:: Patti Smith. Voglio, ora di Adriana Schepis (Imprimatur, 2016), cura di Lucilla Parisi

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Adriana Schepis ripercorre la vita di Patti Smith attraverso quei momenti e quegli incontri – straordinari nella loro unicità – che ne hanno segnato irrimediabilmente la carriera e l’esistenza.
In quarant’anni di poesia, musica e impegno sociale (compresa la pausa quasi decennale lontano dai riflettori) Patti Smith – complice il fermento culturale e politico degli anni Sessanta e Settanta e la ricchezza del panorama musicale di quel periodo – può vantare un bagaglio di storie, incontri e modelli davvero eccezionali. Ad aiutarla, oltre all’invidiabile carisma e il talento innato, anche una grande determinazione, quella che giovanissima la catapultò, senza soldi e senza lavoro, dal New Jersey (dove viveva con la famiglia) a New York e che la rese, in pochissimo tempo, una stimata (anche se decisamente stravagante) icona del rock in tutte le sue variabili.
Ventenne decisa e terribilmente seducente (nonostante la corporatura esile e l’abbigliamento di fortuna), Patti si sente un’artista ed è in quella direzione che vuole andare. Il suo modello e mentore – insieme a Gregory Corso, William Burroughs, Allen Ginsberg, Jim Carrol e naturalmente Bob Dylan – è Arthur Rimbaud, entrato nella sua vita come una visione (con la scoperta casuale della raccolta di poesie Illuminazioni su una bancarella di libri usati) e da cui trarrà continua ispirazione.
La conferma di trovarsi nel posto giusto è l’incontro con un giovanissimo e bellissimo Robert Mapplethorpe, anche lui alle prese con la propria “missione” artistica. E’ amore a prima vista, ma è anche contaminazione, intreccio, scoperta. Così lo ricorda Patti:

“Era pallido e magro, con una massa di riccioli neri; giaceva a petto nudo con fili di perline attorno al collo. Rimasi là. Lui aprì gli occhi e sorrise.”

Patti e Robert condividono molto di più di una stanza, prima nell’appartamento in Hall Street, a Brooklyn e poi sulla Ventitreesima al Chelsea Hotel: sono due anime affini consapevoli di avere uno scopo, di dover coltivare la propria arte non per se stessi ma per lasciare un segno, dare un messaggio, scrivere e rappresentare il mondo attraverso di lei, per renderlo migliore.
Robert e Patti sono dei veri sognatori e sognano insieme e continueranno a farlo anche quando le loro strade si separeranno, ma mai veramente distanti e sempre profondamente avvinti.
L’ambiente del Chelsea Hotel è in quegli anni (siamo nel 1969) il luogo giusto per nutrire le loro menti e per lusingare il talento dei due giovani ed è proprio nella sua hall e nelle sue stanze che Patti Smith intreccerà il destino di uomini e donne fondamentali per la propria crescita artistica e umana.

“Negli anni il Chelsea era diventato l’ambita casa di un numero impressionante di menti artistiche, che nelle sue stanze vivevano, creavano e si influenzavano a vicenda […] Pochi anni prima che ci arrivassero Patti e Robert il Chelsea era stato la seconda casa della Factory di Warhol; Bob Dylan ci aveva composto l’album Blonde on blonde, e Leonard Cohen aveva concepito lì il suo disco d’esordio, Songs of Leonard Cohen.”

Così Patti Smith lo ricorda nel 2010:

L’albergo è un disperato, vibrante rifugio per una schiera di figli talentuosi e puttani provenienti da ogni gradino della scala sociale. Mendicanti con la chitarra e bellezze strafatte con indosso abiti vittoriani. Poeti drogati, drammaturghi, registi spiantati e attori francesi. Chiunque passi di qua è qualcuno, e nessuno nel mondo là fuori.” (da Just Kids edito da Feltrinelli).

E’ solo uno dei numerosi e affascinanti luoghi che Adriana Schepis si ritrova a esplorare e a raccontare in queste pagine: sono gli anni del debutto di Patti Smith con il suo gruppo (nel 1974) sul palco del CBGB, al 315 di Bowery Street, nel Lower East Side di Manhattan, dell’uscita del suo primo album Horses (1975), dell’incontro con Fred Sonic Smith, chitarrista degli MC5 (e suo futuro marito) e del riconoscimento internazionale. Ci sono poi gli anni del silenzio, del ritorno con il suo quinto album Dream of life, uscito nel giugno del 1988, e quelli più recenti in cui Patti ha continuato e continua tuttora a farsi apprezzare.
La movimentata e intensa vita di Patti Smith diventa anche il pretesto per soffermarsi sui numerosi incontri con personaggi e icone del panorama musicale (e non solo) di quel periodo: è commovente la chiacchierata con un’affranta Janis Joplin al Chelsea Hotel e insolito lo scambio di battute con un timido Jimi Hendrix sulle scale che portano agli Electric Lady Studios; per non parlare delle circostanze in cui è avvenuto lo scatto fotografico che immortala una raggiante Patti Smith e un divertito Bob Dylan dopo il concerto dal vivo all’Other End, nel Village.
I testi delle canzoni, le numerose poesie, i libri (tra cui Just Kids) oltre alle interviste rilasciate negli anni dall’artista e al copioso materiale pubblicato su di lei, tra cui il bellissimo e consigliatissimo lavoro di Dave Thompson Danzando a piedi nudi (Edito da Odoya), rappresentano il punto di partenza del viaggio di Adriana Schepis che, con accuratezza e grande sensibilità, rivive aneddoti e ripercorre i pensieri di una donna – come la stessa autrice sottolinea nella sua breve introduzione al libro –

“che ha avuto il coraggio di realizzare i suoi sogni mentre li scopriva, senza smettere mai di interrogarsi sui suoi desideri.”

Che si conosca o meno Patti Smith, o che la si apprezzi oppure no, il libro di Adriana Schepis è sicuramente un buon modo per lasciarsi travolgere dal clima rock e molto “psichedelico” di anni irripetibili, in cui i sogni erano palpabili e ancora possibili e la voglia di libertà un mantra irrinunciabile.

Adriana Schepis è nata a Trieste d’estate, nel 1980. Ama scrivere a matita, bere buon caffè e camminare. Non ama le matite spuntate, i granelli di caffè sulle mani umide né le scarpe col tacco. Da tempo si è avvicinata allo zen, ma lui continua a schivarsi. Ha conseguito una laurea in Psicologia, un dottorato in Psicologia della comunicazione e un master in Comunicazione della scienza. Per Imprimatur ha firmato nel 2015 Spregiudicate: grandi donne che hanno usato il loro potenziale d’amore.

Source: libro inviato dall’editore al recensore, ringraziamo l’autrice e l’Ufficio Stampa Imprimatur.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

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