Semmai vorrei essere capace di spiegare la sensazione fisica che provavo ogni volta che le prendevo in braccio. In quella specie di slancio e di abbandono che ha il corpo di un bambino quando si lascia sollevare: Livia restava sempre intera, integra. Con una rigidità verticale interna, non saprei come dire. Era sempre lei. Alessia invece te la spalmavi addosso, diventava un calco del mio corpo. Diventava me. Avevano consistenze diverse. Si poteva sapere da quel modo di lasciarsi abbracciare che persone sarebbero diventate.
Irina se lo ricorda bene quel modo, perché Livia e Alessia sono le sue bambine, anche ora che non sono più con lei, da quando nel 2011 il marito Mathias se l’è portate via, portandosi con sé, dopo il suicidio, la verità sulla loro scomparsa.
La storia è nota. Un caso di cronaca come tanti, di bambini scomparsi e non ancora tornati e Irina Lucidi è la madre rimasta a vivere nonostante il dolore che spezza il fiato. Le indagini non hanno portato a nulla. Nessun cadavere, ma neppure nessuna strada da percorrere che non finisca alla stazione di Cerignola, dove Mathias si era lasciato investire da un treno in transito.
La storia di Irina trova le parole di Concita De Gregorio che ha saputo rendere in queste pagine molto di più della testimonianza di una donna sopravvissuta al dolore: vi troviamo anche l’emozione viva del racconto di una vita. Così Irina, di madre tedesca e padre italiano, vissuta a Bruxelles e poi a Losanna, ripercorre la propria storia fino alle più lontane origini, a quella bisnonna americana a cui era stata strappata la figlia Mayme, ancora in fasce, proprio dall’uomo che amava e che se l’era portata in Italia. Quella bambina è la nonna a cui Irina è profondamente legata e a cui affida i suoi più profondi pensieri.
Il dolore da solo non uccide e io sono viva. Dunque devo vivere, perché finché ci sono ci sarà il ricordo di chi non è più con noi. Vivo, il ricordo: vive loro nei pensieri. Dimenticare, nonna. Tu che hai camminato per un secolo lo sai che niente si dimentica ma tutto, a momenti, si deve poter prendere e mettere in un posto.
Come quella bisnonna lontana, Irina ha rivissuto quello stesso oltraggio, l’offesa più grande, quella di essere privata delle proprie figlie. Un destino che si ripete, un dolore rinnovato, che pone nuovi quesiti, nuove prospettive: cose da non dimenticare e cose per cui vale ancora la pena vivere, anche se gli altri vogliono vedere in questa rinascita, nel tentativo mai semplice di ricostruirsi una vita, la colpa per tutto, anche della felicità ritrovata. Irina però non può e non vuole fermarsi, perché dalla sua sopravvivenza dipende quella delle proprie figlie, nonostante tutto, comunque vada.
Parole aperte cariche di significati. Con Mi sa che fuori è primavera Concita De Gregorio ci regala una storia autentica: Irina e le balene dei suoi sogni, quelle di viaggi lontani, compiuti e ancora da compiere. Irina e la sua lotta per la ricerca della verità, più di prima, nel tentativo di riaprire indagini, di ripercorrere strade nuove, alla ricerca delle sue figlie che ancora aspetta.
“Non torneranno, nonna, lo so. Ma non potrei vivere senza sapere che nella mia casa c’è un posto per loro. Il posto che le aspetta, se dovessero bussare e chiedere: il nostro letto, mamma, in questa casa dov’è.”
Concita De Gregorio si è laureata all’Università di Pisa. Ha iniziato a lavorare come giornalista nei quotidiani locali, è entrata con una borsa di studio a “Repubblica” dove è rimasta per vent’anni come inviata di politica e cultura. A “Repubblica” è tornata come editorialista dopo aver diretto, dal 2008 al 2011, “l’Unità”. Conduce il programma di RaiTre Pane quotidiano, è cofondatrice della rivista spagnola “Ctxt”. Ha quattro figli. Nel 2001 ha pubblicato Non lavate questo sangue. I giorni di Genova sul G8. Tra i suoi libri successivi Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto (2007), Malamore. Esercizi di resistenza al dolore (2009), Così è la vita. Imparare a dirsi addio (2011), Io vi maledico (2013) e l’avventura letteraria a quattro mani con il figlio adolescente Un giorno sull’isola. In viaggio con Lorenzo (2014). Per “I Narratori” Feltrinelli ha pubblicato Mi sa che fuori è primavera (2015).
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