiedono e per cui c’è un mercato è tanta. L’ho fatto anche io parecchi anni fa. Perché ho smesso? Perché mi avevano convinto che non era una cosa ben fatta. Perché mi avevano convinto che non si deve percepire compenso per una recensione letteraria, su un blog. Perché mi aspettavo di crescere per poi poterlo fare su giornali e riviste. Ma quel salto, dopo dieci anni, non l’ ho mai compiuto. Purtroppo.

E ora chiedo a voi, cosa ne pensate? Che siate blogger o lettori. Se sapeste che un blogger ha ricevuto un compenso per una recensione, dichiarandola con appositi tag, pagando le ritenute consone, emettendo regolare fattura, la leggereste lo stesso?

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22 Risposte to “:: I blogger se contattati per una recensione a richiesta devono essere pagati?”

  1. LadyAileen Says:

    Io non ci vedo niente di male, secondo me un lit blogger in fondo è un influencer solo che non riesce a smuovere milioni di persone come accade per altri oggetti più gettonati. Se una persona acquista un libro grazie ad una mia recensione, ho influenzato quella persona. Alla fine è l’utente finale che deve decidere. L’importante secondo me è che quando sono recensioni a pagamento sia ben evidenziato.

    Leggevo:
    “E soprattutto ricevere un compenso inficia la buona fede del blogger, la sua autorevolezza e credibilità, lo spinge a scrivere solo recensioni edulcorate e elogiative?”

    Allora come lettore potrei farmi anche un’altra domanda:
    “Ricevere libri gratis dall’Editore o dall’autore inficia la buona fede del blogger, la sua autorevolezza e credibilità, lo spinge a scrivere solo recensioni edulcorate e elogiative?”

    Perché ricevere libri gratis non dovrebbe essere considerato un compenso?

    • Giulia Says:

      No, ricevere libri è comunemente accettato. E’ considerato un materiale necessario per effettuare la recensione, sia che lo mandi una Casa editrice che un autore.

  2. Francesca Ottobre Says:

    Pagare per una recensione per me la falsa, se io accetto del denaro vuol dire che poi di quel determinato libro ne devo parlare bene, perché immagino la casa editrice che sborsa del denaro per vedere poi una critica negativa del suo libro. Ricevere un libro è ben diverso dall’essere pagati, non confondiamo le cose. Mi capita di ricevere dei libri (che poi sono davvero la minima parte di quelli che acquisto) ma non ho mai avuto pressioni sul tempo in cui deve essere pronta la recensione o sul fatto che debba essere positiva.

    • Giulia Says:

      Grazie Francesca di essere intervenuta. Vedo che sono molto restii a parlare di questo argomento. Sì, alcuni pensano che anche il ricevimento libri falsi il giudizio, anche in maniera inconscia, e che insomma si dovrebbe recensire solo libri propri perchè anche un libro è una forma di pagamento. Insomma le opinioni sono le più varie. Ma un recensore che volesse farne una professione secondo te cosa dovrebbe fare?

      • Francesca Ottobre Says:

        Io credo che a questo punto non spetti a lui ma a chi si rivolge a lui decidere. Chiedo un onorario per un articolo/post sul mio blog se l’autore o chi per lui è disposto a pagare non vedo dove sia il problema. Ma i critici che scrivono sui giornali e che recensiscono libri di amici scrittori o libri usciti per la casa editrice di cui magari fanno anche parte sono onesti fino in fondo? Perché il problema sarebbe solo del blogger? Perché non è riconosciuto come lavoro vero e proprio ma solo come hobby?. Ecco, facciamoci queste domande.

        • Giulia Says:

          Perfettamente d’accordo. E’ che noi blogger siamo l’anello debole della faccenda. Non siamo un’ entità compatta, non c’è nessun organismo che ci difende. Sento di colleghe che perdono letteralmente la vista. Ci sono proprio malattie professionali e nessuna cassa malattie. Anche lo stato credo dovrebbe occuparsene più seriamente.

