Questo è il paese delle storie dimenticate.
Le hanno dimenticate quelli che le conoscono e non le raccontano. Chi le ha vissute e finge di ignorarle. Chi potrebbe scoprirle e ha troppa paura. Chi non si interessa e finge che per un tacito e assurdo rapporto, il mondo decida di non interessarsi a lui.
Un’amnesia collettiva che vive di voci di corridoio, di particolari che non si saldano mai. Di legami che sembrano di fantasia e invece esistono e sono lì, sotto un sottile strato di polvere, pronti ad essere svelati.
L’Italia è un paese strano, anomalo. Il potere non agisce alla luce del sole. Mafia, Massoneria, finanza, politica agiscono in modo sotterraneo, rendendo arduo il lavoro di chi realmente vuole capire la verità. Giornalisti, magistrati, scrittori semplici cittadini, tutti sono accomunati dallo stesso sconcerto e dalla medesima perplessità. Fino a che punto la criminalità e la politica sono collegati?, fino a che punto le cospirazioni sono reali e non frutto di un’ esasperata sensibilità complottistica? E’ l’incredulità essenzialmente il dato dominante, l’incapacità di credere che si sia davvero potuti arrivare a questo punto. Dove molto spesso non possono arrivare le inchieste giornalistiche, le indagini di magistrati e inquirenti, le inchieste parlamentari può invece arrivare un romanzo, pura fiction direte voi, fiction fino a un certo punto dico io; i conti tornano troppo spesso, per essere semplici coincidenze e la domanda E se fosse tutto vero? risuona ancora più spesso. Molte riposte sono le uniche possibili, molti collegamenti sono i soli sensati, molte ipotesi anche le più estreme sono così consequenziali che si incastrano come pezzi mancanti in un puzzle dannatamente complicato. Patrick Fogli e Ferruccio Pinotti autori di Non voglio il silenzio Il romanzo delle stragi hanno scelto la fiction perché è l’unico modo per dire verità scomode senza scontarsi con il muro di incredulità a cui accennavo prima. La fiction permette un più ampio campo di manovra, permette di non dovere giustificare con prove inoppugnabili, molte volte ormai sicuramente distrutte anche se in un tempo passato fossero esistite, i fatti. Un romanzo per certi versi coraggioso, forte, aspro, forse anche arrabbiato, si sente l’offesa per il senso civico calpestato, per le vite più o meno illustri sacrificate negli anni delle stragi, degli attentati, un cumulo di morti che rende il tutto ben diverso da un semplice e sterile gioco di interpretazioni. Il protagonista è un uomo comune in cui tutti in un modo o nell’altro possono riconoscersi, un uomo che ha provato sulla sua pelle il dolore, la sconfitta, la disperazione, ma in lui qualcosa non si arrende, in lui il desiderio di verità è più forte, più forte di tutto. Un giorno riceve una telefonata, una donna disperata vuole incontrarlo, in tribunale perché è li che lavora come avvocato. Deve dirgli qualcosa di importante, di vitale, sa che solo lui riuscirà ad andare fino in fondo. L’uomo accetta, qualcosa nel suo tono di voce nelle sue parole, l’ ha convinto a non riattaccare, a darle credito, fiducia. Così si reca nel luogo dell’appuntamento, ma prima di ascoltare le scottanti verità che la donna a da dirgli un killer irrompe nel tribunale per consumare la sua vendetta prima di suicidarsi. Uccide la donna, Michela così si chiama, il suo cliente, uno spacciatore “infame”, e due poliziotti. Prima di morire comunque la donna fa in tempo a mormorare un’unica parola, quasi unicamente un lamento, Solara. Un testamento, di sangue, un passaggio di testimone, un tacito ora tocca a te. E’ l’inizio di un’ indagine personale, che lo porterà a scavare negli appunti della moglie giornalista, morta in un incidente per lo meno dubbio, un incidente che ha segnato la sua intera vita. E quello che scoprirà sarà in grado di fare luce sulla morte di magistrati come Borsellino e Falcone, sulla stagione di stragi che ha trasformato l’Italia in un mattatoio, dove mafia, servizi fino a quanto “deviati” non si sa, danno vita alla strategia del terrore per tenere in pugno una società sempre meno libera, sempre meno democratica, sempre più vittima del silenzio prima di tutto.
Patrick Fogli
Patrick Fogli è nato e vive a Bologna. È ingegnere elettronico. Si occupa della realizzazione di software gestionale, siti web e, ovviamente, di scrittura. Ha esordito con il thriller Lentamente prima di morire, che ha avuto un ottimo successo di pubblico e di critica. Per Piemme ha pubblicato anche L’ultima estate di innocenza e Il tempo infranto.
Ferruccio Pinotti
È una delle firme più autorevoli del giornalismo d’inchiesta italiano. Giornalista d’assalto, si occupa di temi sociali e attualità. Ha scritto per il Corriere della Sera, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, e lavorato per la CNN. Tra i suoi lavori, il libro Poteri forti (2005) sull’Opus Dei e la morte di Roberto Calvi, Opus Dei Segreta e Fratelli d’Italia sul tema della massoneria. Nel 2008 si è cimentato nella narrazione pubblicando il suo primo romanzo storico, La società del sapere, ambientato nel mondo delle università.
Tag: Ferruccio Pinotti, Non voglio il silenzio, Patrick Fogli
Rispondi