:: Fango – Una distopia in pochi atti di Luca Palumbo (Lorusso Editore, 2016) a cura di Giulia Gabrielli

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Matteo Furst e Gino Pilàr sono due operatori del centro di accoglienza per i rifugiati politici, Sakine è una degli ospiti del centro, rifugiata curda; Nanà e Romero sono due ragazzi, lavoratori precari e squattrinati; Dago e Molise sono due amici che si ritrovano allo stesso bar ogni sera. Cosa hanno in comune?
Tutti sono, o sono stati, dei dissidenti, esponenti della sinistra romana: chi più, chi meno, tutti hanno partecipato a qualche protesta, lottato per qualcosa che li ha portati a pestare i piedi a qualcuno di potente. E tutti avvertono negli ultimi tempi un senso di isolamento: i movimenti si sono sfaldati, ovunque sembra aleggiare un senso di depressione e rassegnazione apparentemente immotivata. Sono pochi, sempre più divisi, non hanno più contatti coi compagni e sono stanchi, in balia degli eventi.

Le loro storie si intrecciano in una Roma a noi quasi contemporanea, “duemila e qualche cosa” è l’unica indicazione che abbiamo; mentre i luoghi sono quelli familiari a chi conosca Roma Est: Torpignattara, il Pigneto, via Marranella, l’ex Snia…
Da giorni sulla città si abbatte un temporale incessante e il fango, elemento qui sì concreto e naturale, ma anche fortemente simbolico, invade le strade, completamente abbandonate dall’amministrazione e dai cittadini che, terrorizzati, si chiudono nelle loro case per sfuggire ai rastrellamenti degli uomini del Sindaco.
Il nuovo Sindaco di Roma, un nemico che non si rivela mai, senza volto se non negli incubi e nelle allucinazioni di Matteo, si è messo in moto contro di loro e contro tutti gli emarginati e i dissidenti, gli immigrati, gli irregolari, i gay, i comunisti, i pazzi. Contro tutti gli indesiderati nella nuova Roma città stato.

 «Tutto così in fretta, tutto così inaspettato, grottesco. La distopia non era più un’invenzione. E il mondo intorno non esisteva. Nanà aveva la sensazione che esistesse soltanto quella parte di Roma, sotto assedio, pronta a essere drasticamente rivoltata come un calzino. E niente più. Né il mondo circostante, né il resto dell’umanità. Forse nemmeno il mare.»

La zona della città in cui si svolge tutto diventa come un’isola, come una “zattera di pietra” – che è il titolo di un capitolo ma anche un omaggio all’omonimo libro di José Saramago – staccatasi dal continente e alla deriva, anzi, più che pietra qui ci sono solo terra e  fango. Quest’isola è un ghetto separato dal resto di Roma con presidii e posti di blocco, in cui far confluire e poi sparire tutti gli indesiderati.
I “buoni” sono tutti rassegnati, vinti, senza speranza, braccati, cacciati dalle loro case e annegati nel mare di fango che sta sommergendo la città; ma anche i “cattivi”, per lo meno quelli che come l’ispettore Castracane e la donna magrissima in motocicletta si mostrano di persona, non hanno una reale forma di malvagità, sono altrettanto disperati o disillusi o disgustati della loro vita, con la differenza che hanno deciso di schierarsi con il potere per avere qualcosa in cambio. Sono dei disperati che fanno quanto gli viene ordinato solo per la promessa di una ricompensa futura, della “vita migliore”, lontano da Roma.
Il Sindaco invisibile, i reparti di uomini incappucciati che affiancano la polizia nelle azioni più spietate, persino il vecchio e abietto “palazzinaro” legato al passato di alcuni dei protagonisti: tutti loro invece restano senza volto, senza un nome o senza mai apparire sulla scena, se non nei discordi dei loro sottoposti. Sono loro qui l’incarnazione di un potere malvagio, vendicativo e più grande del singolo individuo che lo esercita, come si addice ad una buona distopia.

Luca Palumbo è nato a Napoli nel 1979, redattore di Laspro – Rivista di letteratura, Arti & Mestieri, ha già pubblicato una raccolta di racconti, Il pianista nano, per 0111 edizioni nel 2009, e il romanzo Un maledetto freddo cane, Lorusso 2012. Con Fango è al suo secondo romanzo, che dovrebbe essere il primo di una trilogia dedicata alla Roma città-stato.

Source: gentilmente inviato dall’ufficio stampa dell’editore per la recensione.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

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