          • Francesca Ottobre Says:

            Noi blogger non siamo proprio riconosciute e basta. È un lavoro non retribuito perché fatto in proprio. Ma, credo sarai d’accordo con me, l’impegno che ci mettiamo è pari a qualsiasi altro lavoro.

  3. Giulia Says:

    Assolutamente. E credo che la condizione delle blogger letterarie sia ancora in una posizione di inferiorità rispetto ad altre blogger, di altri settori come il food, il lifestyle, i viaggi etc… Molte di loro hanno partita IVA le aziende le coinvolgono in collaborazioni retribuite, fatturano, pagano le tasse, insomma sono anche produttive a livello sociale e economico.

    • Francesca Ottobre Says:

      Considera che quando dico che sono blogger mi dicono: fashion blogger? Perché ormai considerano solo quel tipo di blogging. Il problema è che le case editrici o semplicemente le aziende che coinvolgono i blogger per pubblicizzare i propri prodotti se ne approfittano. Se io dico ad una casa editrice di pagarmi loro se ne cercano un’altra e alla fine si accetta questo tipo di collaborazione ufficiosa e non ufficiale e basta.

      • Giulia Says:

        Sì, il fenomeno dello sfruttamento dei blogger è reale. Purtroppo è un meccanismo anche psicologico che è difficile fermare. C’è sempre la speranza per molti di noi che diventi un lavoro, si spera magari un giorno di entrare nel mondo editoriale (non tutti, ma molti lo vorrebbero). E un po’ si gioca su queste aspettative, quando sarebbe giusto anche dare un minimo rimborso, o un piccolo compenso. Siamo sì in tanti, la professionalità e disomogenea, ma c’è tanto impegno, tante ore al computer. Tanti sacrifici. E bisogna tenerne conto.

        • Francesca Ottobre Says:

          Hai centrato il punto Giulia. Si accetta nella speranza che qualcosa di bello possa capitare, la si definisce gavetta anche se non è propriamente gavetta. In altri settori capita lo stesso quindi dobbiamo sopportare e amen.

          • Giulia Says:

            Io ho un blog collettivo, il mio sogno è poter retribuire i miei collaboratori, e sto facendo di tutto concretamente per arrivare a poterlo fare. Ma quando ti dicono procurati i tuoi guadagni con i banner pubblicitari, capisco che ne capiscono davvero poco del nostro mondo. Non ci riescono i siti con moltissime visite è utopico che ci riesca un blog con solo centinaia di visite al giorno, su piattaforme magari gratuite, perchè non si può permettere di pagare il server.

  4. fallinbooksblog Says:

    E’ un argomento controverso anche per me. Il fatto che non ci sia una sorta di normativa è positivo perchè non ci dà obblighi ma allo stesso tempo è negativo perchè non fa riconoscere il nostro come un vero e proprio lavoro. Io stavo pensando di chiedere un piccolo compenso ma poi ho paura appunto che la casa editrice o l’autore mi obblighino in qualche modo a scrivere una recensione positiva. Per il momento anche se ricevo libri gratis non mi sento mai pressata, né sulle tempistiche, né sul giudizio sul libro. La mia domanda è anche un’altra. Spesso gli autori ai autopubblicano, facendo tutto di tasca propria. Mi sentirei un pochino in colpa a chiedere dei soldi pure io… Sbaglio?

  5. Giulia Says:

    Ma l’obbligo di scrivere una recensione non sussiste. Insomma il recensore è libero di scrivere e pubblicare sul suo blog cosa vuole. Certo si può avere la paura di non essere richiamati, di non ricevere più richieste. Ma questo capita anche quando ti inviano un libro. I grandi editori non lo fanno mai nella mia esperienza. Mentre i piccoli anche per l’esperienza di colleghe, protestano anche vivacemente alla minima critica, per non parlare di molti autori che magari scatenano il loro fan club contro il blogger. La questione delle recensioni retribuite è da anni che si dibatte e per ora è giudicato negativamente chi lo fa, senza distinguere recensioni oneste da pacchetti di recensioni comprate a cinque stelle, per intenderci. Certo ora i blogger leggono cosa gli va, ciò che non piace possono abbandonarlo. Se fosse un lavoro sarebbero costretti a terminare anche letture indigeste e per onestà professionale dire i difetti di cosa si è letto.

