:: Recensione di Carta Bianca di Jeffery Deaver

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Quando ho saputo che Jeffery Deaver avrebbe ereditato il testimone da Sebastian Faulks portando di nuovo in vita James Bond il mitico agente segreto al servizio di sua Maestà con licenza di uccidere, di bere i suoi proverbiali Martini agitati e non mescolati e di portarsi a letto schiere di donne formose ipnotizzate dai suoi occhi blu devo dire la verità ho accolto la notizia con una certa dose di scetticismo. Certo non tutti gli eredi di Ian Fleming che si sono succeduti negli anni sono riusciti nell’ardua impresa di tener vivo il mito, anche se a mio avviso i migliori sono stati John Gardner e Raymond Benson, tuttavia Deaver mi è subito sembrato il meno adatto di tutti. Innanzitutto è sì un grande scrittore, questo è indubbio, ma dà il meglio di sè nel thriller cadenzato da frequenti colpi di scena  e da una suspance a volte decisamente sopra le righe. Diciamo che in un libro targato James Bond queste caratteristiche sfumano e a meno che non si decida per una prematura dipartita del nostro eroe, ipotesi di per sè assurda e fuori di questione, è evidente che Bond è immancabilmente destinato ad affrontare i cattivi uscendone sempre vincitore e per giunta con lo smoking al massimo leggermente sgualcito. Quindi buona parte dell’ effetto sorpresa già si stempera in partenza. Devo dire tuttavia che Deaver ha fatto uno sforzo decisamente inusuale per uno scrittore del suo calibro, cercando di tornare alle origini e di riproporre lo stile Fleming asciutto e schivo, rispettandone i tempi, evitando i fronzoli e gli scavi psicologici in favore di un’ azione più smaccatamente bondiana. In più ha aggiunto di suo anche una certa originalità, attualizzando e forse anche svecchiando un personaggio che di per sé metterebbe in soggezione chiunque. Non sono d’accordo con chi la ritiene una mera operazione commerciale, Deaver ha tentato davvero e onestamente di proporre un Bond moderno, venato da una certa malinconia, da una solitudine quasi metafisica appesantito sì da gadget tecnologici e  notizie sulla marca di champagne bevuta, sul nome del modello dell’auto che guida o su indicazioni sul sarto da cui si veste, dettagli che se troppo ripetitivi possono risultare irritanti, pur tuttavia ha voluto dare un’anima al personaggio e una coscienza anche politica, caratteristiche decisamente non presenti nei suoi predecessori. Devo ammettere comunque che ho trovato piuttosto impegnativa la lettura, a differenza di Fleming che amava la brevità Deaver si dilunga in descrizioni, complica la trama per arricchirla di colpi di scena e si diverte a mandare il nostro eroe per i quattro angoli del globo dalla Serbia a Londra da Dubai al Sudafrica  in una gincana che si protrae per ben 600 pagine. Diciamo anche con un centinaio di pagine in meno non mi sarebbe dispiaciuto. Mi è piaciuta invece  e molto la parte diciamo critica, la verve con cui si scaglia contro i traffici illeciti che esistono alla base dei conflitti che lacerano paesi come l’Africa  e in questo Deaver ha dimostrato un certo coraggio riuscendo a mio avviso a far riflettere anche su temi seri e drammatici dando spessore al personaggio e innalzando il suo Bond ad una dimensione si può dire quasi sociale. Non esito a credere che presto Carta Bianca diverrà la trama per un’ ennesima avventura cinematografica del nostro Bond e penso che anche Deaver mentre ci lavorava era accompagnato da questa consapevolezza. Per gli appassionati delle spy story una lettura da non perdere per chi ama i libri che coniugano avventura e scenari esotici una lettura che sicuramente regalerà ore piacevoli. 

4 Risposte to “:: Recensione di Carta Bianca di Jeffery Deaver”

  1. Avatar di Sconosciuto utente anonimo Says:

    I miei più sinceri complimenti per la tua recensione che ho trovato squisitamente interessante.
    Ilario Citton, Presidente di Le Cercle

  2. Avatar di Sconosciuto utente anonimo Says:

    Sicuramente un libro dal quale fuggire a gambe levate! Ho tutti i libri di Deaver e questo è l'unico del quale abbia rimpianto l'acquisto.
    Anche se siete in crisi di astinenza da lettura e lo trovate in edizione super economica, NON lo comprate! Non vale il prezzo della carta.

  3. Avatar di Sconosciuto utente anonimo Says:

    confermo che, pur apprezzando molto le precedenti prove dello scrittore, trovo questo il suo peggior libro :-/

    non è che sia orrendo ….. inutile direi

  4. Avatar di Sconosciuto utente anonimo Says:

    Ho letto tutto Fleming almeno quattro volte, di cui almeno una volta in inglese, tutto Marckam, Gardner, Benson (due volte) e (purtroppo) anche Faulcks. Ma questo tentativo di ridare vita a James Bond è veramente patetico. Il romanzo è lento e macchinoso (Bond esce dall'ufficio di M con la sua missione che siamo quasi a pagina 100), filologicamente è inesistente: le atmosfere fleminghiane sono sprezzantemente ignorate e tradite. Forse il sig. Deaver  avrebbe dovuto leggere qualche cosa di più di James Bond e del suo mondo, avrebbe evitato gaffe come quella di far rivivere Mathis, che nella migliore delle ipotesi era già diventato cieco una decina di anni fa ad opera di Raymond Benson e di riportare M  a capo dell'MI6, quando da 20 anni ci sta una donna,  ancora ad opera di John Gardner e ormai accettata anche dalle sceneggiature cinematografiche. E un M con i capelli castani? Vado a leggere Goldfinger per la quinta volta. Ciao. Enrico Parravicini – Varese

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