:: La giostra dei fiori spezzati, Matteo Strukul, (Mondadori, 2014)

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giostraPadova, 1888. Un serial killer ante litteram, un predatore si aggira per il quartiere malfamato di Borgo Portello e uccide senza pietà giovani donne, prostitute, mettendo in scena un personale rito quasi pagano. Ad indagare l’ispettore Roberto Pastrello, poliziotto scaltro e esperto, che intuisce quanto questo caso si discosti dalla norma, dai soliti delitti che si verificano in città. Questa volta la mente omicida da perseguire è pericolosa, oltre che disturbata. Per catturare l’assassino sono necessari due collaboratori d’eccezione: il giornalista Giorgio Fanton e l’alienista Alexander Weisz. Solo loro possono avere una possibilità. Solo unendo le forze questo predatore potrà essere individuato e catturato. E il tempo stringe, perché il killer continua a uccidere, uscendo anche dal Portello, diffondendo il terrore in tutta la città.
La giostra dei fiori spezzati di Matteo Strukul, edito nella collana Omnibus di Mondadori, terzo romanzo dello scrittore padovano dopo i due dedicati a Mila, si discosta dal pulp noir contemporaneo, marchio di fabbrica dell’autore, per virare verso il thriller storico, in un’accezione decisamente originale e surreale, contaminata da generi e suggestioni, non solo letterarie, che vanno dal gotico tardo Ottocentesco, lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle su tutti, mediato dalla trasposizione cinematografica di Guy Ritchie a cui ruba di sicuro l’ispirazione per il personaggio della zingara Erendira dalla misteriosa zigana, Madame Simza, portata sullo schermo nel 2011 da Noomi Rapace in Sherlock Holmes – Gioco di ombre (Sherlock Holmes: A Game of Shadows), alle più recenti atmosfere dark e decadenti di molta cinematografia contemporanea che prende linfa dall’immaginario fumettistico e gothic rock, di un Tim Burton per esempio.
Omaggi e citazioni, in puro spirito postmodernista, si susseguono, o apertamente menzionate, (come dimenticare I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe) o più occulte in vere sfide per il lettore, che non farà fatica invece a confrontarsi con l’ormai leggendario Jack Lo Squartatore della Londra fine Ottocento, vero serial killer di prostitute, non unica fonte di ispirazione per il personaggio maledetto dell’Angelo Sterminatore.
Al genere, riveduto e corretto da Strukul, si aggiungono venature horror, se non splatter, malsane e malate, presenti nelle raccapriccianti descrizioni dei cadaveri orrendamente sfigurati, e posti, anzi esibiti, in modo macabramente artistico, in ciò che diventa più che una scena del crimine, una rassegna di ego degenerato e aberrante. Ad alleggerire le atmosfere tenebrose, la decadente ambiguità di una Padova oscura e misteriosa, una spruzzata di ironia portata dal personaggio del giornalista Giorgio Fanton (sorta di dottor Watson) contraltare dell’altro protagonista, il criminologo Alexander Weisz, che proprio come Holmes è gravato da una dolorosa dipendenza dalla droga (il laudano), oltre che dalla tragica morte della madre (e qui più che a un personaggio letterario di fantasia non ho potuto non pensare a un vero autore di noir in carne ed ossa).
Fanton e Weisz, strana coppia di investigatori, si troveranno così uniti sulle tracce di un serial killer, spietato e senz’anima, capace dei gesti più efferati, (arriverà a sventrare le sue vittime, e mangiarne le interiora), nelle innevate vie di una Padova ottocentesca, che ancora rivive nei dagherrotipi color seppia di qualche collezionista. E così passeremo dal malfamato quartiere di Borgo Portello, zona franca per tagliagole, prostitute e derelitti, all’elegante caffè Pedrocchi, o al teatro Nuovo, in via dei Livello, dove si esibiva Eleonora Duse, sulle tracce insanguinate di questo oscuro criminale, che a capitoli alterni l’autore presenta, in un’ impersonale terza persona.
Il resto della narrazione è descritta da Fanton, voce narrante e testimone di questa indagine pericolosa e quasi impossibile. Arrivare all’assassino sarà un percorso labirintico e tortuoso che metterà i protagonisti a confronto con i loro incubi e le loro paure, illuminati da Erendira, zingara e prostituta, personaggio ambiguo ma di grande fascino e carisma, informatrice dei nostri e possibile vittima dell’Angelo Sterminatore. Ma ogni prostituta uccisa porta il nome di un fiore, questa è l’unica traccia che Weisz, con l’aiuto di Fanton, potrà seguire, traccia che porterà a scoprire il colpevole, le ragioni dei suoi delitti, ragioni oscure, che non porteranno sollievo, non porteranno vera giustizia, in un finale del tutto inaspettato (sfido il lettore a individuare il rimando ad un celebre romanzo di un noirista francese).
Il linguaggio è moderno, contemporaneo, a volte diretto, (a differenza di molti autori di romanzi storici non utilizza parole obsolete o passate di moda per dare la patina del tempo), anche la sensibilità è moderna, seppure descrive molte tecniche investigative dell’epoca e dibattiti tra luminari, forse troppo didascalici, come per esempio citando Lombroso, che arrivava a teorizzare che l’aspetto morfologico di un volto potesse determinare la propensione al crimine di una persona, teoria avversata da Weisz, più vicino alle teorie in cui ambiente, educazione, alimentazione, potessero essere determinanti.
La ricostruzione storica è accurata, non priva di accenni di denuncia sociale. La povertà, la vera e propria miseria in cui vivevano ampi strati della popolazione, è descritta in modo realistico e accurato e la sua descrizione alterna con ritmo il procedere dell’indagine. Le osterie, dove servivano vini canforati e adulterati, i bordelli, le strade popolate di ladri e scippatori, diventano scenario di una commedia umana in cui la povertà non è solo materiale, ma anche spirituale, povertà quest’ultima che non lascia indenni neanche i ricchi, in cerca di forti emozioni nelle zone malfamate.
Questa è la prima indagine del criminologo Alexander Weisz, ma sicuramente non sarà l’ultima, il personaggio si presta appunto a diventare un protagonista seriale, sebbene questa avventura sia perfettamente autoconclusiva. Non ci resta dunque che armarci di pazienza e stare a vedere cosa ci riserva il futuro.  

Matteo Strukul (Padova, 1973) è scrittore e sceneggiatore di fumetti. Laureato in Giurisprudenza e Dottore di ricerca in Diritto Europeo dei Contratti, vive fra Padova e Berlino.
Scoperto da Massimo Carlotto, ha pubblicato per le Edizioni E/O i romanzi La ballata di Mila e Regina nera, la giustizia di Mila, in corso di pubblicazione in 15 Paesi -fra cui Stati Uniti, Inghilterra, Australia e India.
Il suo ultimo romanzo, La giostra dei fiori spezzati, è uscito ad aprile 2014 per Mondadori.
Ideatore e fondatore del movimento letterario Sugarpulpe direttore artistico dell’omonimo festival, Matteo collabora con diverse testate, tra cui Tuttolibri.

Una Risposta to “:: La giostra dei fiori spezzati, Matteo Strukul, (Mondadori, 2014)”

  1. :: Review Party – Decadenza di una famiglia di Matteo Strukul (Newton Compton, 2017) | Liberi di scrivere Says:

    […] Laureato in giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto europeo, ha pubblicato diversi romanzi (La giostra dei fiori spezzati, La ballata di Mila, Regina nera, Cucciolo d’uomo, I Cavalieri del Nord, Il sangue dei baroni). […]

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