  6. Elisa Ponassi Says:

    Faccio la voce fuori dal coro e dico che non capisco esattamente chi ci dovrebbe pagare e, soprattutto, perché.

    Se un editore pagasse ogni blogger che decide di recensire un suo libro, fallirebbe dopo un anno (o forse fallire no, ma sicuramente avrebbe una nota spese in più che influisce negativamente sul suo bilancio).
    Se un autore contatta un blog per chiedere una recensione e dovesse pure pagare, probabilmente dopo un paio di mesi sarebbe sotto un ponte (non so se avete idea di quante copie debba vendere un autore prima di avere dei diritti che gli consentano di vivere solo di quello… un bel po’, ecco. Ed è per quello che ci sono pochissimi scrittori che di mestiere fanno solo gli scrittori).

    In entrambi i casi, sfido davvero a trovare un autore o un editore disposto a pagare anche solo due euro per farsi scrivere una recensione che potrebbe anche essere negativa. Che senso avrebbe? Posso correre il rischio mandandoti il libro (cartaceo o pdf), ma non certo mandandoti il libro E pagandoti pure, con il rischio concreto di non aver nessuno ritorno.

    E, poi, che credibilità avresti come blogger agli occhi dei lettori (che poi dovrebbero essere coloro a cui ci rivolgiamo, no?), se sapessero che sei stato pagato per scrivere di un libro proprio da chi ci guadagna dalle vendite di quel libro?

    Per i giornali è molto diverso. Non sono amatoriali e, soprattutto, non sono pagati né dall’autore né dell’editore, ma dal proprietario del giornale che prende i suoi introiti dalle vendite e, soprattutto, dalle pubblicità. E anche lì, se ci fai caso, è difficile che tu possa trovare una recensione completamente negativa di un romanzo.

    Noi blogger siamo giornalisti? Per me la risposta è no. È una passione, che mi porta via tempo, è vero, ma non è un lavoro (sarebbe bello lo diventasse? Sì, certo, tutti ci pensiamo almeno una volta e qualcuno è anche riuscito, grazie al blog, a entrare in quel mondo… anche se non come blogger, ovviamente).
    Però nessuno mi ha obbligato ad aprire un blog, nessuno mi obbliga a tenerlo attivo e, se per me diventa insostenibile, a livello di tempo/di costi/ecc ecc, lo chiudo.

    E anche questa cosa dello sfruttamento la capisco poco, devo essere sincera.
    Perché il rapporto con l’editore dovresti essere tu (tu generico, eh) a stabilirlo. L’editore “ti sfrutta” (ammetto che a me non è mai successo, perché se una cosa non mi sembra fattibile per mancanza di tempo o per costi, semplicemente dico di no… e non ho nemmeno perso contatti, se devo dir la verità. E anche se li avessi persi, se un determinato libro lo voglio leggere e l’editore non me lo manda, semplicemente me lo compro) perché sei tu che hai deciso che va bene così, forse nella speranza di un lavoro, di entrare in quel mondo o perché boh, ti va di farlo.

    Secondo me, come blogger, sarebbe necessario ridimensionarci tutti un attimo. Capisco la fatica (io in questo periodo scrivo pochissimo, perché il lavoro vero, quello che mi dà da mangiare tutti i mesi, mi sta impegnando un po’), capisco che sì, sarebbe bello che da un blog uno potesse arrivare ad altro.. però non è una cosa che ci spetta di diritto, secondo me. E alle richieste di recensioni, se non si ha tempo, si può semplicemente dire di no.

