Benvenuto Emiliano su Liberidiscrivere e grazie per aver accettato la mia intervista. Sceneggiatore, libraio, appassionato di fumetti, forse non in quest’ordine. Classe 1972, titolare della libreria Azuni di Sassari. Raccontati ai nostri lettori. Chi è Emiliano Longobardi? Pregi e difetti.
Leggo fumetti, scrivo fumetti, scrivo di fumetti, vendo fumetti. Fra queste attività cerco di trovare il tempo anche per la vita privata. E per i libri. E per il cinema. E per la musica. E per il teatro. E per lo sport. E per imparare a fotografare (ma qui la vedo estremamente ardua).
La passione per il fumetto ti ha portato ad ideare un progetto ambizioso e in un certo senso temerario come Rusty Dogs. Raccogliere le matite più affilate del “west”per raccontare storie crime-noir. Storie dure, politicamente scorrette, ruvide come la cartavetrata. Quando e come ti sei detto perché non iniziamo questa avventura?
Autunno 2008. Più per gioco che per la reale intenzione di coinvolgere tutti i disegnatori che poi hanno accettato, ho provato a immaginare uno staff di autori che potesse rendere al meglio determinate atmosfere. Man mano che procedevo con l’elenco, però, il livello di autosuggestione è stato talmente alto che ho deciso di partire davvero e di tentare l’approccio con i disegnatori, contattandoli – scaramanticamente – uno per volta. Alla fine – a parte qualche eccezione – hanno accettato tutti quelli che ho contattato. E’stata – e continua a essere – una bellissima soddisfazione e si è creato un debito morale nei loro confronti estremamente grande, dato che – per l’amatorialità del progetto – hanno tutti accettato di contribuire gratuitamente alla sua realizzazione. Dire che la mia gratitudine nei loro confronti è sconfinata, è solo un pallido eufemismo.
Rusty Dogs potrebbe essere tradotto come cani arrabbiati, mi viene in mente ringhianti ma magari è una mia licenza poetica. Da dove nasce questo nome?
Arrugginiti è la reale traduzione migliore, per me. Il cane è una metafora, la ruggine una condizione esistenziale. Il resto spero riescano a raccontarlo le storie.
Come sei riuscito a coinvolgere tanti nomi famosi del fumetto, gente come Joachim Tilloca, Andrea Del Campo, Riccardo Torti, Werther Dell’Edera, Marco Soldi ti cito i primi nomi che mi vengono in mente ma ce ne sono molti altri di pari impegno e bravura?
Sì, sono tanti e sono tutti molto bravi, anche perché, se così non fosse, molto difficilmente la maggior parte di loro lavorerebbe oggi per i migliori editori italiani e internazionali: da Bonelli, Aurea, Star Comics a Marvel, DC Comics, Image, passando per un bel po’ di editori francesi.
Per tornare alla prima parte della domanda, quella riguardante il “come”, penso sia dipeso dalla bontà dell’idea di fondo, dalla fattibilità in termini di impegno richiesto e dalla fiducia (quando non amicizia personale, in certi casi) reciproca.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai dovuto affrontare?
Sto continuando ad affrontarle e dipendono tutte dalla mia inesperienza nel gestire un progetto tanto articolato: riuscire a dare continuità alle uscite. Sto con grande fatica cercando di porre rimedio, ma non voglio nemmeno che questo possa pesare nella spontaneità del processo creativo.
Siete una realtà famosa online. Vi è mai nata la tentazione di diventare un fumetto di carta?
Rusty Dogs nasce per stare sul web, quindi – programmaticamente – non aveva altro obiettivo se non quello di consolidarsi in quell’ambiente e di trovare lì un suo pubblico.
Questo non significa – però – che in futuro le cose non possano cambiare. Se così sarà, ci divertiremo a dare una nuova forma al progetto, in caso contrario la questione non verrà vissuta come una diminutio.
Come nascono le tue sceneggiature? Parlami proprio del processo creativo?
Le storie di Rusty Dogs sono tutte leggibili singolarmente e senza un ordine predeterminato, anche se alcuni elementi che le sottendono spero riescano a restituire al lettore – se non già ora dopo nove episodi, almeno nel prossimo futuro – la sensazione che facciano tutte parte di un disegno più ampio.
Ogni storia nasce con l’intenzione di inserirsi in un territorio narrativo individuabile a cavallo fra il noir e il crime e quindi di aderire a determinati canoni/archetipi e con l’impegno di evitare gli stereotipi. Inoltre, le storie sono e saranno tutte molto brevi (massimo quattro pagine).
Io cerco di muovermi all’interno di questi argini col massimo della libertà di cui sento bisogno e col desiderio di coinvolgere ogni volta il disegnatore in un percorso – per quanto breve – che lo appassioni e lo diverta dal punto di vista espressivo. Ad aiutarmi, il bagaglio che ho accumulato finora in termini di fruizioni narrative (fumetti, libri, cinema, musica, fotografia) e di vita.
