:: Un’intervista a Massimo Carlotto a cura di Giulietta Iannone

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Massimo Carlotto

Benvenuto Massimo su Liberidiscrivere e grazie per aver accettato la mia intervista. Scrittore, drammaturgo, sceneggiatore. Nato a Padova nel 56, un figlio della Bassa. Raccontati ai nostri lettori. Chi è Massimo Carlotto? Pregi e difetti.

Domanda alla quale non so sinceramente rispondere. Mi e’ stata fatta diverse volte e ho (Foto di Daniela Zedda) sempre risposto allo stesso modo: passiamo alla successiva.

Nel 1994 decidi di scrivere Il fuggiasco, un romanzo autobiografico sul periodo di latitanza. I fatti. Il processo, la condanna, la fuga, tre anni di latitanza, la cattura da parte della polizia messicana,  la detenzione, la grazia. Oggi dopo tanti anni cosa ti è rimasto di quel periodo, a che conclusioni sei giunto?

Che si tratta di una vicenda figlia di quegli anni e come tale e’ memoria. Dopo Il fuggiasco ho chiuso i ponti con il passato, troppe cose da fare e da scrivere per perdere tempo a guardarmi indietro.

Hai vissuto sulla tua pelle i più deleteri risvolti del sistema giudiziario italiano. Cosa ne pensi del carcere ostativo a vita, dei suicidi di detenuti in carceri sovraffollate, dei poliziotti che picchiano a morte persone come Stefano Cucchi? La giustizia è davvero uguale per tutti?

Ovviamente no e nei miei romanzi ho sempre preso posizioni molto nette a proposito. Ne L’oscura immensità della morte, credo di aver raccontato l’ergastolo e molto altro.

Massimo Carlotto e il noir. “La letteratura ha preso il posto del giornalismo d’inchiesta. Tocca ai romanzi garantire le verità che non si leggono altrove.” Il ruolo sociale del noir è ancora così forte?

Penso di si’ ma penso che si stia creando un nuovo territorio narrativo, di contenuti e non di generi, dove gli autori raccontano le storie negate, nascoste di quest’Italia, certamente una novità in grado di soddisfare un pubblico trasversale.

Quali sono i tuoi maestri letterari? I libri che leggi e rileggi costantemente?

Questa e’ una domanda complessa perché altre volte ho risposto in determinato modo e poi ho citato altri maestri. Io credo che esistano maestri in ogni fase della propria vita. La ricerca del maestro che lascia un segno profondo nella tua esistenza e nella tua scrittura non può mai interrompersi perché il nuovo supera il precedente. In questi giorni sto rileggendo Gadda perché la sua lingua mi meraviglia sempre e il Pasticciaccio e’ il noir più bello che abbia mai letto “prima di iniziare a scrivere”…. Ma dubito che rileggerò in futuro La cognizione del dolore, proprio perché sono alla ricerca continua di nuovi modelli.

Il noir sociale, il noir mediterraneo, il neo polar francese degli anni 70, ci sono tante sfumature di noir, il tuo noir in che categoria rientra, ammesso che le categorie abbiano un senso?

Senza dubbio nel Noir Mediterraneo e cioè in quella formula letteraria che concepisce la narrazione di una storia criminale come scusa per raccontare un luogo, un tempo e una realtà sociale. Ma Alla fine di un giorno noioso chiude un ciclo e dal prossimo romanzo supererò frontiere geografiche e di genere.

Il tuo noir è fortemente radicato nel territorio, rispecchia un preciso periodo storico, parla di gente comune. Quali altri elementi distintive lo caratterizzano?

Un’indagine lunga e approfondita, verificata come nel miglior giornalismo d’inchiesta e usata come base per una trama di un romanzo e non di un’inchiesta travestita.

Padova cuore del nord est italiano, vero e proprio crocevia geografico, così ricco da risentire meno di altre regioni  della crisi economica e sociale ma tuttavia lacerato da profonde contraddizioni e intaccato nel profondo da larghe crepe in cui la criminalità si insinua  senza opposizioni, vuoi con il volto apparentemente rassicurante di imprenditori rampanti e senza scrupoli, di faccendieri vincenti e griffatissimi, di politici intrallazzatori, fino ai semplici delinquenti comuni. Si riuscirà mai a debellare questa cancrena a fermare questo circolo vizioso?  

Esiste una relazione precisa tra aumento della corruzione e radicamento delle culture criminali mafiose. Se riuscissimo a limitare (magari a debellare) la corruzione potremmo davvero sognare un Paese diverso. Il nord est e’ un esempio vincente del sistema Italia. Sta alla società civile ricordarsi di esserlo e cambiare rotta.

Marco Buratti, l’Alligatore, detective privato senza licenza amante del blues e del Calvados, è un personaggio costante nei tuoi romanzi, compare in La verità dell’alligatore, Il mistero di Mangiabarche, Nessuna cortesia all’uscita, Il corriere colombiano, Il maestro di nodi, Dimmi che non vuoi morire, L’amore del bandito. Come si è evoluto negli anni? E’ invecchiato, è diventato più saggio, più deluso?  