  7. Giulia Says:

    Ciao Elisa,

    qui siamo tutti blogger che “lavorano” gratuitamente, metto tra virgolette perchè appunto non è un lavoro non essendo retribuito. Dunque siamo blogger letterari amatoriali. Non siamo stipendiati dagli editori, non siamo stipendiati da nessuno a dire il vero, siamo indipendenti e liberi e ci manteniamo in modo del tutto slegato dal blog.

    Insomma il blog non ci dà da mangiare, è considerato poco più che un hobby, sebbene richieda impegno, competenze e fatica che giusto perchè amiamo i libri, la diffusione della cultura, affrontiamo.

    Anche un post come questo, dove si discute puramente in via teorica, altrimenti non potrebbe essere scritto, nasce infatti da questa indipendenza e dalla voglia di crescere, e anche migliorare, perchè no.

    Esistono i blogger professionisti, lavorano come blogger, sono pagati come blogger, io li frequento, conosco le loro problematiche, li ammiro anche. Sono blogger pagati per il loro lavoro di scrittori di testi. Li pagano le aziende, li pagano coloro che gli commissionano gli articoli. Non è fantascienza, è vero. Pagano le tasse, hanno perlopiù partita IVA, fanno formazione continua, producono reddito. Sono attivi economicamente e socialmente.

    Nel mondo del blogging letterario questo non succede. Conosci tu blogger professionisti che scrivano di libri? Io, no. Forse è un mercato che non rende, la gente non legge libri, gli editori faticano a pagare pure i loro dipendenti, forse scrivere di biberon, pentole, viaggi sull’ Himalaya è un mercato più florido. Ma non converrebbe anche agli editori avere a che fare con blogger professionisti, competenti, meno amatoriali?

    Poi certo se un blogger vuole restare amatoriale, continuare a scrivere di libri che possiede, quando e come gli pare, magari non avere proprio contatti con gli editori, nessuno glielo vieta.

    Ma qua vedo scadenze, richieste, articoli da scrivere, agenzie di pubblicità che vogliono che tu pubblichi le loro segnalazioni. Forse a te non succede, ma molte blogger sono bersagliate ogni giorno da queste richieste. E naturalmente è lavoro gratuito, se chiedi che budget hanno per un articolo meramente pubblicitario, bada bene non una recensione, dicono che non c’è.

    Io dico no, tu dici no, ma molte blogger accettano e oggettivamente vengono sfruttate. Producono guadagni, ma non per sè. Altri ci guadagnano dal loro lavoro. Lo noto perchè sento le loro storie. Leggo i loro blog. Molte sono giovani, entusiaste. Sperano, come speravo io tanti anni fa, che magari saranno assunte da un editore, o lavoreranno per un giornale, o troveranno la loro strada nel mondo editoriale come cover artist, editor, traduttori, lettori professionali. Sono laureate, hanno fatto master, alcune sono anche giornaliste, certo che ci sono, nella mia redazione ce ne sono numerose.

    Poi naturalmente tutte noi possiamo chiudere il blog e fare qualsiasi altra cosa, ma oggettivamente sono interrogativi che uno si pone quando deve decidere se continuare o meno.

  8. paolalorenzini Says:

    Secondo me è un discorso troppo generale, la cui soluzione dipende invece dal caso particolare, ovvero dalla professionalità del blogger.
    Innanzitutto per aprire un blog non ci vuole niente, potrebbero aprirlo tutti i lettori del mondo. Esistono così tanti blog che si occupano di libri che l’offerta rischia di coincidere con la domanda: se tutti i lettori hanno un blog e tutti pretendono libri gratis (o addirittura di essere pagati), chi compra poi i libri? I blogger molto spesso si leggono tra di loro, ma quanti lettori deboli o non lettori incappano nei loro testi? Quanti di quelli che commentano “Wow, lo metto subito in lista desideri” poi compreranno davvero quel libro? O sono piuttosto altri blogger che poi chiederanno a loro volta il libro all’editore?
    Nel pezzo che hai scritto dici che, a differenza della recensione di uno spazzolino, la recensione di un libro richiede competenze diverse: su questo ho i miei dubbi. Mi sembra, al contrario, che settori che un tempo erano considerati frivoli si stiano vendendo molto bene (cucina, artigianato, tessuti e materiali, …), al contrario di quello culturale classico che vive (o muore?) di rendita.
    Il fatto che il pagamento condizioni l’onestà della recensione ovviamente dipende dal blogger. Tra l’altro non si sa chi abbia diffuso questa falsa convinzione che le case editrici non vogliano recensioni negative, gli editori intelligenti accettano e apprezzano anche quelle.
    Vedo tanta arroganza e presunzione tra alcuni blogger che, a dirla tutta, non scrivono particolarmente bene né danno spunti di riflessione inediti. E magari nemmeno hanno molte visite. Prima di pretendere, bisogna fare un passo indietro e chiedersi quanto valga ciò che si produce, se sia davvero utile o indispensabile a qualcuno.

