Grazie Antonella per aver accettato la mia intervista e benvenuta su Liberi di Scrivere. Raccontaci qualcosa di te. Chi è Antonella Boralevi? Punti di forza e di debolezza.
Grazie a te! Credo molto nella Rete perché è un luogo di libertà e mi piace il tuo lavoro.
Punto di forza: la fiducia. Nella vita, nelle persone. E la tenacia. In generale, a chi lavora con me, dico sempre che la mia regola professionale è :”No, non è una risposta”. Credo che si possa ottenere quello in cui si crede, se si ha la tenacia di crederci.
Punto di debolezza: sono sensibile, troppo. E’ vero che è la radice e la ragione della mia scrittura ma… capita di rimanere ferita.
Come è nato il tuo amore per i libri? Quali sono i tuoi scrittori preferiti? Chi pensi abbia influenzato la tua scrittura?
Ho cominciato a leggere a 5 anni, i libri dello scaffale più basso della biblioteca di casa. Da “8 giorni in una soffitta” a Jules Verne, Stevenson, Sir Walter Scott, Dickens. Ho letto, senza capirci nulla, credo a 8 anni “Il grande Gatsby” di Fitzgerald, che era stato riposto da mia madre nello scaffale sbagliato. Amo profondamente gli scrittori che sanno raccontare e che ti portano dentro te stesso. “Guerra e pace” di Tolstoj è il mio libro della vita. Poi Katharine Mansfield, Edith Wharton (“La casa della gioia”) , Henry James (“Daisy Miller” “Pupilla e tutore”), Scott Fitzgerald (“ Tenerta è la notte” “Di qua dal paradiso” e “Taccuini” ), Salinger (“Racconti” e “Franny e Zooey”) Leggo l’Orlando Furioso da anni.
Sei un’autrice di romanzi, racconti, saggi, sceneggiature. Come ti sei avvicinata alla scrittura?
Mia nonna Ottavia mi raccontava ogni sera una favola. Ero molto piccola ma adoravo la magia di quei momenti. E soprattutto, ero affascinata dalla storia, volevo sapere come sarebbe andata a finire. Per questo scrivo storie che hanno sempre qualcosa da dire, e detesto gli scrittori contemporanei che scrivono romanzi sul loro ombelico. Io voglio raccontare la vita vera di personaggi che ti buchino il cuore.
Hai portato in televisione talk show di approfondimento. Ti piacerebbe curare una rubrica sui libri? Che idee originali apporteresti al programma? Perché è tanto difficile parlare di libri in tv?
Perché non si deve parlare di libri ma “con i libri”. Facendo vivere le storie e i personaggi mentre si parla di attualità. Che è quello che ho fatto io, da “Uomini” a “Linee d’ombra”, a “Capitani coraggiosi”.
E’ appena uscito il tuo nuovo romanzo per Rizzoli, I baci di una notte. Mi piacerebbe parlarne con te. Innanzitutto, lo definiresti un romanzo d’amore?
“I baci di una notte” è la storia di una passione impossibile. Che invece accade. Scoppia nell’arco di una notte sola, ma cambia la vita per sempre.
Cosa ti ha ispirato a scriverlo? Qual è stato il punto di partenza nel processo di scrittura?
L’immagine forte di due vite destinate a non incontrasi mai. Perché su fronti opposti, come l’ ’Italia di adesso: da una parte i ricchi, dall’altra i poveri.
Perché secondo te è così difficile parlare di sentimenti, in un libro, come nella vita?
Nei miei romanzi, i sentimenti sono al centro. Scrivo per aprire il cuore del mio lettore. Scrivo perché chi mi legge scopra nel mio romanzo una parte di sé, e trovi quello di cui ha bisogno.
Puoi riassumere il tuo libro, toccandone i temi principali?
