Quello che mi ha stupito di La ballata di Dante di Eduardo González Viaña è la capacità dell’autore di realizzare una sorta di versione latinoamericana della Divina Commedia di Dante (non me ne vogliano le spoglie del sommo poeta). Non fraintendete l’affermazione precedente, ma conosce la vicenda narrata dal poeta fiorentino, leggendo questo libro edito da Baldini&Castoldi avrà la sensazione di sentir riecheggiare Dante nella contemporaneità americana di Viaña, dove cultura made in U.S.A. e made in Messico si incontrano e scontrano. Dante Celestino è come il Dante della Divina Commedia, perché anche il personaggio dello scrittore sudamericano partirà per un viaggio che lo porterà ad attraversare l’inferno e il purgatorio, prima di raggiungere una situazione di vita paragonabile alla tranquillità paradisiaca. Il messicano Dante Celestino arriva in Oregon e rimane sempre fermo in quel luogo dove, da solo, cerca di crescere la figlia Emmita, perché la moglie bibliotecaria Beatriz, altro riferimento alla Divina Commedia che richiama alla mente la Beatrice del paradiso dantesco, è morta. Quando la ragazzina raggiunge i quindici anni, Celestino preso dall’entusiasmo –troppo in effetti- organizza una spettacolare cerimonia per celebrare l’ingresso della figlia in società. La gioiosa fatica di Dante verrà spazzata dalla brutale irruzione durante i festeggiamenti di un gruppo di giovani motociclisti che semineranno paura e terrore tra i partecipanti. Il dramma si compie con la fuga di Emmita con Johnny Cabada, il capobanda dei bikers, che si è arricchito con il traffico di stupefacenti. Dante, accompagnato da un asino zoppo e parlante che gli fa da guida spirituale e che, non a caso, si chiama Virgilio, valica i confini dell’Oregon viaggiando per tutti gli Stati americani alla ricerca dell’amata figlia. Certo, nel libro di Viaña non troviamo i vari gironi danteschi con i loro dannati, ma nelle avventure vissute da Celestino povertà, istinto di sopravvivenza, violenza e male che mina gli uomini si mescolano in modo così perfetto da fa apparire, agli occhi di chi legge, il pellegrinaggio del protagonista un vero e proprio viaggio all’inferno. La ballata di Dante di Viaña è interessante perché attraverso la figura di Dante Celestino e della figlia, l’autore racconta le difficoltà di inserimento sociale che molti immigrati hanno nel momento in cui si trasferiscono dal loro Paese d’origine in quello che li ospita. Se la figlia di Dante si sente perfettamente americana e in certi momenti sembra quasi ripudiare le proprie origini del Sud, il padre è l’opposto. Dante vive da sempre in Oregon in condizioni economiche non floride, non sa parlare inglese, non ha documenti d’identità regolari e non riesce a integrarsi nella società americana, perché molto legato alle sue radici messicane. Questo non fa altro che creare un conflitto con la giovane e ribelle Emmita, un dissidio riguardante il classico conflitto generazionale tra genitori e figli. La ballata di Dante Eduardo González Viaña crea il giusto equilibrio tra fantasia e realtà, nel quale temi come gli scontri tra culture diverse e generazioni differenti è trattato con delicatezza, garbo e con una sottile ironia che conferma quanto i libri, spesso e volentieri, riflettano quella che è al realtà quotidiana nella quale i lettori vivono. Traduzione Lucia Lorenzini.
Eduardo González Viaña (Chepén, 1941) giornalista oltre che scrittore peruviano, da molti anni vive in Oregon, dove ha esercitato l’insegnamento presso l’Università, e da questa località invia periodicamente a un ampio circolo di lettori l’e-mail «Correo de Salem», che contiene spesso osservazioni pungenti sulla società statunitense. Ha pubblicato romanzi e numerose raccolte di racconti. Ha ricevuto importanti riconoscimenti fra i quali il Premio Juan Rulfo per il racconto (1999) e nel 2007 il prestigioso International Latino Book Award proprio per La ballata di Dante.
Tag: Divina Commedia, Eduardo González Viaña, Viviana Filippini
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