  9. Giulia Says:

    Grazie Paola del tuo commento. E rispetto la tua opinione anche se in parte non la condivido. Per recensire un libro per me ci vogliono competenze particolari che possono andare dallo studio della critica letteraria, all’abilità ad argomentare, alla conoscenza pregressa di altri testi con cui fare raffronti, etc… La critica letteraria è proprio un’ arte e una scienza, non certo padroneggiata al meglio da tutti i blogger, ci mancherebbe, ma insomma non è solo marketing. Come non credo siano le recensioni testi pubblicitari, non nascono con quello scopo, anche se le CE spesso le ritengono tali e per ottenerle infatti inviano libri saggio “anche” ai blogger. Ma naturalmente non solo a loro. Poi certo sono d’accordo con te che ci sono blogger e blogger ci mancherebbe. La domanda del titolo è in un certo senso provocatoria, nata dai dibattiti di questi giorni, che mi pare ora si siano sopiti. La blogger che ha proposto la cosa (di venir pagata per cosa recensisce) ha cancellato il post ed è tornata nei ranghi. O se sarà pagata per recensire non ne farà più un discorso pubblico. Se devo dire la mia alcuni blogger sono davvero brillanti, competenti, interessanti li pagherei per leggerli, ma non faccio testo. Mi sembra che convenga a tutti che le cose restino così. Chi passa al professionismo sceglie altre strade, non quella del blogging letterario.

  10. :: Come ricevere libri dalle case editrici | Liberi di scrivere Says:

    […] ma quasi mai monetarie, almeno nella mia esperienza. A questo propositi vi rimando al post I blogger se contattati per una recensione a richiesta devono essere pagati? Anche se naturalmente c’è sempre la possibilità che vi assuma un giornale o una rivista, e […]

  11. Giulia Says:

    Alcune riflessioni https://www.librofilia.it/la-gratuita-ammazza-la-qualita-oppure-e-solo-una-questione-morale/

  12. Lara Ceroni Says:

    Personalmente lavoro saltuariamente per una casa editrice che mi ha contattato e non percepisco ne anche un euro, ma il dubbio di certi siti che hanno partita iva e collabora anche loro con la casa editrice e vengono retribuiti mi è rimasta dopo certi avvenimenti. Fare recensione gratis fondamentalmente non è gratificante perché crei un vortice negativo dove tutti vogliono sfruttarti e non riconoscere il valore economico e professionale che si utilizza per realizzare una buona recensione, ed uscirne dal vortice dello sfruttamento richiede tempo.

    • Shanmei Says:

      Sì, ne sono convinta anche io che alcuni vengono retribuiti, e altri no. Ed è molto ingiusto. Certo ci sono di mezzo criteri come la visibilità, in numero di follower o anche la competenza, ma un minimo diciamo “sindacale” dovrebbe essere dato a tutti. A me dissero che non ricevevo niente perchè non chiedevo niente. Ma non penso sia per quello, le volte che ho chiesto mi è sempre stato detto no. Così mi sono indirizzata ad altri tipi di lavoro restribuiti, e questo diciamo resta un hobby o per meglio dire volontariato culturale. Che ha i suoi lati positivi intendiamoci, mi da grande libertà.

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