Ciao Angela. Grazie per aver accettato questa mia intervista e benvenuta su Liberi di scrivere. Raccontaci qualcosa di te. Punti di forza e di debolezza.
Grazie mille per avermi invitato. Sono sempre felice di qualsiasi opportunità mi permetta di entrare in contatto con i fantastici lettori che ho in Italia, tutti mi sono stati davvero di supporto per i libri di Kim Stone. Io vivo nella Black Country nelle West Midlands con la mia compagna, il nostro vivace Labrador e un pappagallo che dice le parolacce – non ho la minima idea di come sia potuto succedere! Credo che la mia più grande forza sia la mia attenzione al dettaglio. Devo essere certa di aver studiato tutto nel miglior modo possibile, prima di andare avanti. In un certo senso questa può anche essere la mia più grande debolezza, poiché tendo a farmi assorbire dai dettagli piuttosto che andare avanti.
Raccontaci qualcosa del tuo background, dei tuoi studi, della tua infanzia.
Sono cresciuta in una piccola casa a schiera con due sorelle e un fratello. Mio padre era un autista di camion di lunga distanza e non c’era per la maggior parte della settimana. A scuola mi piaceva qualsiasi materia che comprendesse le parole. Nella mia comunità la gente non aspirava ad essere uno scrittore o un artista poiché questo è sempre stato ritenuto semplicemente irrealizzabile. A scuola mi sono concentrata sulle competenze di base dell’ ufficio come scrivere a macchina, le pratiche d’ ufficio, il commercio siccome queste competenze erano le sole che mi avrebbero aiutato a trovare un lavoro, quando avessi lasciato la scuola. E infatti finii per lavorare in un ufficio, quando lasciai la scuola e, successivamente mi occupai della gestione della sicurezza.
Quando hai capito che avresti voluto fare la scrittrice?
Avevo sempre amato il potere delle parole e leggevo qualsiasi cosa su cui potevo mettere le mani. Quando avevo circa dodici anni il mio insegnante di inglese mi chiese se poteva portare in classe alcuni libri sopra la mia età di lettura poiché pensava li avrei apprezzati. Erano libri centrati sulla complessità delle relazioni umane. Li ho divorati ed è stato allora che ho capito che volevo raccontare storie che potessero catturare le persone come quei libri avevano affascinato me.
Il tuo primo romanzo, Urla nel silenzio, è stato definito un miracolo del web, puoi raccontarci come è andata, come è stato essere un’ autrice esordiente così di successo?
Questa è una bellissima domanda. Avevo sottoposto il mio lavoro agli editori tradizionali per 25 anni, sempre affrontando rifiuti. Quando Bookouture mi fece firmare per quattro libri nessuno di noi sapeva come Urla nel silenzio sarebbe stato accolto. Ha conquistato subito il 1° posto su Amazon due giorni dopo la pubblicazione e ci ha colpito tutti. L’esperienza è stata completamente travolgente. Non avrei mai sognato tale risposta per Kim Stone e le sue storie. Questa stessa risposta ora sta avendo un eco anche in altri paesi siccome ora le sue storie continuano a viaggiare per il mondo. I messaggi che ricevo dai lettori italiani sono veramente bellissimi e ho apprezzato ognuno di loro.
Puoi raccontarci un po’ il tuo ultimo romanzo, Il gioco del male?
Ho sempre voluto scrivere una storia che rappresentasse con precisione un sociopatico. Ho letto alcuni libri e guardato programmi televisivi in cui vengono raffigurati come deboli e questo semplicemente non è vero. Un sociopatico non ha alcun legame emotivo con qualcuno o qualcosa e questo era quello che volevo ritrarre. Alex è un personaggio su cui avrei potuto scrivere di nuovo e di nuovo.
Il rapporto tra Kim e Alex è una sorta di duello. Cosa ti ha ispirato a creare questi due personaggi?
Sì, il loro rapporto è assolutamente una sorta di duello. Ho voluto mettere insieme due donne forti in modo diverso e vedere cosa sarebbe successo. Volevo scrivere una battaglia psicologica tra il bene e il male. Le scene tra Kim e Alex sono le mie scene preferite da scrivere.
Che tipo di ricerche sui disturbi mentali hai fatto?
Ho fatto una gran quantità di ricerche per Il gioco del male. Ho letto molto sulla condizione chiamata Sociopatia e sugli effetti che i sociopatici hanno sulle persone che gli vivono accanto come familiari, amici e colleghi. Ho passato molte ore a leggere racconti di prima mano di persone che erano venute a contatto con veri sociopatici e come questo avesse influenzato la loro vita.
Ti capita mai di usare le tue paure o esperienze personali nelle tue storie?
Credo che in una certa misura lo faccio. In Urla nel silenzio e nel creare il personaggio di Kim ho voluto mostrare che le persone non devono essere sconfitte dal loro passato e che la forza la troveranno in un modo o nell’altro. Io credo fermamente che una disabilità non definisca una persona per cui ho scelto di ritrarre Lucy in Urla nel silenzio come una ragazza vivace, allegra nonostante i suoi problemi fisici. Ancora una volta, ho incluso Dougie in Il gioco del male per dimostrare che un’ intelligenza acuta può non essere del tutto evidente nelle persone con disabilità.
Il tuo libro è caratterizzato da un crudo realismo, e da una grande violenza psicologica. E’ di questi giorni la notizia del suicidio di una ragazza italiana perseguitata per i suoi video erotici condivisi sul web. L’abuso emotivo è per te peggiore dell’abuso fisico?
Penso che qualsiasi tipo di abuso è ugualmente dannoso. Ritengo particolarmente pericoloso il bullismo – in qualsiasi sua forma. Una delle storie più tristi che io abbia mai letto è stata quella di una ragazza di 14 anni che si è suicidata in conseguenza del bullismo scolastico. Non c’era reale violenza, ma la fecero stare così male che non trovò alcuna soluzione che porre fine alla sua vita. Credo che l’unica possibilità che abbiamo di superare questi problemi sia quella di parlarne sempre più diffusamente.
Qual è la tua parte preferita nel processo di scrittura?
La mia parte preferita del processo di scrittura è quella che io chiamo ‘The Bite’. Dopo la ricerca su argomenti specifici e dopo aver steso le note dei personaggi mi siedo con nuovi quaderni e nuove matite pronta per iniziare il processo di scrittura. Ad un certo punto l’idea nella mia testa prende il volo e inizia a salire. Io chiamo questo momento ‘The Bite’ e quando succede il mondo potrebbe anche finire che non lo noterei nemmeno.
Come lettrice cosa preferisci del genere crime? E quali libri consiglieresti assolutamente di leggere?
Quello che personalmente amo nella letteratura crime è quando lo sviluppo del personaggio è parallelo allo sviluppo della trama. Voglio leggere di personaggi reali con difetti e caratteristiche uniche che li distinguano e rimangano nella mia mente per molto tempo dopo che ho finito di leggere i libri. I libri che sono rimasti con me sono la serie dei libri di Tony Hill di Val McDermid e i libri di Kathy Mallory di Carol O’Connell.
Infine, che cosa avrà in serbo per te il resto del 2016?
Ho appena finito di lavorare al 5° libro di Kim Stone per il mercato del Regno Unito che si intitolerà Blood Lines. Il mio contratto prevede che scriva 2 romanzi di Kim all’anno. Ora sto lavorando al 6° libro in scadenza alla fine dell’anno.
Tag: Angela Marsons
6 settembre 2021 alle 8:00 |
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