:: Un’ intervista con Daniele Serra

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Daniele SerraCiao Daniele. Grazie per aver accettato la mia intervista e benvenuto su Liberidiscrivere. Per chi non ti conoscesse sei un giovane illustratore professionista, classe 1977, fresco vincitore del prestigioso British Fantasy Awards 2012 nella categoria “Best Artist”. I tuoi lavori sono stati pubblicati in Europa, Australia e Stati Uniti, e ultimamente anche da noi. Raccontaci qualcosa di te. Chi è Daniele Serra? Punti di forza e di debolezza.

Sono un ragazzo di 35 anni, vivo nella mia terra di origine che è la Sardegna, insieme a una moglie e tre gattine. Sono appassionato di fumetti, libri, musica e cinema. Difficile stabilire quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza, tra i primi mi viene in mente il non riuscire a smettere di disegnare, cosa che è sicuramente utile nel mio lavoro, in più credo di avere molta fantasia, anche abbastanza oscura e ricca di incubi..e questo non so se considerarlo un punto di forza o di debolezza!

Raccontaci qualcosa del tuo background, della tua infanzia.

Da piccolo mi dicono che sono stato un bambino abbastanza tranquillo, non avevo tanta voglia di studiare ma nonostante ciò ero il primo della classe, giocavo a tennis tavolo e a calcio. La mia babysitter era mia cugina, mi piaceva molto ascoltarla mentre leggeva le storie horror. Per il resto mi piaceva guardare le persone mentre disegnavano, ascoltare musica e imparare a suonare la chitarra.

Quando è iniziata la tua passione per l’arte in tutte le sue espressioni?

Fin da piccolo ho sempre disegnato, quindi non saprei quando è iniziata la passione per l’arte in generale, è una cosa che mi ha sempre accompagnato in tutta la mia vita.

Parlaci del tuo percorso formativo: che studi hai fatto, che corsi hai seguito? Indica ad un giovane che volesse intraprendere la tua carriera la tua strada.

Il mio percorso di studi si discosta molto da ciò di cui mi occupo ora. Posso dire di essere principalmente autodidatta anche se ho seguito due corsi, uno di fumetto e uno di pittura ad olio, che reputo fondamentali e hanno avuto per me una grande importanza. Prima di provare a lavorare seriamente nel campo dell’illustrazione, ho lavorato per sette anni come grafico pubblicitario. Non sono bravo a dare consigli, una cosa che posso dire è quella di sviluppare una propria professionalità, oltre a tenere duro e credere fortemente in ciò che si vuole ottenere.

Quando hai capito che eri diventato davvero un illustratore professionista? Qual è stato il momento in cui ti sei reso conto che questa tua passione si stava trasformando in un vero lavoro?

Non è una cosa di cui ci si renda conto all’improvviso, è un processo… inizialmente si passa molto tempo a preparare lavori da proporre, a cercare contatti e inviare disegni a varie case editrici. Quando ho iniziato ad essere pagato per i lavori che facevo, ho cominciato a capire che forse poteva diventare sul serio un lavoro; a poco a poco si inizia a collaborare con più editori, ad essere invitato alle convention e conoscere autori con cui scambiare opinioni e poter iniziare nuovi progetti.

Quali sono le doti necessarie?

Come accennavo prima, è sicuramente importante saper disegnare e avere una buona immaginazione, ma è altrettanto importante la precisione e la professionalità: saper rispettare i tempi di consegna, fare un buon lavoro dal punto di vista tecnico.

Raccontaci qualcosa del tuo debutto. Hai iniziato collaborando con alcune piccole case editrici statunitensi. Come è iniziato tutto?

Ho iniziato preparando un portfolio e spedendo i lavori a molte case editrici in giro per il mondo. Così ho cominciato a collaborare con alcune di queste e da lì in poi è stato più semplice perché avendo dei lavori pubblicati era più facile proporsi. E’ difficile mettere un piede dentro il mercato, ma una volta che si creano un po’ di contatti e di collaborazioni è sicuramente più semplice. Una cosa che penso di aver imparato è che difficilmente la gente ti cerca ma devi essere tu a proporti continuamente cercando nuovi contatti.

Hai lavorato sia negli Stati Uniti che in Europa. Quali sono le differenze?

Non ho trovato particolari differenze. Ogni editor ha un suo modo di lavorare, in linea di massima non ho trovato differenze legate alla nazionalità, c’è da dire che per quanto riguarda l’Europa lavoro prevalentemente con l’Inghilterra che per molti versi è simile agli Stati Uniti come approccio lavorativo.

Quali  sono i tuoi artisti preferiti? Ci sono pittori, disegnatori, che ti hanno particolarmente influenzato? Faccio un nome Francis Bacon, ti senti di essergli debitore?

Sono tantissimi gli artisti da cui prendo ispirazione, sicuramente la corrente pittorica americana dei fumetti da Kent Williams, Ashley Wood, George Pratt, Dave Mckean; altri disegnatori sono Nicola Mari, Dino Battaglia e tanti altri. Ti ringrazio molto per questo paragone, anche se penso di essere lontano anni luce dal genio di Bacon.