L’ amore del bandito e’ uscito ben 7 anni dopo l’ultimo romanzo dell’Alligatore perché avevo bisogno di maturare la sua trasformazione dovuta al trascorrere del tempo e all’accumularsi delle esperienze. Da tempo credo nella necessità di evitare di continuare a percorrere la strada americana dei personaggi perennemente uguali a se stessi. Marco Buratti beve meno Calvados, forse per questo e’ più malinconico.

Giorgio Pellegrini, da Arrivederci amore ciao, a Alla fine di un giorno noioso una bella parabola discendente, ex terrorista, cinico, violento, sfruttatore, lontano da ogni ideologia,  rispecchia bene la mentalità della nuova criminalità dove ciò che conta è essere vincenti, diventare ricchi e in fretta, corrompendo, usando la politica come punto di appoggio e copertura per i propri traffici illeciti, e se una tangente è accompagnata dal sorriso di una bella escort magari dell’est ancora meglio. Un desolante scenario di corrotti e corruttori. Ma davvero questo è il vero volto dell’Italia?

Purtroppo sì. Giorgio Pellegrini nasce dalla necessità di raccontare una realtà che non abbiamo mai voluto riconoscere fino in fondo. Il cattivo vincente però fa parte del nostro quotidiano. Ormai non si nasconde nemmeno troppo, si e’ convinto di essere un modello.

Massimo Carlotto e il cinema. Da Il fuggiasco nel 2004 è stato tratto un film diretto da Andrea Manni, con Daniele Liotti di cui hai curato la sceneggiatura. Da Arrivederci amore ciao, nel 2005 il film diretto da Michele Soavi. Da Jimmy della collina il film di Enrico Pau. Sei soddisfatto? In che misura cinema e letteratura si nutrono a vicenda? Vedremo mai l’Alligatore sul grande schermo?

I diritti dell’Alligatore sono stati opzionali per un progetto televisivo da una giovane produttrice coraggiosa. Speriamo bene… Per quanta riguarda i film tratti dai miei romanzi sono sempre stato soddisfatto. Non sono un autore geloso della propria visione della storia che ha scritto. Anzi credo che contaminarla con altri punti di vista sia una grande ricchezza.

Massimo Carlotto e il teatro.  Cosa ami e cosa odi del teatro italiano?

Amo il teatro e la scrittura teatrale perché mi permettono di giocare su un piano emozionale unico nel suo genere. Ogni volta e’ una sfida dura ma di grande fascino. Il problema italiano e’ quello di un teatro in grande difficoltà e abbandono, nonostante l’altissima qualita’ e professionalita’. Poi ci sono i soliti carrozzoni ma quelli fanno parte del sistema Italia…

Massimo Carlotto e i premi. Premio Scerbanenco nel 2002 per Il maestro di nodi. Secondo posto al Grand prix de littérature policière in Francia 2003 per Arrivederci amore, ciao Premio Letterario Noir Ecologista Jean Claude Izzo 2009 per Perdas de Fogu. Che effetto ti ha fatto riceverli?

Un grande piacere. Il riconoscimento pubblico del proprio lavoro ti aiuta a continuare con quel pizzico di umilta’, necessaria per continuare a confrontarsi con un pubblico che merita solo rispetto.

Massimo Carlotto e l’amore. Che ruolo hanno le donne nei tuoi libri?

Non lo so, dipende dalle storie. Nei miei romanzi e’ la storia che comanda, i personaggi sono solo strumenti utili a raccontarla. Poi e’ evidente che nello sviluppo del romanzo, il personaggio cresce e ha delle peculiarità che ne accrescono lo spessore. In genere racconto storie di una criminalità dove la figura femminile e’ perdente, mi e’ capitato con Le Irregolari di scrivere di donne straordinarie. Anche nel prossimo romanzo ci sara’ una donna molto “intensa”…

Nel panorama italiano c’è qualche giovane da tenere d’occhio, qualche esordiente di cui sentiremo presto parlare?

Assolutamente si’. Sto curando una collana, SABOT/AGE, delle edizioni E/O che debutterà il prossimo 24 agosto con due romanzi di due esordienti, Matteo Strukul e Carlo Mazza che col pulp e il poliziesco classico raccontano due storie, molto ben scritte, ambientate nella mafia cinese e negli scandali della sanità.

L’intervista è finita. Nel salutarti, ringraziandoti della tua disponibilità, permettimi un ultima domanda. Progetti per il futuro?

Un romanzo a cui tengo molto, completamente ambientato all’estero. Uscirà a marzo…

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2 Risposte to “:: Un’intervista a Massimo Carlotto a cura di Giulietta Iannone”

  1. utente anonimo Says:

    Un grande auotore, una grande intervista!

  2. liberdiscrivere Says:

    Grazie, sei gentile, sono felice che tu abbia letto e apprezzato l'intervista. Spero con le mie domande di aver dato modo di conoscere un po' meglio un autore sicuramente importante del noir Mediterraneo. E' stato poi davvero diponibile e paziente, molto professionale e alla mano, davvero una bella persona.

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