“I baci di una notte” è la storia di una passione impossibile, ma reale, che scoppia nell’arco di una sola notte, la notte del Capodanno 2012, tra due ventenni che non avrebbero mai dovuto incontrarsi, perché appartengono a due mondi opposti. Santina è la figlia di un cassaintegrato siciliano, è una anima bella, è coraggiosa e sa trovare la gioia in ogni cosa che fa. Sigieri è bello, ricco, marchese, annoiato, destinato alla finanza a Londra. Santina e Sigieri si incontrano la notte di Capodanno in un rifugio perso tra la neve a Cortina, per una serie di coincidenze del caso, e vivono una scena di erotismo assoluto che però diventa fusione dell’anima.
La notte che tutte le donne, credo, vorrebbero vivere.
Utilizzi uno stile particolare in cui il registro poetico si sovrappone a quello prosastico. Pensi che la poesia sia il modo migliore per parlare d’amore? Se non è una domanda troppo personale, quali poesie ritornano più spesso nel corso della tua vita?
Cerco di scrivere per dare emozioni. Amo Wisława Szymborska.
Nei primi capitoli ci presenti i due protagonisti Santina e Sigieri. Due ragazzi che non potrebbero essere più diversi. Cosa li unisce?
Santina e Sigieri sono l’opposto. Persino i loro nomi rimarcano la loro distanza siderale. Eppure si uniscono. Una sola notte li cambierà per sempre. E nessuno dei due sarà mai più lo stesso.
Poi l’incontro, a cui segue una scena d’amore abbastanza forte. Perché hai scelto un’ambientazione così poco romantica come un bagno, e hai unito aggressività e tenerezza?
Perché la passione è questo. E’ forza assoluta. Inarrestabile. E’ coraggio di darsi tutto all’altro. Ma ogni volta, come fa Sigieri, chiedendo. E ogni volta, come fa Santina, dicendo sì.
Parlaci dei personaggi secondari del libro: l’amica Gessica, Amerigo, Virginia, l’autista Condorelli, la proprietaria del rifugio. Un modo contrapposto: i ricchi da un lato, egoisti, crudeli, infelici e dall’altro la gente comune, più umana se vogliamo.
“I baci di una notte” racconta l’Italia di adesso. E’ indubbio che le persone semplici hanno più valori, e che i privilegiati sono viziati e cinici. In generale. Ma poi c’è il doppio finale, doppio colpo di scena.
Il romanzo, per me, deve raccontare vite. E i personaggi di contorno sono fondamentali. Ne “I baci di una notte” ciascuno ha un carattere e ciascuno, dall’inizio alla fine del romanzo, cambia. Gessica è realista, sa che “quelli come loro non guardano quelle come noi”, ma poi troverà anche lei una promessa d’amore. Condorelli, l’autista, è buono e triste, e sarà meno triste. La famiglia che prepara la festa per i clienti ricchi ha dentro le dinamiche di tante famiglie, e spesso ti fa sorridere.
Quale è o sono le tue scene preferite in I baci di una notte?
La scena in cui, al rifugio, Santina si perde nella contemplazione del gruppo dei belli e ricchi, e di colpo, al suo tavolo di fortuna accanto al gabinetto, si presenta Sigieri. E la scena d’amore. Tutta. Tutte le 30 pagine. E’ una scena in cui l’erotismo diventa passione.
Il personaggio più difficile da scrivere e perché? Il più semplice e perché?
Tutti i personaggi sono arrivati subito. Tutti completi e veri. Ho scritto “I baci di una notte” in 4 settimane, di fila, senza dormire e mangiare, quasi.
Perché hai ambientato la storia a Cortina? In che modo questo luogo ha influenzato la tua scrittura?
Conosco Cortina da quando sono nata. E’un luogo a parte. A Cortina sei fuori da tutto e tutto può succedere.
Infine per concludere, ringraziandoti della tua disponibilità: a cosa stai lavorando ora?
Al lancio di “I baci di una notte”. La storia della passione di una sola notte tra Santina e Sigieri, che cambia la loro vita per sempre, urla dentro di me che vuole essere raccontata a più persone possibile!
24 febbraio 2013 alle 9:02 |
Bella e interessante intervista utile per capire cosa caratterizza il mondo creativo di uno scrittore e di una persona