:: Recensione di Collezione di primavera di György Spiró (Guanda, 2012) a cura di Michela Bortoletto

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collezione“Mica male farsi ricoverare in ospedale prima che scoppi una rivoluzione, starsene a letto mentre la rivoluzione viene repressa e tornare a casa per la convalescenza. Così il destino ti protegge da eventuali decisioni sbagliate nei giorni critici, anzi da qualsiasi decisione, e soprattutto evita che chi decide della vita degli altri prenda decisioni sbagliate sul tuo conto durante e dopo la rivoluzione”

Ungheria, 1956. Sono questi i primi pensieri di Gyula Fàtray all’indomani della rivoluzione. Durante i giorni di rivolta il protagonista di questo romanzo era “fortunatamente” ricoverato in ospedale per un intervento alle emorroidi. Nei momenti in cui la città di Budapest era sotto assedio delle forze rivoluzionarie, in cui i controrivoluzionari cercavano di resistere con ogni mezzo, in cui molte persone morivano o semplicemente sparivano senza lasciare traccia, Gyula era al sicuro in ospedale. Nessuno avrebbe potuto sospettarlo di connivenza con i controrivoluzionari una volta terminata la rivolta. Con questa sicurezza Gyula torna a casa e riprende la sua vita di persona normale. Ingegnere in una fabbrica, Gyula è sposato con Kati, funzionaria del fondo per le belle arti, una donna fin troppo semplice, impegnatissima nell’organizzazione dell’Esposizione di Primavera. Mathy, il loro figlioletto, non brilla certo per acume e intraprendenza. Insomma quella di Gyula è una vita ordinaria fatta di lavoro e famiglia.
Tutto procede come al solito finché il cognome Fàtray non appare in un articolo di giornale secondo il quale Gyula rientrerebbe in un elenco di cospiratori al soldo delle potenze straniere durante i giorni della rivoluzione. Impossibile, è un errore! Sono questi i primi pensieri di Gyula. Lui durante la rivoluzione era in un letto di ospedale. Basterà una rettifica e tutto andrà a posto! Ma non è così.
In una Budapest in cui basta un nonnulla per essere sospettati di tradimento Gyula viene subito allontanato dalla fabbrica e isolato dagli amici. Quello che si troverà a vivere Gyula è un vero e proprio incubo. La verità è semplice, ma dimostrarla sembra essere la cosa più difficile al mondo: ottenere un certificato dall’ospedale è pressoché impossibile, gli amici si rifiutano di  aiutarlo e la moglie anziché sostenerlo pensa solo alla sua Esposizione di primavera. Gyula, ingiustamente accusato, è solo, inerme, alla disperata ricerca di un certificato che comprovi la sua innocenza. Solo un miracolo potrebbe salvarlo…
Il romanzo è quindi incentrato tutto su questa situazione dell’assurdo in cui un uomo innocente è accusato ingiustamente e la dimostrazione della verità è lì, semplice ed evidente davanti a tutti, ma irraggiungibile.
L’autore ci racconta la vicenda attraverso gli occhi del protagonista, dal suo punto di vista. Un punto di vista dal quale traspare, oltre a tutta l’assurdità della situazione, anche una critica all’atmosfera carica di sospetti, invidie e odio creatasi all’indomani della rivoluzione.
I personaggi ci sono tutti: l’eroe inerme, la moglie preoccupata solo dal suo lavoro, gli amici opportunisti, gli artisti esclusi carichi di invidia. Ma devo onestamente ammettere che a questo libro, a mio parere, manca qualcosa. Quel qualcosa che ti fa rimanere incollato alle sue pagine e che ti rende la lettura avvincente. È quel qualcosa che certe opere hanno per le quali la loro lettura viene prima di qualsiasi altra faccenda.

3 Risposte to “:: Recensione di Collezione di primavera di György Spiró (Guanda, 2012) a cura di Michela Bortoletto”

  1. Avatar di davide ferrari davide ferrari Says:

    quindi, se ho ben capito, non il libro non vale molto.

  2. Avatar di Michela Michela Says:

    Non è che non vale molto, è che personalmente non lo aggiungerei tra i miei preferiti. Ma i gusti sono gusti..

  3. Avatar di davide ferrari davide ferrari Says:

    grazie.

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