Giuliana Altamura, barese, classe 1984, è laureata in lettere moderne dove si è specializzata in filologia, ha conseguito un master in sceneggiatura, sta conseguendo un dottorato di ricerca in Discipline dello Spettacolo a Torino e si occupa in particolare di teatro simbolista francese, vivendo tra Milano e Parigi, ed è inoltre una musicista, diplomata in violino.
Un curriculum culturale di tutto rispetto, che si aggiunge ad un perrsonaggio che colpisce alle fiere del fumetto per il suo look un po’ gotico molto interessante e particolare e senza le baracconate di molte delle seguaci di questo stile. A tutto questo Giuliana ha aggiunto una nuova esperienza creativa e culturale, quella di scrittrice, con il romanzo Corpi di Gloria, edito da Marsilio, storia di un’estate infuocata nella sua Puglia natale di un gruppo di ragazzi e ragazze ricchi e in cerca di una loro identità e di un modo per crescere, costi quello che costi. Ma ecco cosa ci dice l’autrice in tema.
Come è nata l’idea di Corpi di Gloria?
Il romanzo è nato dal desiderio di raccontare il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta come un tempo sospeso, in cui tutto può ancora essere possibile, eppure si è forse troppo spaventati per capirlo. Ho legato questo sentimento a un luogo, la Puglia, raffigurandola come una terra perennemente estiva e paralizzata dalla luce, metafora appunto di uno stato esistenziale.
Il mondo che tu descrivi sembra molto diverso dalla persona che sei: perché questa scelta?
Lo è solo in parte. Ho voluto raccontare i ventenni di oggi, o almeno una parte di essi, con le loro paure e i loro eccessi, partendo da un’osservazione ravvicinata che sospendesse qualsiasi tipo di giudizio. Anche se non condivido lo stile di vita dei miei personaggi, capisco profondamente la minaccia di quel non-senso che grava costantemente su di loro e che, a uno sguardo superficiale, può sembrare semplicemente noia, ma nasconde ragioni ben più profonde che dovrebbero portare a riflettere sul nostro mondo, che non è poi così lontano dal loro.
Oltre a scrivere tu fai altre attività culturali: cosa ne pensi e come le vivi in questo momento non facile?
Sono dottore di ricerca in discipline artistiche, musicali e dello spettacolo e mi occupo di teatro simbolista francese. Inutile dire quanto sia difficile trovare fondi per la ricerca, è una lotta costante, in ambito umanistico e non solo, e si è sempre più costretti a guardare all’estero, nostro malgrado. È importante, tuttavia, non perdere mai la passione per quello che si fa.
Chi sono i tuoi maestri letterari e non?
Fra i miei autori preferiti ci sono Beckett, Bernhard, Goethe, Kristof, Nin. In altri ambiti, adoro Arvo Pärt e l’arte della Bourgeois. Il mio più grande maestro, però, in termini assoluti, resta Bach.
Prossimi progetti?
Sto lavorando a un secondo romanzo, ma è presto per parlarne 🙂
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