Benvenuto Alessandro su Liberidiscrivere. Iniziamo subito con le presentazioni. Ti chiami Alessandro Manzetti, classe 1968, romano, scrittore e web editor freelance. Sei il curatore di un sito bellissimo, vera chicca per gli amanti dell’ horror, del noir, del weird che si chiama Il posto nero. Parlaci un po’ di te descriviti anche fisicamente ai nostri lettori, non tralasciando studi, background, pregi e difetti.
Ti ringrazio per le belle parole sul mio blog. Parlare di se stessi è sempre difficile, ci provo: ho una antica passione per la letteratura e il cinema horror, per l’arte in genere, la mia formazione letteraria è classica e ho il rimorso di non aver completato il corso di laurea in Filosofia, mancava davvero poco. Sono un grande curioso e un buon lettore, a volte scrivo qualcosa, sono alto e bello, assai poco modesto, tante volte me la prendo per poco, ma poi passa subito. Amo il Web, la tecnologia e gli strumenti di comunicazione. Il Pinot Nero di Borgogna e il colore blu. Per ora può bastare.
Girando per il web un giorno mi sono imbattuta ne Il posto nero. Ho letto alcune tue interviste a tipi come Jack Ketchum, Jeff Strand, Jonathan Maberry, e Brian Keene, cioè Brian Keene dico uno che mi dicevano fa fare agli intervistatori la fine del tizio dei sondaggi che bussa alla porta di Hannibal Lecter e mi son detta cavoli questo sì che sa fare un’ intervista. Ci sarà qualcuno che non sei ancora riuscito ad intervistare e ti sei ripromesso di non lasciare impunito?
L’intervista a Brian Keene deriva da una “missione speciale” che mi ha affidato Horror magazine per il nuovo numero di H. Si è vero, Keene può essere definito un osso duro e ho dovuto usare una strategia “creativa” per ottenere l’intervista, ma non posso davvero rivelarti di più. Ringrazio Brian per avermi rilasciato alla fine una bellissima intervista, appassionata e senza peli sulla lingua. Per gli altri, sto corteggiando Peter Straub, mi piacerebbe molto chiacchierare di horror con Richard Matheson e George Romero, oltre Stephen King naturalmente. Ci vorrà creatività anche in questi casi, temo. Sono curiosissimo di scambiare qualche battuta anche con Ellen Datlow, Chuck Palahniuk e Joe Hill. Ma i nomi sono davvero tanti. Il rimpianto è non poter avvicinare lo scomparso Richard Laymon.
Gli amanti dell’ horror sono una nicchia di pubblico molto rigoroso ed esigente. Quale è il tuo segreto?
Non ci sono grandi segreti da rivelare, credo sia fondamentale riuscire a creare un contatto diretto con gli autori, spesso immaginati come icone irraggiungibili. Specie per letteratura horror, che ha il suo cuore pulsante, il suo ombelico, negli Stati Uniti. Ascoltare cosa hanno da dire, cosa pensano, come lavorano e quali sogni custodiscono. Spesso si scopre che sono grandi appassionati, proprio come noi. Insomma, Umanizzare e conoscere da vicino gli scrittori che leggiamo e amiamo, comunicare i nuovi autori di talento che stanno emergendo, riuscendo ad anticipare al massimo. Tutto questo con respiro internazionale, non solo legato al nostro mercato. Poi non bisogna avere timore di affrontate argomenti più difficili, che magari garantiscono meno traffico. Questo è quello che cerco di fare sul mio blog.
Incubi e inconscio. Di cosa si nutre il mondo immaginario onirico?
Come mi hanno raccontato spesso diversi autori che ho intervistato, sono le nostre esperienze a materializzare i tanti abitanti dell’inconscio. Prendo in prestito una definizione bellissima e illuminante proprio di Brian Keene: Ogni cuore spezzato, amore, risata, lacrima, parola detta con rabbia, sospiro, frustrazione, sono piccoli grani da macinare per la mia Musa. Credo anche io che funzioni così, sia per l’ispirazione di uno scrittore che per il combustibile del nostro mondo onirico.
Il racconto breve horror più sensazionale che hai letto. Chi l’ ha scritto? Quando? Cosa hai pensato una volta finito?
