Ci sono libri che vanno letti e poi riletti. Una. Due. Cento. Mille volte. Succede anche a persone come me che raramente rileggono qualcosa più volte.
Era un giorno come tanti altri quello in cui mi capitò di riprendere per la seconda volta un volume che, meno di un anno fa, mi ha fatto scoprire il mondo delle storie a fumetti, quei romanzi illustrati, graphic novel così ben scritti, strutturati e colorati con dedizione da sembrare – no, ma che dico -, così da essere dei veri tesori da custodire gelosamente. Sul comodino, incisi nella mente e nel cuore. Proprio quel giorno, quando ripresi quel volume dal ripiano della libreria, pensai per un secondo a come Nao dovesse vivere la sua quotidianità. Se solo esistesse in carne ed ossa.
Una ragazza come altre, almeno all’apparenza. Se la incrociassimo per strada, probabilmente, non la noteremmo nemmeno. Tuttavia, se prestassimo un briciolo di attenzione in più, se fossimo davvero disposti ad aprire la sua scatola cranica ed entrarci dentro, noteremmo che lei, giovane donna per metà inglese e per metà giapponese, oltre a quell’aria disincantata che si porta sempre dietro, ha un segreto. Più di uno.
Nao, infatti, è affetta da OCD, in particolare da una forma di disturbo ossessivo compulsivo che, contrariamente a quanto solitamente accade, non ha per sintomi la fissazione per l’igiene e il conseguente lavarsi le mani duecento volte in un giorno, disporre cose secondo il giusto cromatismo o cose simili. Tutt’altro. Nella sua testa si manifestano visioni violente che riescono a fondere realtà ed immaginario, rendendole la vita impossibile.
Si tratta quasi una outcast à la Dickens trapiantata negli anni duemila, una persona che non riesce a stare bene con gli altri, che non riesce ad andare oltre la formalità nei rapporti lavorativi e sentimentali, perché non sta bene con se stessa. Nao non esiste, non è una persona reale, non la si può concretamente identificare in qualcuno, questo è vero. Eppure, se esistesse, potrebbe essere mille persone diverse, stando alla velocità con cui frullano i pensieri nella sua mente. Oppure potrebbe essere le nostre paure, ossessioni, fantasmi, demoni che girano ad una velocità devastante.
Nao resta solo la protagonista di un bel graphic novel di Glyn Dillon, edito in Italia fine 2013 da Bao Publishing. Un prezioso volume cartonato, dalla copertina candida con in rilievo raffigurato un ensō (円相), simbolo che, in giapponese, vuol dire cerchio ed è proprio il concetto di ciclicità ad essere onnipresente in tutto lo svolgersi della storia.
Vivida l’influenza nel tratto e nei colori ad acquerello (è il rosso a predominare) di maestri quali Moebius e di Hayao Miyazaki.
Per l’edizione italiana, è stata scelta come sovracoperta un’immagine raffigurante il mezzo busto di giovane donna che ha, al posto della testa, una lavatrice sempre in azione, come se fosse sempre intenta a centrifugare.
Non fa altro che colpevolizzarsi dicendo di essere cattiva. Il presente si mescola alle immagini nella sua testa e si intreccia con un meta fumetto, un’altra storia a fumetti che l’autore ha inserito nella trama principale per intervallare le montagne russe che concorrono a formare il flusso di pensieri ossessivi presenti nella mente della protagonista.
Un racconto e una vita destinate alla decadenza e al baratro più nero che, ad un certo punto, saranno risollevate dall’arrivo di un gigante buono, un riparatore di lavatrici che, per Nao, rappresenterà una certezza nel suo mondo di paure e che l’aiuterà a capire una cosa importantissima: non tutto è sempre o bianco o nero, ma che esiste anche una via di mezzo. Questo compromesso tra un eccesso e l’altro non è il grigio, aspettate, ma il marrone.
Gyl Dillon, inglese, classe 1971, è figlio e fratello minore di altri due disegnatori. Comincia la sua carriera nel fumetto, ma prosegue principalmente come storyboarder e concept designer per il cinema e la televisione. Vive a North West London con la moglie e figli. Il Nao di Brown è il suo ultimo lavoro.
Tag: Federica Guglietta
13 aprile 2015 alle 11:36 |
L’ha ribloggato su Un Bradipo In Famigliae ha commentato:
Bradipa ha recensito de Il Nao di Brown, Glyn Dillon (BAO Publishing, 2013) per Liberi di scrivere.
“L’Io è il prezzo da pagare per la poesia”.