Dopo che individuo cosa voglio raccontare e con chi, l’idea e la sceneggiatura passano ad Andrea Toscani, che svolge con indomita attenzione e scrupolo il ruolo di editor. Andrea mi fornisce una serie di commenti riguardo ciò che per lui funziona o meno nella storia, poi mando la storia al disegnatore e aspetto che venga disegnata. Una volta che le pagine sono pronte, entra in scena un’altra figura fondamentale di Rusty Dogs, Mauro Mura. Mauro, oltre ad aver creato il logo della serie e a curare graficamente il blog, è anche il letterista di tutte le storie: un impegno non da poco che svolge con grande bravura.
Ti sei occupato di critica fumettistica. Per che testate hai lavorato? E’ un esperienza che continua?
Cominciamo dalla fine: no e non continuerà. Sono stato nel gruppo fondatore di due delle esperienze critiche più “vecchie” del web, Rorschach e Comics Code. Sono attualmente entrambe offline, ma torneranno a breve come “archivi” statici e non aggiornabili. E’ stata un’esperienza quasi decennale straordinariamente arricchente, stimolante e appassionante, oltre che divertente. Però ha avuto un inizio e ha avuto una fine perché è stata più forte la voglia di scrivere fumetti piuttosto che di scriverne.
Parlando più genericamente del fumetto cosa ne pensi dell'attuale mercato editoriale?
Urca… una domanda che meriterebbe due giorni di riflessione per una risposta articolata a dovere. E non so nemmeno se avrei tutti gli strumenti necessari per un’analisi precisa. In ogni caso, in termini molto generali, il mercato editoriale italiano si estende prevalentemente in due aree: quella delle edicole e quella delle librerie/fumetterie. Nel primo caso, si tratta di una dimensione in cui emergono prepotentemente due realtà, quella della Sergio Bonelli Editore e quella della Disney, seguite da altre piuttosto consolidate come Panini Comics, Star Comics e Aurea Editoriale (che ha ereditato il patrimonio di titoli e l’esperienza della trapassata Eura Editoriale).
Riguardo il mercato delle librerie e delle fumetterie, invece, le prime solo di recente si sono aperte con un minimo di fiducia al fumetto non legato ai grossi personaggi e autori della tradizione italiana, e stanno dando sempre maggior spazio ad autori, opere e case editrici che non sono riuscite a trovare nelle fumetterie un interlocutore soddisfacente. Queste ultime, però, stanno pagando oltremodo il ritardo con cui i loro distributori di riferimento stanno aggiornando le condizioni di vendita, in termini soprattutto di agevolazioni (leggi diritto di resa) e dilazioni di pagamento. La miopia distributiva sarebbe il meno, se solo non fosse più che lecito il sospetto di una scelta programmatica dietro questo ritardo: avere 2/3/400 fumetterie che acquistano senza diritto di resa è un’opzione cui editori e distributori difficilmente rinunceranno.
Parlando invece di webcomic pensi che la tua iniziativa potrà essere una sorta di apripista per altre iniziative del genere?
Rusty Dogs si è inserito in un camminamento iniziato, percorso e allargato già da tante altre realtà: rimanendo circoscritti al solo panorama italico, esistono da anni tanti altri fumetti online (Eriadan e A Panda piace sono sicuramente i più conosciuti, giusto per fare dei nomi). Se ha un punto di originalità, Rusty Dogs forse ce l’ha nel metodo produttivo: a mia memoria non era ancora stato concepito un webcomic strutturato come Rusty Dogs (storie brevi autoconclusive, ma legate da una sottotrama) e con uno staff così cospicuo (oltre ai 41 disegnatori non sono certo pochi, anzi…).
Quale è in assoluto il libro a fumetti che più ti ha entusiasmato, che consiglieresti anche ad un profano che di fumetti non ne capisce una cippa?
Normalmente, da libraio, quando mi rivolgono questa domanda rispondo sempre nello stesso modo: si faccia attrarre da un volume girando per gli scaffali. Annusi, tocchi, sfogli. Sono un feticista del carotaggio autonomo come lettore e cerco sempre di convincere il cliente a fare altrettanto. Certo, c’è sempre il rischio di beccare qualcosa che non piace o peggio, ma c’è anche la possibilità di incrociare l’opera della vita. Io affianco il cliente e posso dare qualche informazione, qualche dettaglio, ma cerco sempre di interferire il meno possibile.
Immagino che questa non sia una risposta precisa alla tua domanda, quindi posso citarti due titoli che a me personalmente sono piaciuti tantissimo e che mi sento di caldeggiare. Sono due opere molto differenti fra loro per origine, percorso espressivo e finalità, ma che riescono a colpire a fondo: “Quaderni ucraini” di Igort (Mondadori) e la serie “Criminal di Ed Brubaker e Sean Phillips (Panini Comics).
E per finire progetti per il futuro, fumettisticamente parlando e non solo.
Come libraio, resistere. Resistere sempre. Riguardo la scrittura, invece, continuare e completare Rusty Dogs. C’è di che impegnarsi per tutto l’anno come minimo.
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