Recensione di “Foto di Classe. U uagnon se n'asciot” di Mario Desiati a cura di Valentino G. Colapinto

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“Foto di Classe. U uagnon se n'asciot” di Mario DesiatiFoto di Classe, quarto libro di Mario Desiati (Locorotondo, 1977), è un oggetto narrativo particolare, a metà tra ricerca sociologica e fiction. Il tema è la ripresa, dopo quarant’anni, dell’emigrazione dal sud verso il nord Italia.

Un’emigrazione, però, ben diversa da quella degli anni ’60, in quanto a partire sono soprattutto i giovani qualificati, spesso con tanto di laurea e master – i cosiddetti “cervelli”. E non si parte più con la valigia di cartone ma con il computer portatile; non si fugge la miseria ma si sogna un posto di lavoro corrispettivo al proprio iter formativo, retribuzione compresa.

La cornice narrativa in cui si racchiude quest’agile tassonomia dei giovani meridionali d’oggi è una foto di classe, a partire da cui Desiati rintraccia tutti gli ex compagni di liceo, mosso dall’insopprimibile bisogno di scoprire che fine abbiano fatto. Scoprirà così che di quei venti ragazzi, solo quattro sono rimasti a Martina Franca, mentre tutti gli altri sono emigrati per scelta o per necessità, come del resto l’autore stesso che da tempo vive a Roma, dove si è affermato come uno dei più importanti scrittori italiani ed è diventato direttore editoriale della Fandango Libri.

Capitolo per capitolo, vengono così delineate otto categorie: i Chiusi, i Fuggiti, i Fedeli, gli Usati, i Mammisti, i Soldati, gli Arrangiati e i Rimasti, ognuna delle quali è illustrata da un compagno di classe emblematico.

Chiusi sono quelli andati via per eludere i pregiudizi della mentalità di paese; i Fuggiti sono scappati da condizioni economiche insostenibili; i Fedeli, come lo scrittore stesso si autodefinisce, tornano puntualmente in paese per ogni festività; gli Usati sono giovani professionisti che a Martina Franca vengono solo sfruttati e devono andare altrove per cercare le meritate affermazioni; i Mammisti sono la versione estrema dei mammoni; i Soldati sono i tanti meridionali costretti ad arruolarsi per trovare un posto di lavoro e gli Arrangiati sono quelli che, pur emigrati, vivono ancora in grande precarietà. Infine, abbiamo i Rimasti che cercano eroicamente di migliorare le cose e cui è affidata la speranza che un giorno il Sud possa cambiare.

Più in generale, Desiati propone di chiamare i nuovi emigrati meridionali “fuorisede”, perché “emigrato è colui che lascia il proprio paese per migliorare status economico o sociale”, mentre “il fuorisede si trasferisce, ma mantiene una considerevole parte della propria vita nel luogo di nascita”. E così l’emigrato moderno, anzi il fuorisede – anche se trasferitosi a Roma o Milano – conserva un forte legame con il paese di origine, dove torna per le ferie natalizie, l’imperdibile Festa Patronale, le vacanze estive o le votazioni. E dove, in alcuni casi, conserva perfino il proprio barbiere di fiducia.

Nell’appendice finale l’Autore confessa d’essere partito da un questionario sulla nuova emigrazione compilato dalla Svimez e rivela che tutti i protagonisti sono in realtà frutto della sua fantasia, per quanto le vicende raccontate siano reali. Foto di Classe è, quindi, una sorta di reportage immaginario ma al tempo stesso molto attendibile sulla nuova emigrazione, una lettura illuminante e piacevole, che non potrà non emozionare soprattutto il lettore meridionale, il quale rivedrà nei ritratti esemplari tante persone a lui vicine.

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