Come si acquista uno stile personale, riconoscibile a prima vista, senza neanche bisogno di metterci la firma?

Penso sia un processo naturale, cerco sempre di lavorare in maniera istintiva non troppo ragionata e forse questo mi ha permesso di avere un segno un po’ riconoscibile.

Come realizzi i tuoi lavori? Che tecniche utilizzi? Dipingi direttamente su tela, o prima ti prepari disegnando numerosi schizzi? Che colori utilizzi con maggiore frequenza? Quali non utilizzeresti mai?

Utilizzo varie tecniche a seconda del lavoro che devo sviluppare: olio su tela, acquerello, china. Lavoro abbastanza di istinto, se fosse per me dipingerei sempre direttamente su tela ma per normali esigenze lavorative gli editor hanno bisogno di vedere un’anteprima, quindi spesso preparo degli sketch. Come colori utilizzo molto le terre, anche se ultimamente sto cercando di trovare nuovi soluzioni di colorazione. Non c’è un colore che non userei mai, più che altro ci sono colori che mi spaventa usare perché non mi sono abituali, per esempio il verde e l’arancione.

Quale è la tua cover preferita? Quella più visionaria.

Non ho una cover preferita, in linea di massima l’ultima che faccio mi sembra sempre la mia preferita, ma come passa un po’ di tempo ritorno nell’insoddisfazione e spero sempre che la prossima sia migliore. Una cover a cui sono molto affezionato è quella per il libro “Season in Carcosa”, un’antologia edita da John Pulver, perché rappresenta un passo in avanti nel mio cammino.

Raccontaci un aneddoto, bizzarro, incredibile legato al tuo lavoro?

Un avvenimento simpatico è successo proprio qualche giorno fa! Mi è stato dato da leggere un racconto del quale avrei dovuto realizzare la copertina, si trattava di disegnare una terribile vecchia protagonista del racconto. Ho passato una settimana continuando a ridisegnare il volto senza trovare una soluzione che mi soddisfacesse, sembrava quasi una maledizione… non riuscire a disegnarne il volto e sono arrivato e sognarmela di notte. Ho passato un paio di giorni durante i quali ero ossessionato, l’unico modo per uscire da questo tunnel è stato riuscire a dare un volto alla vecchia e in qualche modo esorcizzarla, dopo di che non ha più disturbato i miei sogni!

Hai realizzato illustrazioni per opere di autori come Tim Waggoner, Graham Masterton, Tim Curran, Tom Piccirilli, Lee Thompson e molti altri. Come nascono le tue cover? Incontri prima di persona gli autori dei romanzi?

Non incontro mai gli autori, lavoro direttamente con l’editor. In molti casi è capitato però che abbia stretto amicizia con gli autori, anche se a causa delle distanze raramente li ho incontrati di persona.

Il processo di lavoro è abbastanza standard: parto dalla lettura di una sinossi del libro e in linea di massima gli editor mi lasciano libero a livello interpretativo.

Collabori con DC Comics, Image Comics, Cemetery Dance, Weird Tales Magazine, PS Publishing, Dark Region Press, Delirium Books, Creation Oneiros e altre pubblicazioni. Parlaci di queste pubblicazioni. In che maniera si stanno evolvendo?

Penso che questa sia una delle parti più interessanti del mio lavoro, nel senso che ho la possibilità di variare molto collaborando con diversi editori. Ogni volta è una nuova sfida e scopro nuovi approcci al lavoro, grazie al confronto con molte case editrici. Una delle soddisfazioni maggiori è stata la collaborazione con Delirium Books per i quali ho realizzato una trentina di copertine di libri nel 2012, mi ha permesso di crescere molto dal punto di vista professionale. In definitiva con tutti ho un ottimo rapporto e spero che queste collaborazioni continuino in maniera proficua da ambo le parti. È bello perché spesso oltre al rapporto professionale si instaura un rapporto umano molto forte.

Ami leggere, quali sono i tuoi scrittori preferiti?

Leggere è una delle mie passioni più grandi, gli autori che amo sono tantissimi: in questo momento mi vengono in mente ETA Hoffman, Lovecraft, Poe, Bulgakov, Barker, Matheson…

Sta cambiando qualcosa in Italia? Si sta aprendo il mercato del lavoro nel tuo campo?

Penso che ci siano delle possibilità anche in Italia, sto iniziando a collaborare con alcune case editrici italiane. Il momento storico economico che stiamo vivendo non è favorevole, ma penso che sia non legato prettamente all’Italia ma abbastanza generale.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho molte idee e alcuni progetti che stanno prendendo forma in questi mesi, sia per quanto riguarda i fumetti che i libri illustrati, oltre al fatto che sta partendo “Mezzotints Ebooks, una casa editrice con cui sto collaborando che spero diventi a breve una bella realtà nel panorama italiano dell’editoria di genere.

Una Risposta to “:: Un’ intervista con Daniele Serra”

  1. Avatar di Nick Parisi Nick Parisi Says:

    Bella anche questa.
    Ottima l’idea di coinvolgere un illustratore copertinista.

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