Faccio una scelta molto classica: The Outsider di Howard Phillips Lovecraft. Scritto nel lontano 1921 ma ancora modernissimo; mi è capitato in mano da adolescente e ancora oggi rimane vivo dentro di me. Una sensazionale realtà capovolta che ha capovolto anche le mie emozioni, indirizzandomi definitivamente verso la letteratura horror e nera.
Steven King o Clive Barker?
Due pianeti molti diversi, scegliere è quasi impossibile. Per non essere antipatico una risposta te la devo: dico Stephen King per la sua capacità di recitare ad altissimo livello su scenari e generi diversi.
Parlando sempre di Steven King non posso non citare Shining. Che differenze hai notato tra il libro e la trasposizione cinematografica di Kubrick? Due geni a confronto.
Spesso sono dalla parte del libro, e le trasposizioni cinematografiche mi deludono. Certo, Kubrick è immenso, e la sua interpretazione è fantastica e ispirata anche in questo caso. Però forse manca la giusta luce alle doppie letture che si colgono nel libro di King. Shining, uno dei libri più belli che ho mai letto, è pieno di interessanti metafore, come l’alcolismo, che al cinema probabilmente possono sfuggire più facilmente. Dipende sempre da come leggiamo. Però ripeto, sono sempre di parte in questi casi.
Quale è il disegnatore di cover horror che ami di più?
Proprio un paio di giorni fa ero in chat con Alan M. Clark, stavo scrivendo un articolo su di lui per il mio blog e ho voluto rappresentargli personalmente tutta la mia ammirazione. Se parliamo di mondi onirici, Alan M. Clark può essere definito un viaggiatore eccezionale, una specie di Marco Polo del genere. Penso di averti risposto.
Quale è il segreto per una buona intervista?
Sarebbe banale risponderti con preparazione o approfondimento dell’autore, e infatti lo è. Un segreto non c’è, ma cercare e stimolare l’uomo dietro lo scrittore dovrebbe essere tra i principali obiettivi di una intervista. Ma è un mio parere.
Edgar Alan Poe. Quale è il suo racconto che preferisci?
Sono indeciso tra il Cuore Rivelatore e Il Barile di Amontillado. Forse preferisco il primo, visto che soffro di claustrofobia.
Frankestein di Mary Shilley o Dracula di Bram Stoker?
Mi proponi sempre scelte difficilissime, mi costringi a cannibalizzare. Si tratta di due opere innovative, anzi rivoluzionarie, alle quali devono molto gran parte della letteratura horror e i nostri neri archetipi. Ma con Frankenstein o Il Moderno Prometeo di Mary Shelley mi tocchi sul vivo, devo dargli una leggera preferenza. Ho riletto il libro qualche mese fa, è straordinario, come la vita stessa dell’autrice che vale davvero la pena approfondire. Provo ogni volta grandi emozioni. Chi non l’ha letto troverà qualcosa di molto diverso, inaspettato e bellissimo, rispetto agli adattamenti cinematografici e all’immaginario creato e deformato dal tempo e dal business.
C’è un progetto che ti sta particolarmente a cuore, a cui vorresti dare maggiore visibilità?
Un progetto al quale tengo molto è un antologia di racconti horror che sto curando insieme a Daniele Bonfanti, il titolo è “Arkana-Racconti da Incubo”. Uscirà il prossimo Halloween e sarà scaricabile gratuitamente in formato ebook sul mio blog Il Posto Nero. Conterrà una introduzione di Rocky Wood, scrittore saggista e Presidente della Horror Writers Association, e racconti di grandi autori horror di livello internazionale come Jack Ketchum, Lisa Morton, Lisa Mannetti, John Everson, Michael Laimo, Daniel Keohane, James A. Moore. Molti di questi autori saranno pubblicati per la prima volta in Italia, grazie anche a uno staff di editing e traduzione di alto livello che io e Daniele Bonfanti siamo riusciti a mettere in piedi, tra i quali Luigi Milani, Alberto Priora, Nicola Lombardi, Luigi Musolino, Alfredo Mogavero. Un progetto di diffusione culturale che nasce, a tutti i livelli, da grande passione. Penso proprio che sarà un bel regalo per tutti gli appassionati di horror.
Collabori con varie testate come La tela nera, Horror Magazine, Sugarpulp. Come hai iniziato?
