:: La copia infedele, Stefano Trinchero (66thand2nd, 2016)

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Tra gli esordi italiani di questi primi mesi del 2016 si conquista il suo spazio un noir, piuttosto divertente, dal titolo sfuggente La copia infedele, scritto da Stefano Trinchero, – vercellese, classe 1979-, e pubblicato da 66thand2nd che non ringrazierò mai abbastanza per aver portato in Italia Alain Mabanckou. Ambientato interamente a Torino, La copia infedele è dunque un esempio di cosa un giovane (non tanto per età anagrafica) autore può fare partendo dai canoni del noir più classico di ambientazione sabauda (pensiamo a un Fruttero & Lucentini d’annata) e innestando una propria freschezza e vivacità in cerca della propria voce, sforzo credo principale di chi da alle stampe la propria opera prima.
Trinchero è bravo, e non privo di una sua dignità letteraria e questo rende il romanzo già interessante di per sé, anche se non è un autore di trame, (in questo romanzo è a dire il vero piuttosto esile) ma di atmosfere, di personaggi, di dialoghi, di sfumature. Ha una scrittura molto sobria, asciutta, schiva, priva di barocchismi, in sottrazione se vogliamo incarnazione quanto mai veritiera del tipico understatement torinese ed è piacevole seguirla mentre il suo protagonista, un giornalista sportivo, indaga su un incidente occorso a una stella (cadente) del calcio torinese non di prima categoria. (Se non amate il calcio, niente paura il tema è più un pretesto per parlare d’altro, come vi accorgerete durante la lettura).
Dicevo che è un noir divertente, l’umorismo torinese è piuttosto particolare (se vogliamo diametralmente opposto a quello toscano), ma se lo gradite, qui non manca, educato, composto, un po’ dolente. C’è una certa critica sociale, anche se sfumata, nella più piena tradizione del néo-polar, e sebbene non credo Trinchero sia un militante, si trova decisamente a suo agio a stigmatizzare vizi, ipocrisie e privilegi della buona borghesia del denaro, sempre con le dita guantate di un educato disincanto.
La Torino di Trinchero è sicuramente la Torino della crisi (sia morale che economica) di questi anni, dei capannoni abbandonati, delle fabbriche in disuso, dei barboni che dormono nelle auto, delle truffe delle assicurazioni, della bassa manovalanza, e di chi cade sempre in piedi, dei calciatori che hanno visto finire sogni e denaro, di giornalisti squattrinati. Anche la geografia del romanzo è piuttosto puntuale, piena di punti di riferimento, da ripercorrere se vogliamo con la mente, dal centro (ancora carico di una sua dignitosa bellezza) verso la periferia disagiata. Esilarante la scena al Platti, tra dialoghi dalla penna avvelenata e le abilità funamboliche di chi riesce a mettere in un piatto solo tutto un menù di antipasti a sbafo.
Insomma le premesse per un buon esordio ci sono tutte, e anche numerose promesse, sarà interessante infatti vedere Trinchero cimentarsi nella sua opera seconda, (spero presto), concludo con l’augurargli quel briciolo di fortuna che permette alle opere di trovare la loro strada, ma se tanto mi da tanto, La copia infedele non farà fatica.

Stefano Trinchero è nato a Vercelli nel 1979. Vive a Torino. La copia infedele è il suo primo romanzo.

Source: libro inviato dall’editore, ringraziamo Marco dell’Ufficio Stampa 66thand2nd.

Disclosure: questo post contiene affiliate link di Libreriauniversitaria.

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