La prima collaborazione che ho portato avanti in ambito letterario è con il portale La Tela Nera dell’amico Alessio Valsecchi, E’ iniziata circa un anno fa scrivendo recensioni, articoli, qualche intervista. Oggi per la Tela Nera curo “Il Ragno”, una rubrica di approfondimento sulla letteratura horror. Poco dopo sono nate altre collaborazioni: con il movimento Sugarpulp, che negli ultimi tempi sto colpevolmente trascurando, e con Gargoyle Books. Più recentemente è iniziata la collaborazione con Horror Magazine per curare una nuova rubrica sull’Almanacco H, chiamata Il Corriere di Atlantide, anche questa dedicata ad approfondimenti sulla letteratura horror. Oggi sto dedicando molto tempo alle attività della Horror Writers Association, della quale sono da tempo membro associato e che mi ha recentemente nominato Coordinatore Italia. Tra le varie attività mi occupo di The Raven-News From Hell, il notiziario ufficiale italiano pubblicato sul mio blog, e della rubrica The Italian Horror Machine pubblicata sulla Newsletter mensile dell’HWA. Insomma, tanto da fare e tutto per passione. Forse dovrei rallentare un po’.
Scrivi racconti horror e noir pubblicati in antologie e sul web. Cos’è la paura? Come si esorcizza?
Mi piace caratterizzare le mie storie con una decisa venatura psicologica e onirica. La paura spesso coincide con l’ignoto, con la grande oscurità, si esorcizza con la curiosità di conoscere il diverso, l’altro. Spesso il “mostro” è una proiezione dei nostri limiti. Fare qualche passo in più in questo senso è un grande arricchimento. La paura letteraria, quella che incontriamo tra le pagine di un libro, quella che ci regala forti emozioni e ci fa divertire, va invece espansa più che esorcizzata. Lasciamola correre libera nel nostro stomaco.
Da quest’estate fai parte della redazione di Edizioni XII come Responsabile Marketing. Una passione che diventa un lavoro. Quali sono le tue aspirazioni? Che obbiettivi ti sei posto prima dei 50 anni?
Con Edizioni XII c’è un bellissimo rapporto, è un gruppo di persone fantastiche e talentuose che sta portando avanti progetti davvero interessanti. Ho collaborato per un certo periodo con la redazione e l’ufficio stampa, poi per “colpa” di un nero incantesimo dell’amico Daniele Bonfanti, di strane e insospettate alchimie, sono stato risucchiato sempre più in questa avventura. Insomma, una specie di Maelstrom. Una collaborazione a cui tengo molto, che mi offre molto, strettamente connessa ai rapporti personali. La mia aspirazione è far diventare la passione il mio lavoro principale, oggi non è ancora così. I progetti in cantiere sono molti, a breve e medio termine. Riguardano l’horror naturalmente, la letteratura e la comunicazione, l’Italia ma soprattutto gli Stati Uniti e la Horror Writers Association. Penso che a 50 anni sarò da quelle parti.
Quali sono i siti letterari che segui più spesso?
A parte i grandi portali di genere, esistono molte realtà interessanti sul web, nate da pura passione. Sono quelle che mi piace segnalare, come Malpertuis di Elvezio Sciallis, sono anni che fa un competente lavoro sulla letteratura horror internazionale, oppure Weirdletter di Andrea Bonazzi, che è uno dei pochi, insieme a me, a scrivere anche di arte dark. Per aggiornarmi spendo molto tempo a consultare diversi magazines online, gran parte USA. Shroud Magazine è uno dei miei preferiti.
Cosa ne pensi di Liberidiscrivere? Massima sincerità voglio sapere anche i difetti.
Fate un ottimo lavoro a livello di contenuti. I contributi sono davvero molti, e come dicevo prima è fondamentale il contatto con gli autori. Migliorerei la navigazione e l’interattività con gli utenti. Metterei mano alla grafica, sia in generale che come arricchimento dei singoli post, e creerei delle rubriche tematiche. Valuterei anche piattaforme alternative per il blog, più flessibili e che offrono strumenti forse più moderni. Insomma, interventi più tecnici che di sostanza, ma che oggi fanno la differenza.
Nel panorama dell’ horror, italiani e stranieri, quali sono i nomi da tenere d’occhio?
In questo caso ci vorrebbe molto più spazio e tempo per risponderti, posso fare giusto qualche cenno. Tra gli italiani, terrei d’occhio autori come Samuel Marolla, Cristiana Astori e Claudio Vergani, poi nomi blasonati come Danilo Arona, Alda Teodorani e Gianfranco Nerozzi che continuano a proporre interessantissimi lavori e prospettive. Ma la fusione di generi attuale ci fa sconfinare nel noir soprannaturale, nomi come Barbara Baraldi e Marilù Oliva sono caldissimi. Anche Eraldo Baldini a volte entra nel genere con molta originalità e territorialità. Uscendo dalla narrativa, è da seguire con attenzione Daniele Serra che con le sue magnifiche illustrazioni è già riuscito a conquistare il mercato internazionale dell’horror, quello che conta. Uscendo dall’Italia, evitando di citare i soliti nomi ridondanti, ci sono grandissime prospettive per Sarah Langan e Lisa Morton. Mentre Hank Schwaeble, Norman Prentiss e Nate Kenyon stanno scrivendo cose molto stimolanti. Ma dimentico tantissimi altri nomi, sia in Italia che all’estero. Dovrai farmi un’altra intervista.
E ora parlami dei tuoi gusti letterari. Parlami dei tuoi autori preferiti, dei libri che ami di più, di quelli che proprio non ti sono piaciuti.
Rimango nel genere horror per non prenderti troppo spazio. Autori come Peter Straub, Richard Matheson, Richard Laymon, Thomas Ligotti, Chuck Palahniuk, Jack Ketchum , Ramsey Campbell sono tra i miei preferiti. Mi piacciono molto anche i lavori di Valerio Evangelisti e Tiziano Sclavi. Tra i libri che sono rimasti attaccati alle mie cellule più profonde cito la Casa dei Fantasmi di Peter Straub e Io Sono Leggenda di Richard Matheson. I libri che non mi piacciono sono quelli troppo attenti alle logiche di mercato e di vendita.
Cannibali, zombie, vampiri. Quale è il filone che ha ancora molto da dire?
Il filone zombie è oggi molto di moda, penso che avrà ancora parecchio da dire, le storie di vampiri sono un classico sempreverde, forse il cannibalismo è un tema che può offrire di più, ispirare storie e mitologie innovative, aspettiamo qualcuno che entri nel varco aperto da Jack Ketchum anni fa e ci regali nuove visioni e interpretazioni.
Una curiosità. Cosa stai leggendo in questo momento?
Hot & Ruin di Jonathan Maberry pubblicato da Delos Books. Finora ottime impressioni. Mentre è già pronto sul comodino Il Circo dei Vampiri di Richard Laymon, uscito recentemente per Gargoyle Books. Finalmente.
Raccontami l’episodio più bizzarro o divertente che ti è successo legato a Il posto nero.
La rubrica Horror Street sul mio blog, dedicata a interviste con autori horror USA, prevede due domande fisse, una delle quali chiede: Lasciamo immaginare al lettore di percorrere una strada oscura e solitaria per tornare a casa, e di dover girare l’angolo. Chi (o cosa) incontrerà?Eroal primo numero, mi aspettavo dall’autore la materializzazione di qualcosa di terrificante, di orribile, per chiudere il bellezza l’intervista. Invece la risposta è stata: Trova me sotto il portico che gli offro un bel piatto di pasta e fagioli. Tra le tante risposte che ho poi ricevuto, quella rimane indimenticabile. Non ti dico il nome dell’autore, se sei curiosa trovi tutto sul mio blog.
E quello più inquietante.
Un giovane regista straniero tempo fa mi ha mandato qualche mese fa un cortometraggio, davvero duro, anzi dovrei dire disgustoso. Parlavamo poco fa di cannibalismo, di nuove interpretazioni, tanto per farti capire. Io però intendevo altro. Mi chiedeva un parere, non sono ancora riuscito a trovare le parole.
E ora prima di lasciarci, ringraziandoti della tua disponibilità, parlaci dei tuoi progetti per il futuro e salutaci come farebbe Howard Phillips Lovecraft.
Dei progetti futuri te ne ho già parlato, mentre il solitario di Providence probabilmente vi saluterebbe così: Buona vita e buoni libri, con la consapevolezza di non poter contare, quel giorno, sulla compassione degli Antichi.
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